Corriere della Sera

La pista bulgara di Conte può cambiare volto all’inter

Contro il Ludogorets il danese è decisivo, Lukaku segna il 2-0

- DAL NOSTRO INVIATO Guido De Carolis

RAZGRAD Riconoscer­e un gioiello da una patacca non è poi così difficile. L’inter l’ha trovato e messo in mostra nel piccolo negozio di Razgrad, dove inizia a brillare la stella di Christian Eriksen. Il danese sboccia e trascina i nerazzurri verso gli ottavi di finale dell’europa League, già ipotecati con il tondo 2-0 al Ludogorets, ma soprattutt­o regala ad Antonio Conte un’alternativ­a tattica, forse decisiva, per il finale di stagione.

L’esperiment­o è riuscito, l’inter può cambiare, anzi forse deve farlo per valorizzar­e il nuovo acquisto. Eriksen non ha ancora il passo da mezzala pura, però a calcio sa giocare e da trequartis­ta fa svoltare la squadra. Il responso è inequivoca­bile, perché dopo un tempo di niente con il danese bloccato nella linea dei cinque centrocamp­isti, l’inter è decollata non appena Conte ha avanzato l’ex del Tottenham dietro gli attaccanti. Eriksen ha restituito al tecnico il gol del vantaggio, un altro bel tiro, una traversa, colpi di classe e un dialogo proficuo con le punte, soprattutt­o con Lukaku (entrato per uno spento Lautaro), ancora a segno con il rigore del raddoppio.

«Eriksen può alzare la qualità, non può diventare un problema. Ha bisogno di trovare condizione e intensità, all’inizio ha faticato un bel po’, poi si è sciolto. Ha i mezzi per essere determinan­te. Non bisogna avere ansia, voglio il bene dell’inter e farò di tutto per integrarlo. Stiamo lavorando su soluzioni alternativ­e: le due punte e il trequartis­ta sono un’opportunit­à», ammette Conte che pure non ha intenzione di stravolger­e l’impostazio­ne, né di abbandonar­e il modulo utilizzato finora. «Abbiamo un’idea e su quella andiamo avanti, le alternativ­e non possono snaturare il lavoro di sei mesi».

L’europa League è un territorio che l’inter utilizza per esplorare. A inizio match il marchio Uefa a bordo campo è l’unico segno che conferisce un minimo di serietà a una partita da declassare a sgambata. Per l’inter giocare a Razgrad è una seccatura, accentuata dalla voglia di ben figurare del Ludogorets. I campioni di Bulgaria ammorbano i nerazzurri un tempo, in cui nulla si crea. L’inter di Conte è disturbata come un miliardari­o snob costretto a mandar giù salatini a un rinfresco condominia­le e a farseli anche piacere. L’europa League è per ora una sorta di colpa da espiare, più avanti chissà.

Esperienza Cristian Eriksen ha segnato ieri il suo primo gol con la maglia dell’inter dopo 9 tiri tentati.

È il suo 14° in carriera nelle coppe europee: 8 in Champions e 5 in Europa League con le maglie di Ajax e Tottenham. Per lui anche 31 gol con la maglia della Nazionale danese, uno anche all’ultimo Mondiale in Russia (Epa)

«Questa competizio­ne può spappolart­i, ti toglie energie fisiche e mentali: la utilizzere­mo per provare chi ha avuto meno occasioni», ammette Conte. Così l’inter ha cominciato senza sette titolari, ha dato spazio a Sanchez, tornato a giocare una partita dall’inizio alla fine dopo lungo tempo. Poi Eriksen si è stufato di aspettare, ha spaccato il match trovando primo gol da interista («Spero sia il primo di tanti» ha postato sui social). L’assist l’ha fornito Lukaku, vero insostitui­bile e ancora decisivo in trasferta. Il gigante, su rigore e in pieno recupero, ha realizzato il raddoppio e il suo 14° gol fuori casa. Così, dopo due dolorose sconfitte, l’inter riparte dalla periferia d’europa, ma con il gioiello Eriksen nella sua collana.

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