L’atleta che è grave e la moglie incinta
Sono stati i primi a contrarre il virus in Italia Lui ha 38 anni, lei insegna. «Sportivi e bellissimi» I genitori: «È penoso vederlo ridotto così»
Nelle foto sono sempre abbracciati. E vestiti da sportivi. Scarpe da corsa, pantaloni corti. Nella vita di tutti i giorni, come in vacanza. Ce n’è una di un viaggio di un anno fa al Borneo. Sono insieme su un’altalena. Un raro caso di una fuga dedicata al relax, visto che entrambi sono nati per correre. A voler considerare le pagine social come specchio più fedele della loro vita, quei due ragazzi sono praticamente due atleti. Al momento le condizioni dell’uomo, ricoverato a Codogno, restano molto critiche. Lei è in isolamento a Milano, al Sacco. Spostare lui per ora è impossibile, troppo instabile il quadro clinico.
«È una bestia alta così, pesa novanta chili, ha una struttura forte. Ma adesso è gravissimo, dorme intubato, una cosa penosa», dicono in un’intervista a Fanpage i genitori, che vivono a Castiglione d’adda, e sono in auto-quarantena, senza nessun sintomo. Aspettano che qualcuno si presenti per fargli un tampone. Con loro figlio hanno parlato l’ultima volta mercoledì, prima che la situazione degenerasse. «Non stava già bene — hanno raccontato —, ma non era in terapia intensiva, era in reparto».
Tutti quelli che li conoscono parlano di una bella copmese. pia, talmente giovani che sembra quasi impossibile siano loro i primi due casi di italiani contagiati nel focolaio di coronavirus esploso ieri nel Lodigiano. Lui, che lavora come ricercatore alla Unilever di Casalpusterlengo, ha 38 anni, gioca a calcio, va a nuotare, partecipa a gare podistiche e frequenta la sede della sua società di corsa ogni lunedì come membro del consiglio direttivo.
Sua moglie, che ha tre anni di meno, è incinta, all’ottavo L’università frequentata a Milano, alla Cattolica, prima di trasferirsi a vivere con il marito a Codogno, fa l’insegnante di educazione fisica ma, essendo in maternità, non stava frequentando la sua scuola media. Però dava una mano nel negozio di prodotti biologici gestito dalla madre a Casalpusterlengo. E, in questi ultimi giorni, stava frequentando anche un corso preparto.
«Due ragazzi splendidi e felici per quel bambino in arrivo», racconta il dirigente della squadra con cui corrono. Si conoscono da diversi anni e ora si ritrovano a convivere con la brutta sensazione della preoccupazione per la loro salute, ma anche per la psicosi collettiva che circonda il Paese. «Lui corre con noi da sette o otto anni, è una persona molto attiva, ci vediamo in sede ogni lunedì sera, per me è una persona importante», aggiunge il dirigente. C’era poi la sua vita da calciatore amatoriale. Con la Picchio Somaglia, nel campionato a undici del Csi.
Il 38enne a Codogno è conosciutissimo. Fa molta vita sociale. Giovedì quando era in ospedale nel reparto di Medicina nessuno pensava potesse aver contratto il coronavirus. Al punto che cinque amici erano andati a trovarlo in ospedale. Come si fa di solito, senza nessuna precauzione. Pensavano di tirarlo su. Due coppie, più un quinto amico.
«Ora siamo molto preoccupati perché il Paese è piccolo, ci conosciamo tutti, abbiamo contatti continui. Tutte le persone che erano in contatto con lui adesso si trovano in quarantena, in attesa che arrivino i risultati dei primi esami».