Fine della quarantena (con tanto di attestato): «Torniamo a vivere»
Lacrime e sorrisi. L’emozione più grande oltre a quella di essere sani, di lasciarsi alle spalle il coronavirus. «Finalmente ci siamo potuti guardare in faccia senza mascherine», racconta Lorenzo Di Bernardino, 22 anni, di Pescara, che i genitori Giulio e Alessandra sono venuti a prendere fuori dal centro sportivo della Cecchignola. «Non lo vedevamo da agosto», dicono piangendo dopo aver abbracciato il loro ragazzo. Per lui e altri 19 italiani rimpatriati il 3 febbraio scorso da Wuhan è finita la quarantena. Oggi toccherà agli altri 36, mentre allo Spallanzani rimane — «in ottime condizioni di salute e di umore», come recita il bollettino dell’ospedale — il ricercatore emiliano di 29 anni positivo alla malattia che ha trascorso con loro quattro giorni prima di essere trasferito in isolamento. «Ci hanno rilasciato un certificato di sana e robusta costituzione, nel quale c’è scritto che stiamo bene. Abbiamo il pedigree, come i cani. Mi auguro di non doverlo mai mostrare a qualcuno», spiega Michel Talignani, di Modena, mentre Paolo Serino ammette che «almeno per il momento, non ho nessuna intenzione di tornare in Cina».
All’apertura dei cancelli strette di mano con i militari dell’esercito all’ingresso. Occhi lucidi, ma anche la felicità di salire su un pulmino o su un treno e tornare a casa. Qualcuno dei 19 rimane con il cappuccio del giubbotto calato sul volto: certificato o no, nella maggior parte di loro c’è la preoccupazione di essere identificati come quelli della quarantena e di non avere più una vita normale. «È quello che abbiamo temuto di più alla Cecchignola, pensavamo a
Mi auguro di non doverlo mai mostrare a qualcuno
Michel Talignani
Abbiamo guardato tutte le partite di calcio in tv
Luciano Catti
questo — spiega più di uno —, a cosa succederà una volta fuori».
«Perché qui dentro — aggiunge Giuseppe Notaristefano, di Sassuolo — siamo stati trattati benissimo. Non ci sono stati particolari momenti di tensione, all’inizio un po’ di noia, ma poi fra partite a carte e a biliardino non ci abbiamo pensato più. A chi verrà qui al posto nostro consiglio di portarsi libri e qualche svago, perché i giorni non sono tanti ma non passano mai. Momenti difficili? Solo quando ci hanno detto che uno di noi era positivo e che avremmo dovuto ricominciare tutto daccapo. Ma non si poteva fare altrimenti».
Adesso quello che conta «è che siamo gli unici italiani virus free», sottolinea un altro dei quarantenati. Giuseppe invece vuole solo «correre a casa per riempire di baci mio figlio», mentre Luciano Catti ricorda «i briefing la mattina, le visite mediche, le passeggiate nel campo sportivo. E poi la sera le partite di calcio in tv, abbiamo seguito anche il campionato». Prima di lasciare la cittadella dell’esercito foto di gruppo con i ministri della Salute e della Difesa, Roberto Speranza e Lorenzo Guerini, e il personale militare che ha assistito i 55 tornati dall’epicentro dell’epidemia con un volo speciale dell’aeronautica. «Chiunque esce dalla quarantena - conferma proprio Speranza - ha certificati che dimostrano l’idoneità dal punto di vista della salute e l’estraneità alla questione del coronavirus. Lo Stato — conclude — ha fatto fino in fondo la sua parte».
Domani toccherà agli altri ospiti andare via, entro lunedì a dare il cambio arriveranno i 30 connazionali della Diamond Princess.