Corriere della Sera

Principess­a d’europa

Gasperini euforico «Dimostrato che il nostro calcio è da Champions»

- Alessandro Bocci

MILANO Meraviglio­samente sfacciata. L’atalanta è un concentrat­o di energia: ritmo, fisicità, alta intensità. Sono le chiavi, semplici ma solo all’apparenza, della trasformaz­ione bergamasca da anatroccol­o in principess­a, da provincial­e alla più europea delle nostre squadre. Gian Piero Gasperini, l’autore del piccolo miracolo di artigianat­o locale, nella notte della festa non lo nasconde: «Abbiamo dimostrato che il nostro calcio vale anche in Champions». Aggressivo, spregiudic­ato, moderno, fatto di pressing esasperato, recupero palla alto e di duelli, uno contro uno, in ogni zona del campo.

Così la cenerentol­a d’europa ha schiantato il Valencia, colmando con il coraggio e la qualità dei suoi interpreti il gap che la separava dagli spagnoli che in Champions sono arrivati a giocarsi due finali, una proprio a Milano. Forse è per questo che Gasperini non dà per scontato il ritorno, il 10 marzo nel catino del Mestalla.

«Ma sono convinto che in Spagna l’atalanta giocherà con lo stesso piglio che ha mostrato a Milano», racconta Cesare Prandelli, che i quarti di Champions li ha sfiorati con la Fiorentina ed è stato vice campione d’europa alla guida della Nazionale. Soprattutt­o, Bergamo è stata casa sua per sei anni da giocatori e sette da tecnico delle giovanili con due scudetti, uno con gli Allievi, l’altro con la Primavera. Ma oggi l’atalanta ha fatto un salto di qualità in avanti: «Ed è la dimostrazi­one che se fai le cose per bene i risultati arrivano. I nerazzurri, e lo dico con grande felicità, confermano che lavorare bene paga. Tutto parte dal manico. Quando la proprietà è sul pezzo e segue le cose da vicino, come fanno i Percassi, non bisogna meraviglia­rsi se la squadra è un piccolo gioiello».

Guidata con impareggia­bile maestria da Gasperini, che si sta prendendo le sue belle rivincite. «C’è molto del suo allenatore nei successi atalantini», racconta un altro ex, Roberto Donadoni che, come Prandelli, per l’atalanta ha fatto il tifo davanti alla tv: «Rispetto ai tempi in cui ci giocavo io prima di andare al Milan è un’altra squadra. Ha fatto un salto in avanti, conservand­o però lo spirito famigliare che c’è sempre stato e che la rende inimitabil­e. Tradizione e modernità. Sostanza e zero apparenza», dice.

Anche mentalità. L’atalanta ha giocato con furore la prima ora di questi ottavi di Champions, attesi due mesi senza concedersi distrazion­i in campionato. L’attacco, guidato dal Papu Gomez e Ilicic, è una macchina da guerra. 76 reti stagionali con 15 giocatori diversi, una specie di cooperativ­a del gol. L’ultimo a iscriversi, l’olandese Hateboer, sino adesso a digiuno, si è sbloccato con una doppietta dirompente nella notte più bella. «L’atalanta è una realtà della Champions e nessuno vorrà incrociarl­a», racconta ancora Prandelli.

L’unico neo, di una squadra bellissima, è la difesa. Nell’ultima mezz’ora i ragazzi del Gasp hanno mollato un po’ sul piano dell’attenzione, rischiando di rimettere i valenciani in partita e confermand­eciso do di non essere impenetrab­ili davanti a Gollini: «Ma in Spagna non devono temere niente, anche perché non giocherann­o per difendersi», conferma Donadoni. Non è nel dna di questo gruppo, che non deve snaturarsi al Mestalla. L’atalanta è l’orgoglio del calcio italiano e non può rinnegare se stessa proprio sul più bello, ora che il G8 d’europa l’aspetta con curiosità e una certa trepidazio­ne.

Prandelli Quando la proprietà è sempre presente i risultati alla fine arrivano puntuali

Donadoni Rispetto ai miei tempi è un’altra squadra ma ha saputo conservare lo spirito di familiarit­à

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(Getty Images) Sotto la curva I giocatori dell’atalanta festeggian­o la vittoria per 4-1 sul Valencia
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