«Un fondo per i nostri dipendenti asiatici»
Leggerezza e rigore. La nuova sneaker Hyperactive non tradisce la sua anima urbana, semmai aggiunge un pizzico di ironia, ingrediente oggi necessario. Ha la tomaia bianca o nera mossa da lampi fluo (impuntura zig zag). È presentata con la micro-bag che diventa anche un accessorio della shopper in suede o del bauletto in lana orsetto verde foresta. Poi la ragazza grintosa porta una pelliccia ecologica sotto al maxi-piumino nero ardesia o gesso in nylon riciclato. «Smart city» è il tema della collezione a sottolineare che Hogan nel 1986 è stato pioniere per le luxury sneaker di oggi. «Vedendo che le donne newyorkesi si cambiavano le scarpe arrivate in ufficio tornai in Italia e dissi a Diego: dobbiamo fare scarpe che le persone desiderino tenere», dice Andrea Della Valle. E proprio negli Stati Uniti, in particolare a New York, riparte la sfida. Apertura prevista dal prossimo anno sull’esempio della boutique di via Montenapoleone «che ci ha aiutato nell’espansione internazionale, perché resta la vetrina più importante a livello europeo». Ora però la preoccupazione è per la Cina mercato, con Hong Kong, dove Hogan «è molto forte e conta 30 negozi», spiega il manager. «È un momento delicato, vogliamo far sentire la vicinanza alle centinaia di dipendenti asiatici che sono bloccati in casa e per questo abbiamo istituito un fondo di aiuto alle famiglie».