Corriere della Sera

I segreti di Salinger

Sigourney Weaver: «Nel mio film le false lettere dello scrittore Una segretaria ingannava i fan»

- DAL NOSTRO INVIATO Valerio Cappelli

BERLINO La Berlinale numero 70 apre con i segreti di Salinger, e la prima star è Sigourney Weaver che dice: «Questo film è una lettera d’amore alla letteratur­a».

In My Salinger Year di Philippe Falardeau, l’attrice che rivela d’aver dovuto rinunciare a molti ruoli per il suo metro e 85 in ballerine senza tacchi, l’aliena passata nella ciurma futuribile di Avatar, diventa un’altera agente di letteratur­a ferma al fax, detesta i computer e la prima tecnologia nella New York degli anni 90.

E’ una storia vera in cui Sigourney interpreta la direttrice della leggendari­a agenzia di Agatha Christie, Francis Scott Fitzgerald, Dylan Thomas e di Salinger. Assolda una giovane assistente, Joanna Rakoff: tutto quello che poteva dire era «Sì Jerry, lo riferirò al capo». Jerry è Jerome David Salinger, il creatore de Il giovane Holden, lo scrittore che si rese invisibile allo sguardo degli altri scegliendo di vivere isolato dal mondo.

Joanna Rakoff ha scritto un romanzo-memoir (in Italia edito da Neri Pozza) che ora è, mantenendo lo stesso titolo, il film fuori gara a Berlino. Sullo schermo ha il volto di Margaret Qualley, ed è figlia di Andie Macdowell; è nata nel ‘94, l’anno in cui sua madre fu lanciata da Quattro matrimoni e un funerale. E’ il suo primo ruolo da protagonis­ta dopo essere stata la hippy che fa girare la testa a Brad Pitt in C’era una volta a… Hollywood di Tarantino.

«Ero anch’io a New York, dove i miei sogni hanno avuto le prime esperienze», dice la giovane attrice. Il film esplora due donne e un mentore, e racconta il rapporto filtrato, indiretto, tra un dio della scrittura e il suo popolo di ammiratori. Margaret Qualley si dichiara «una fan di Sigourney». Dunque andiamo da lei, una delle poche voci di donne americane ad aver firmato una petizione quando Polanski fu arrestato in Svizzera, Sigourney della classe (sociale) alta tanto da venir soprannomi­nata «Park Avenue actress», una donna a cui non fa difetto l’autoironia tanto da tuonare periodicam­ente da lassù: «Il problema dei ruoli persi è che i produttori sono bassi e non sono mai entrata nella categoria delle loro fantasie sessuali».

«Le lettere dei fan di Salinger — aggiunge la Weaver — rivelavano impazienza, dicevano che Il giovane Holden aveva cambiato le loro vite». Per proteggere lo scrittore fantasma, morto nel 2000, c’era una risposta standard («la ringrazio ma non posso risponderl­e in quanto…»), e questo era il compito della giovane Joanna. Fino a quando si finge Salinger, personaliz­zando le risposte, che raggiungon­o aspiranti scrittori, studenti, reduci di guerra, gente segnata da un romanzo di formazione che ha venduto 70 milioni di copie. Di Salinger

nel film si ascolta la voce, si intravvede fuggevolme­nte, «l’unica invenzione è la scena in cui si reca in agenzia, dove non aveva mai messo piede», dice Joanna Rakoff.

L’agenzia è ricostruit­a tale e quale nel suo stile old fashion. «Sai battere a macchina?”, è la prima cosa che chiede la direttrice alla sua assistente, che non aveva mai letto una riga di Salinger. «Quel mondo letterario impermeabi­le alle nuove procedure ancora esiste a New York», dice Sigourney. «E’ vero — aggiunge Falardeau, il regista che sfiorò l’oscar con Monsieur Lazhar — è una città che offre le cose più cool e un feeling senza

tempo». Dice d’aver preso in mano quel romanzo «che si legge da adolescent­i, per la prima volta a 49 anni».

Il film di Falardeau ha aperto l’edizione del passaggio di consegne alla direzione artistica tra Dieter Kosslick (ha regnato per 18 anni) e il torinese Carlo Chatrian (ex Festival di Locarno). Molto cinema italiano, con un doppio Elio Germano. Dalle parole di Jeremy Irons, presidente di giuria (c’è anche il nostro Luca Marinelli che vive a Berlino), sembra rimasta intatta l’anima politica. Irons, sciarpa al collo annodata da regista, condanna «l’ineguaglia­nza di genere, non dimentichi­amo abusi sessuali e il diritto a matrimoni gay e aborto». Intanto la folla del festival arranca in ritardo per la chiusura della vicina fermata della metro a Potsdamer Platz, in molti corrono con la mascherina, ma qui l’unico virus è il cinema.

L’attrice

Io sono alta e i produttori bassi: per questo non sono mai entrata nelle loro fantasie sessuali

 ??  ?? Newyorkese Sigourney Weaver, 70 anni, nata a New York, in «My Salinger Year» diretto da Philippe Falardeau. Interpreta la direttrice di un’agenzia letteraria
Newyorkese Sigourney Weaver, 70 anni, nata a New York, in «My Salinger Year» diretto da Philippe Falardeau. Interpreta la direttrice di un’agenzia letteraria
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Jerome David Salinger in una delle rare immagini che lo ritraggono: l’autore non amava essere fotografat­o
1919-2010 Jerome David Salinger in una delle rare immagini che lo ritraggono: l’autore non amava essere fotografat­o

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