Due orfani, il padre-fantasma «Nel cartoon la mia storia»
Il regista Scanlon: di lui resta solo la voce registrata, così è nato «Onward»
LOS ANGELES Da Bambi a Nemo, a Frozen, al Re Leone. La morte di un genitore — o di entrambi — è un fatto da sempre rappresentato nei film d’animazione, ma l’approccio di Onward: oltre la magia, in uscita il 5 marzo, ultima fatica del colosso digitale Pixar, è diverso da quanto visto sinora.
Quella raccontata dal regista di Monsters University, Dan Scanlon, è un’esperienza molto più personale: «Mio fratello aveva tre anni, io solo uno quando rimanemmo orfani. Ci siamo sempre chiesti che uomo fosse, nostro padre». Onward nasce da questa domanda e qualcuno l’ha già definito «la versione maschile di Frozen». Esplora infatti il tema della crescita di due figli maschi senza la figura paterna. «Per un ragazzo è una mancanza molto rilevante. Abbiamo conosciuto nostro padre solo attraverso i racconti della mamma e poche fotografie. Sono nato negli anni Settanta e allora non c’era l’accesso alla multimedialità che abbiamo oggi. Di lui conserviamo solo qualche foto, pochissimi filmati senza sonoro, e un’unica audiocassetta in cui si sente dire: ‘ciao e arrivederci’, nient’altro».
Quel reperto scovato in una segreteria telefonica è stato
Elfi
Una scena di «Onward: oltre la magia», storia Pixar su due fratelli che riescono a riportare in vita il padre soltanto per un giorno d’ispirazione per il racconto. «Ascoltandolo, mio fratello ed io siamo stati assaliti da un pensiero: come sarebbe bello poter trascorrere almeno una giornata con lui». Nasce così la storia di Ian e Barley Lightfoot, nella versione americana doppiati da Chris Pratt e Tom Holland, in quella italiana da Alex Polidori e Andrea Mete, mentre Sabrina Ferilli interpreta la madre, Laurel.
Ian e Barley sono due elfi in un mondo in cui la magia va scomparendo soppiantata dalla moderna tecnologia. Sono molto diversi fra loro. Il più giovane, Ian, è timido e introverso, l’altro è allegro e rumoroso. Al compimento del sedicesimo anno, Ian riceve in regalo un bastone magico che darà loro la possibilità di incontrare il genitore, per un giorno. Ci riusciranno solo a metà. Riusciranno a riportare al mondo solo le gambe dell’amato padre, ma quella clamorosa giornata darà luogo a un’avventura che li porterà alla scoperta di se stessi e del loro rapporto fraterno.
È la prima volta che Pixar prende in considerazione il genere fantasy per un suo film ma per la produzione si è trattato soprattutto di un espediente. «Cos’altro potrebbe permettere quel ritorno in vita, per un giorno, se non una magia?». Il mondo fantastico di Onward però non ha niente a che fare con la sua rappresentazione più
● Dan Scanlon, nato a Clawson (Usa) il 21 giugno del 1976, è un animatore e regista statunitense. Dal 2001 fa parte del team della Pixar, ha diretto «Monsters University» nel 2013
● «Mio fratello aveva tre anni, io solo uno quando rimanemmo orfani. Ci siamo sempre chiesti che uomo fosse, nostro padre», ha raccontato classica. È contaminato dalla modernità ed è popolato di unicorni randagi che frugano nella spazzatura, dragoni da compagnia e centauri che guidano l’auto: «L’idea era quella di esplorare un luogo magico ma anche contemporaneo, in qualche modo simile alla nostra epoca, con i suoi problemi e le sue difficoltà — continua il regista — credo sia un modo per aiutare i ragazzi, e perché no anche gli adulti, a vedere la vera magia che è intorno a noi».
Difficile rimanere a occhi asciutti guardando Onward e viene da chiedersi se non si
Il sogno
«Io e mio fratello abbiamo sempre sognato di vivere una giornata con lui»
tratti di una storia troppo triste per il pubblico dei più piccoli. «L’animazione non ha mai avuto paura della morte, dai tempi di Bambi». Differente è stata invece la scelta di non fornire ai protagonisti un antagonista: «Non c’è un cattivo. C’è una maledizione da cui stare alla larga. Crediamo di essere riusciti a dimostrare che non ce n’è sempre bisogno». Se per un giorno potesse riportare in vita qualcuno, Scanlon non avrebbe dubbi, vorrebbe riabbracciare suo padre: «Gli farei vedere il film, gli spiegherei che l’ho scritto per lui e probabilmente mi direbbe: tutto qui?».