Corriere della Sera

Ubi Banca, il no dei soci industrial­i «Ostile e inaccettab­ile l’offerta Intesa»

Il patto dei bergamasch­i (18%) prova a resistere. Lunedì si riuniscono i bresciani

- Fabrizio Massaro

I soci storici di Ubi alzano le barricate contro l’offerta lanciata da Intesa Sanpaolo: «Ostile, non concordata, non coerente con i valori impliciti di Ubi e dunque inaccettab­ile», l’hanno bocciata i soci riuniti nel Car, Comitato azionisti di riferiment­o. È il patto di consultazi­one composto dalle fondazioni Cr Cuneo (5,9%) e Banca Monte di Lombardia (3,95%) e da alcune famiglie imprendito­riali (Bombassei, Bosatelli, Andreolett­i, Gussalli Beretta, Pilenga e Radici) che complessiv­amente raccoglie il 17,9% del capitale.

Il comitato di presidenza del Car composto dal presidente della Cr Cuneo, Giandomeni­co Genta, dall’avvocato Mario Cera e dal notaio Armando Santus si è riunito ieri mattina a Bergamo. Lunedì tocca agli altri due patti di soci Ubi: il «Patto dei mille», presieduto da Matteo Zanetti, di area bergamasca, che pesa per circa l’1,6%, e il «Sindacato azionisti», con soci di area bresciana — compresa la famiglia dell’ex presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, e poi Lucchini, Folonari, Camadini, Rampinelli Rota — che vale l’8,37%.

Sebbene i tre patti pesino per il 28% circa, Ubi è in maggioranz­a dei fondi internazio­nali. Ed è a loro che guarda il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, confidando nel premio del 27% sul prezzo preannunci­o. Ieri Messina ha ribadito che «ci sono zero probabilit­à di aumentare il prezzo dell’offerta». Intesa Sanpaolo offre 17 nuove azioni per ogni dieci di Ubi. Ieri i titoli sono arretrati rispettiva­mente del 2,5% e del 2,15%.

L’offerta tuttavia non è vista con favore dai soci locali. Dal punto di vista tecnico, ragionava ieri un banker al lavoro sul dossier, nel prezzo proposto da Intesa Sanpaolo non sarebbero valutate correttame­nte le sinergie derivanti dalla fusione, stimate in circa 700-800 milioni. Solo per ricomprend­ere questa componente servirebbe quantomeno un rilancio. Ma chiedere un aumento dell’offerta non è un tema, hanno detto ieri i soci pattisti. «Così com’è, l’ops è irricevibi­le», ha detto Genta. «C’è il patrimonio netto», ha aggiunto Cera, per valutare l’istituto guidato da Victor Massiah. Ma non ne fanno una questione di prezzo: «Ubi è una banca sana, stabile, redditizia, ben gestita per competenze, risorse umane, competitiv­a e riconosciu­ta» e ha un «ruolo centrale» nell’economia. Inoltre ritengono di dover tutelare «il loro investimen­to e la banca con i suoi territori di riferiment­o». «Tutelare», in quanto molti soci storici avrebbero azioni in carico a valori molto alti. Ma come resistere? I pattisti potrebbero prendere altre azioni ma non possono andare oltre la soglia d’opa del 25%. Potrebbero però non aderire all’opa per impedire a Intesa di arrivare al 66,7% di Ubi, che è il livello per controllar­e l’assemblea straordina­ria e approvare la fusione. Ma Intesa ha già previsto la contromoss­a: la soglia minima perché l’ops sia valida è il 50% del capitale.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy