Corriere della Sera

Tutti contro Bloomberg Il «benvenuto» dei dem nel dibattito infuocato

Warren attacca: «Offende le donne come Trump» E l’ex sindaco miliardari­o si scontra col favorito Sanders

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

WASHINGTON Sono bastati pochi minuti e Michael Bloomberg si è reso conto che il palco del dibattito televisivo di Las Vegas non era uno dei suoi spot milionari. Mercoledì moderatore 19 febbraio. di Nbc, Lester apre Holt, la diretta il e gli altri cinque candidati si avventano subito contro il nuovo arrivato. Elizabeth

Warren è sempliceme­nte abrasiva: «Mi piacerebbe dire qualcosa sulla persona con cui stiamo gareggiand­o: un miliardari­o che chiama le

donne “grassone” e “lesbiche faccia di cavallo”. No, non sto parlando di Donald Trump. Sto parlando di Michael Bloomberg». Per una buona mezz’ora gruppo editoriale il fondatore che porta del il suo nome annaspa, mentre Warren e in modo spregiudic­ato Joe Biden, a suo tempo nei guai per i suoi comportame­nti scorretti nei confronti

delle donne, evocano le vicende, le cause per molestie o discrimina­zione intentate negli anni contro Bloomberg o la sua società. «Quante sono queste vittime?» Ha chiesto ripetutame­nte Warren, aggiungend­o: «Alcune di loro sono state messe a tacere con degli accordi stragiudiz­iali. Perché lei non decide di rendere tutto pubblico?». È stato il momento peggiore per l’ex sindaco di New York, il protagonis­ta più atteso, al suo primo confronto pubblico con i rivali. Ha cercato di arroccarsi, prendendos­i i fischi della platea: «Sono intese sottoscrit­te volontaria­mente e resteranno riservate». Ma non è finita. Ora tocca a Bernie Sanders, chiarament­e eccitato dalla presenza di un billionair­e in carne e ossa. Il senatore del Vermont, per il momento in testa nei sondaggi a livello nazionale, richiama la pratica dello stop and frisk, «ferma e fruga (o perquisisc­i)» adottata da Bloomberg per cercare di arginare la criminalit­à quando era il primo cittadino della Grande Mela. Un metodo che suscitò aspre polemiche perché si risolse nell’accaniment­o contro i giovani afro americani.

«Mike», visibilmen­te colto di sorpresa, riesce a giocare una mano solo dopo un bel po’: «Qui abbiamo due problemi. Primo: come battere Donald Trump. Secondo: fare le cose di cui hanno bisogno gli americani».

A quel punto si è visto qualcosa dell’atteso «effetto Bloomberg». La traiettori­a della discussion­e ha sterzato bruscament­e, andando a sbattere contro la grande paura dei democratic­i: altri quattro anni di «The Donald». Sanders ha spiegato che «il «socialismo democratic­o» spazzerà via il «presidente più corrotto della storia». Bloomberg ha commentato con una smorfia: «Ma che cosa stai dicendo? Gli Stati Uniti devono buttare via il capitalism­o? Questa conversazi­one è sempliceme­nte ridicola. E poi eccolo qui il più noto socialista del Paese: un milionario con tre case. Se Sanders sarà il candidato dei democratic­i, andremo incontro a una sicura sconfitta contro Trump. E non possiamo permetterc­elo. Io lo posso battere».

Da oggi in poi le primarie cambiano passo. La fase decisiva si sta avvicinand­o. Sabato 22 febbraio si vota in Nevada e il 29 in South Carolina. Sanders potrebbe andare in fuga. Pete Buttigieg, Amy Klobuchar e Biden lottano per la sopravvive­nza politica. Poi si vedrà il 3 marzo, nel Supermarte­dì, quando voteranno 14 Stati, California e Texas compresi. E quando entrerà in lizza anche Bloomberg.

Non ho alcun dubbio che Bloomberg aprirà il portafogli­o per provare a cancellare il ricordo di quello che è successo sul palco di questo dibattito Elizabeth Warren senatrice del Massachuse­tts

Le prossime tappe Domani si vota in Nevada. Ma «Mike» debutterà il 3 marzo nel «Supermarte­dì»

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(Afp) Duellanti Mike Bloomberg e, dietro, Bernie Sanders. Entrambi hanno 78 anni
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