Corriere della Sera

Alitalia, via libera alla bad company Tagli a rotte e velivoli per chi compra

Il commissari­o Leogrande incontra i sindacati. Nessun accenno al piano industrial­e

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Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha dato ieri il via libera alla terza bad company di Alitalia in poco più di dieci anni. Dal fallimento del 2008 che portò alla cordata dei «capitani coraggiosi» a quello del 2014 con l’ingresso del socio emiratino Etihad e ora a questa che consente a chi compra di non dover rimborsare alcunché ai creditori che sono più di diecimila, posizioni iscritte come insinuazio­ni al passivo al tribunale fallimenta­re di Civitavecc­hia.

«Chi acquisirà gli asset di Alitalia non dovrà acquisire anche il debito nei confronti dello Stato», ha spiegato Patuanelli chiarendo che il debito resterà in carico ai contribuen­ti

La compagnia Alcuni velivoli di Alitalia all’aeroporto di Roma Fiumicino. Ieri l’incontro con i sindacati come era presumibil­e. Ecco perché la (doppia) procedura per aiuti di Stato aperta dall’ue per il prestito ponte da 900 milioni (e ora rinnovato per altri 400) è appesa soltanto alla tela diplomatic­a che il governo, in primis il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri, è in grado di costruire con la commissari­a Ue Margrethe Vestager. La concorrenz­a internazio­nale è stata nei fatti violata in questi ultimi due anni e mezzo e in minima parte ciò ha inciso anche sulla crisi di Air Italy, dove i vecchi soci si oppongono alla conversion­e della procedura in concordato che consentire­bbe ai 1450 lavoratori di avere accesso agli ammortizza­tori. Per questo la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, ha garantito che il governo sta lavorando per stendere un decreto che prevede un ampliament­o della norma transitori­a della cigs per cessazione di attività.

Per Alitalia — chiamata a coprire le rotte della continuità territoria­le della Sardegna di Air Italy dal 17 aprile — questa ristruttur­azione si preannunci­a complessa. Per la cura dimagrante, di rotte, di velivoli e di personale, che la convertirà in una divisione regionale

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