La Federal Reserve nel mirino di Trump
Donald Trump, si sa, non vuole sentir parlare di limiti dei poteri presidenziali. Le sue tendenze imperiali, in forte rialzo dopo l’assoluzione dall’impeachment, si manifestano in varie aree: dalla giustizia (con le sentenze dei giudici aspramente criticate e la richiesta di rivedere i processi di amici condannati) all’architettura: è in preparazione un ordine esecutivo col quale il presidente dispone che gli edifici federali di prossima costruzione siano ispirati alle linee classiche degli edifici dell’antichità greca e romana con tanto di capitelli ionici e dorici. Edilizia imperiale e attacchi all’autonomia della magistratura sconcertano, ma ora in Congresso sta nascendo, stavolta anche nelle file repubblicane, un altro timore: la possibilità che Trump voglia intervenire profondamente sulla Federal Reserve cambiando il Dna della banca centrale Usa e rivoluzionando la politica monetaria. Cosa di grande rilievo anche per il resto del mondo, visto che il dollaro è il cardine del sistema monetario internazionale. L’autonomia della Fed, in realtà, Trump l’ha già intaccata in 18 mesi di attacchi furibondi contro Jerome Powell, l’uomo che lui stesso ha messo a capo dell’istituto di emissione. Ma ora, nominando nel board della Fed Judy Shelton, una sua ex collaboratrice nota per aver proposto in passato di agganciare di nuovo il dollaro all’oro (un meccanismo abbandonato mezzo secolo fa perché ormai insostenibile) e per aver messo in dubbio che l’america abbia bisogno di una banca centrale, ha fatto scattare l’allarme al Senato. Se verrà riconfermato presidente, infatti, Trump non lascerà Powell alla guida della Fed quando, fra due anni, scadrà il suo mandato. E la Shelton, allineata sulle posizioni della Casa Bianca, sembra essere il sostituto per lui ideale: addio indipendenza dei «sacerdoti della moneta». Durante l’audizione convocata in vista della ratifica della nomina anche diversi repubblicani hanno espresso sconcerto, invitando Trump a ritirare la nomina. La Casa Bianca, però, si è rifiutata di fare un passo indietro mentre la Shelton, celebre falco, si è presentata ai senatori nei panni della colomba e ha promesso di difendere l’indipendenza della Fed. Ma sono i suoi amici storici, «integralisti della moneta», a metterla in difficoltà: «Le tocca mostrarsi accomodante, ma è sempre dei nostri».