Corriere della Sera

UNA TRATTATIVA OBBLIGATA MA IN UN CLIMA DI SCARSA FIDUCIA

- di Massimo Franco

La soddisfazi­one per l’incontro che la prossima settimana il premier Giuseppe Conte ha fissato su richiesta di Matteo Renzi sembra dire due cose. La prima è che non ci sono crisi di governo all’orizzonte, come ha certificat­o ieri il commissari­o europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni. La seconda è che l’obiettivo di Iv appare per ora quello di trattare. Le polemiche delle ultime settimane, gli attacchi all’esecutivo, il voto con le opposizion­i sulla prescrizio­ne appaiono strumenti per alzare la posta; per dire a Conte che non può ignorare le richieste renziane.

Sostenere, come fa il leader di Iv, che il colloquio con il premier servirà a chiudere «il teatrino» dei giorni scorsi fa un po’ sorridere. Il sentore del bluff è stato sempre acuto, e l’apparizion­e renziana dell’altra sera a Porta a porta lo ha confermato. Ma non significa che le punture di spillo contro l’esecutivo si fermeranno. Pur facendone parte, Iv continuerà una guerriglia di posizione per spuntare il massimo in termini di nomine; e magari per ottenere una riforma elettorale che riduca la soglia di sbarrament­o, perché i sondaggi la danno sotto il 5 per cento.

Serafico, Conte si limita a dire che la porta «è stata e rimane aperta». E nega di cercare maggioranz­e alternativ­e: sebbene la tentazione sia affiorata, in alcuni settori del Pd; e lo stesso premier, nei giorni più tesi della polemica, abbia bollato Iv come la vera opposizion­e. D’altronde, lo smarcament­o renziano dagli alleati costringe il resto della coalizione a guardarsi intorno. Anche ieri, pur dicendo «sì» alle intercetta­zioni, Renzi in Senato non si è visto per il voto.

E ha continuato a mandare segnali conflittua­li. Ripetendo il no ai «provvedime­nti giustizial­isti voluti dai

Cinque Stelle». Criticando Conte per le «parole molto dure contro Iv». E insistendo sul fatto di non volere una crisi di governo ma neanche «diventare populista». Ha di nuovo accusato il Pd di puntare a «buttare fuori» Italia viva e arruolare transfughi di Forza Italia. «Noi diciamo: se questo è ciò che volete, ok. Possiamo perdere le poltrone, ma non stiamo al governo a tutti i costi».

Si tratta di una miscela di minacce e di offerte di collaboraz­ione, accolte ormai con diffidenza e fastidio. Tra l’altro, le critiche al Guardasigi­lli, il grillino Alfonso Bonafede, sembrano fatte apposta per blindarlo. Conte ieri lo ha difeso, definendo le accuse renziane poco comprensib­ili. Insomma, «il teatrino» che si vorrebbe chiudere in realtà prosegue il suo spettacolo stancament­e: fino a quando qualcuno dirà davvero basta e costringer­à tutti ad assumersi le proprie responsabi­lità.

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