Lavoro, gare, corsi Quei 19 giorni del paziente uno
Il contagio risalirebbe al 1° febbraio dopo una serata con un collega rientrato dalla Cina Poi le gare podistiche (una a Portofino), le giornate al lavoro e le uscite nei locali Il 18 i sintomi e la visita al Pronto Soccorso di Codogno: due giorni dopo è
Ha lavorato, partecipato a gare sportive, passato tempo con gli amici. È il «paziente numero 1»: sua moglie è incinta. Ecco tutti i suoi spostamenti.
È per la frequentazione di un bar che si ammalano tre clienti, anche se non hanno avuto un contatto diretto con lui
Una cena con i colleghi di lavoro a Codogno il primo febbraio. Al tavolo c’è anche D.G., manager di una società di Fiorenzuola d’arda (Piacenza), che vive più in Cina che in Italia. È con ogni probabilità il giorno del maledetto contagio, anche se la certezza assoluta al momento non c’è. Il coronavirus che arriva in Lombardia e la mette sotto assedio. A fine giornata — e il bollettino è ancora provvisorio — saranno 15 contagiati, almeno 250 in quarantena in attesa dei risultati del test e 50 mila abitanti di 10 paesi del Lodigiano in isolamento. Scuole e negozi chiusi, attività sportive sospese, persino cerimonie religiose bandite.
La ricostruzione degli spostamenti
La verità è che ogni spostamento del 38enne colpito dal virus può avere provocato dei contagi, con una rapidità di propagazione che sorprende gli esperti stessi riuniti da giovedì notte in un vertice permanente. L’uomo, ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Codogno, inconsapevole «Paziente 1» del coronavirus in Italia, ha una vita sociale e sportiva più che attiva. È il motivo per cui, fin dalla notte scorsa, gli esperti dell’asl di Milano e dell’assessorato alla Sanità guidato da Giulio Gallera stanno ricostruendo i contatti che il manager dell’unilever di Casalpusterlengo ha avuto negli ultimi 19 lunghissimi giorni e stanno eseguendo un test dopo l’altro. Mai vista una situazione simile in Europa finora.
ricoverata In casa. La all’ospedale moglie, incinta Sacco. all’ottavo Il test è risultato mese, è positivo, ma le sue condizioni non risultano particolarmente gravi.
Poi c’è lo sport. Il 2 febbraio Mattia partecipa a una gara podistica in Liguria tra Santa Margherita Ligure e Portofino. E una settimana più tardi, il 9 febbraio, corre a Sant’angelo Lodigiano. Di sicuro fra i contagiati c’è un suo amico podista. Controlli su tutti gli altri. Contattati a uno a uno. Il rischio psicosi è da scongiurare.
Il 4 febbraio il 38enne è al pub/birreria di Casalpusterlengo. Una serata con amici, tra cui ancora D.G., che non rientra in Cina vista la situazione là e non immagina l’incubo in cui sta per precipitare l’amico e tutta una Regione. È proprio per la frequentazione di un bar che s’ammalano tre clienti, anche se non hanno avuto un contatto diretto con Mattia. Gli accertamenti sono ancora in corso, la ricostruzione esatta delle frequentazioni è complicata anche per gli esperti, seppur molto competenti.
Il corso alla Croce Rossa e la partita di calcio
Il 13 febbraio, giovedì, è l’ultimo giorno di lavoro all’unilever di Casalpusterlengo, prima del weekend di San Valentino. Ieri 160 dipendenti, colleghi di Mattia, sono rimasti in ufficio a oltranza per fare i test. Alle 8 di ieri sera gli esami effettuati sono già 120. I lavoratori escono spaventati, uno ad uno, in attesa del responso del tampone.
Nuove frequentazioni, altri controlli. È la mattina del 15 febbraio. Mattia va a un corso alla Croce Rossa di Codogno. E il pomeriggio gioca a calcio. La squadra si chiama Il Picchio di Somaglia, il 38enne gioca centrocampista. Campionato amatori eccellenza Cremona, sfida contro la Amatori Sabbioni allo stadio di Madignano, in provincia di Cremona. Tutti i giocatori ieri sono stati contattati dalla Asl: «Ci hanno chiesto di tornare a casa e metterci in quarantena» dice un dirigente. Somaglia è uno dei 10 comuni in cui il governatore della Lombardia Attilio Fontana (Lega) dispone la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche. La giornata non è ancora conclusa. La sera del 15 febbraio Mattia cena con due amici a un ristorante di Piacenza, Emilia-romagna. La notte iniziano i sintomi. La febbre sale. All’amico di ritorno dalla Cina Mattia non ci pensa. In giro c’è l’influenza, qualche giorno di riposo e tutto passerà.
Due giorni dopo, lunedì 17 febbraio, il 38enne non va al lavoro. Alle 13 arriva a visitarlo a domicilio il suo medico di famiglia. Il dottore oggi è ricoverato all’ospedale, il risultato del test è questione di ore.
È il 18 febbraio. Alle 14.45 c’è il primo accesso del 38enne al Pronto soccorso di Codogno.
Il 15 febbraio il 38enne va a un corso alla Croce Rossa di Codogno. Nel pomeriggio gioca una partita con la sua squadra di calcio
Il giovane ritornerà a casa con l’antibiotico. Non proviene dalla Cina e il coronavirus non è un’ipotesi presa in considerazione. Agli incontri con l’amico manager in Oriente nessuno ci pensa.
Sono le 3.12 minuti del 19 febbraio quando la situazione precipita. Mattia ritorna al Pronto soccorso e viene ricoverato nel reparto di Medicina. Il giorno dopo, giovedì 20 febbraio, finisce in Terapia intensiva. Le sue condizioni sono gravissime. Poco prima la moglie Valentina ha un’illuminazione: «Mio marito è stato a cena con un amico di ritorno dalla Cina». Scatta l’allarme. Il test del coronavirus risulterà positivo. Il Pronto soccorso di Codogno viene bloccato fin dalla prima mattina di ieri. Un cartello invita i pazienti a rivolgersi altrove, gli interventi e i ricoveri programmati vengono rinviati. Nel frattempo tre fra medici e infermieri che hanno visitato il 38enne contraggono il virus. Dal momento che nessuno pensava all’ipotesi di coronavirus nessuno aveva preso precauzioni del caso. E ci sono anche 4 pazienti ricoverati con Mattia: anche loro risultano positivi al tampone. Insieme a loro viene sottoposto a un controllo chiunque è transitato dal Pronto soccorso: richiamati uno ad uno, il test s’impone per tutti.
La catena dei contagi e dei contatti
Quelli ricostruiti sono solamente i contatti avuti da Mattia. I 15 contagiati a loro volta hanno avuto altre frequentazioni, lavoro, famiglia, amici: e gli esperti dell’asl di Milano devo ricostruire ancora una volta chi sono tutte le persone potenzialmente coinvolte. Solo Valentina, la moglie di Mattia, per dire, ha frequentato un corso pre-parto e le partecipanti a loro volta devono essere rintracciate. È un’insegnante ma per fortuna è in maternità: in compenso un po’ d’aiuto a sua mamma con un’erboristeria.
Arriva in Regione Lombardia anche il ministro della Salute Roberto Speranza e insieme con il presidente Attilio Fontana firma un’ordinanza che rende drammaticamente il quadro della situazione: 1) sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche, di qualsiasi natura, comprese le cerimonie religiose; 2) sospensione di tutte le attività commerciali, ad esclusione di quelle di pubblica utilità e dei servizi essenziali; 3) sospensione delle attività lavorative per le imprese dei 10 comuni indicati, ad esclusione di quelle che erogano servizi essenziali tra cui la zootecnia, e di quelle che possono essere svolte al proprio domicilio (quali, ad esempio, quelle svolte in telelavoro); 4) sospensione dello svolgimento delle attività lavorative per i lavoratori residenti nei comuni indicati, ad esclusione di quelli che operano nei servizi essenziali; 5) sospensione della partecipazione ad attività ludiche e sportive per i cittadini residenti nei predetti comuni indipendentemente dal luogo di svolgimento della manifestazione; 6) sospensione dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado nei comuni sopraindicati; 7) sospensione della frequenza delle attività scolastiche e dei servizi educativi da parte della popolazione residente nei comuni sopracitati, con l’esclusione della frequenza dei corsi telematici universitari; 8) interdizione delle fermate dei mezzi pubblici nei comuni sopra indicati. «I lavoratori impiegati nei servizi essenziali — si legge ancora nell’ordinanza — sono ammessi al lavoro previa verifica quotidiana dello stato di salute, con riguardo ai sintomi e segni del coronavirus a cura dei datori di lavori. La valutazione in merito al mantenimento e/o alla modifica delle presenti misure viene quotidianamente effettuata congiuntamente dal Tavolo di coordinamento di Regione Lombardia congiuntamente con le Autorità centrali. Il Prefetto di Lodi è incaricato dell’esecuzione della presente ordinanza».
Le ricerche sul paziente zero
Tutto inizia il primo febbraio, ma sul «Paziente Zero» ancora non c’è certezza, perché le analisi sono particolarmente complesse: D.G. è tornato dalla Cina il 21 gennaio, un po’ di sintomi influenzali il 10 febbraio, per il resto tutto bene. Il test dell’ospedale Sacco risulta negativo. S’attende l’esito delle verifiche in corso all’istituto superiore di Sanità. Se il virus è stato preso in una forma leggera potrebbe anche non risultare. Uno dei contagiati certi, però, è il cognato: cosa che fa pensare che il «Paziente Zero» possa davvero essere lui.
È a tarda sera quando arriva la notizia della 15esima contagiata: una donna ricoverata all’ospedale di Cremona. Non si sa ancora con chi è entrata in contatto. E il timore è di un nuovo focolaio anche lì.
La sera del 15 febbraio si trova a cena con due amici a un ristorante di Piacenza. La notte inizia a sentirsi male