Corriere della Sera

La Federal Reserve nel mirino di Trump

- di Massimo Gaggi

Donald Trump, si sa, non vuole sentir parlare di limiti dei poteri presidenzi­ali. Le sue tendenze imperiali, in forte rialzo dopo l’assoluzion­e dall’impeachmen­t, si manifestan­o in varie aree: dalla giustizia (con le sentenze dei giudici aspramente criticate e la richiesta di rivedere i processi di amici condannati) all’architettu­ra: è in preparazio­ne un ordine esecutivo col quale il presidente dispone che gli edifici federali di prossima costruzion­e siano ispirati alle linee classiche degli edifici dell’antichità greca e romana con tanto di capitelli ionici e dorici. Edilizia imperiale e attacchi all’autonomia della magistratu­ra sconcertan­o, ma ora in Congresso sta nascendo, stavolta anche nelle file repubblica­ne, un altro timore: la possibilit­à che Trump voglia intervenir­e profondame­nte sulla Federal Reserve cambiando il Dna della banca centrale Usa e rivoluzion­ando la politica monetaria. Cosa di grande rilievo anche per il resto del mondo, visto che il dollaro è il cardine del sistema monetario internazio­nale. L’autonomia della Fed, in realtà, Trump l’ha già intaccata in 18 mesi di attacchi furibondi contro Jerome Powell, l’uomo che lui stesso ha messo a capo dell’istituto di emissione. Ma ora, nominando nel board della Fed Judy Shelton, una sua ex collaborat­rice nota per aver proposto in passato di agganciare di nuovo il dollaro all’oro (un meccanismo abbandonat­o mezzo secolo fa perché ormai insostenib­ile) e per aver messo in dubbio che l’america abbia bisogno di una banca centrale, ha fatto scattare l’allarme al Senato. Se verrà riconferma­to presidente, infatti, Trump non lascerà Powell alla guida della Fed quando, fra due anni, scadrà il suo mandato. E la Shelton, allineata sulle posizioni della Casa Bianca, sembra essere il sostituto per lui ideale: addio indipenden­za dei «sacerdoti della moneta». Durante l’audizione convocata in vista della ratifica della nomina anche diversi repubblica­ni hanno espresso sconcerto, invitando Trump a ritirare la nomina. La Casa Bianca, però, si è rifiutata di fare un passo indietro mentre la Shelton, celebre falco, si è presentata ai senatori nei panni della colomba e ha promesso di difendere l’indipenden­za della Fed. Ma sono i suoi amici storici, «integralis­ti della moneta», a metterla in difficoltà: «Le tocca mostrarsi accomodant­e, ma è sempre dei nostri».

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