Il «focolaio» del virus al bar di Castiglione Tre pensionati infettati
Castiglione d’adda, un deserto. La piazza del Comune vuota e il bar che l’assessore alla Sanità della Lombardia Giulio Gallera ha indicato ieri come «focolaio» del contagio da coronavirus chiuso esattamente come tutti gli altri negozi che hanno seguito il susseguirsi di ordinanze. A portare il virus nel bar è il terzo paziente, l’amico del 38enne ricoverato in terapia intensiva: compagno di attività sportive, «collega» nella squadra
Le misure
● In dieci Comuni della Lombardia sono scattate le misure di emergenza contro il contagio, con l’invito a non uscire di casa di calcetto aziendale ma soprattutto figlio del titolare del bar, secondo quanto confermato dal sindaco di Castiglione Tino Pesatori. È nel locale centrale e ritrovo abituale di decine di persone che il coronavirus è entrato infettando altre persone: tre pensionati, tutti fra i 70 e gli 80 anni, frequentatori abituali se non quotidiani del locale pubblico. «Gente del posto», così li descrivono i compaesani, che passano il tempo insieme al bar tra una mano di carte e un commento alle news di giornata.
Oggi al centro della notizia sono loro, e il quadro clinico definito «molto serio» dall’assessore Gallera è lo stesso dell’amico del «paziente uno». Il paese della Bassa chiuso in casa per la paura e per le ordinanze si augura che le loro condizioni migliorino, anche se filtrano pochissime notizie sul loro ricovero e sul loro stato di salute. È certo che si trovano contagiati nella zona del Lodigiano. Altri due cittadini in Veneto sono risultati positivi al tampone per il coronavirus tutti in terapia intensiva. Erano filtrate notizie che fra loro ci fosse anche il medico di base del manager-atleta colpito per primo dal virus. Per il momento non è stata registrata alcuna positività, ma visto l’alto rischio di contagio per i contatti prolungati con il suo paziente è stato sottoposto, come gli altri, al tampone.
L’altro focolaio è l’ospedale di Codogno, sigillato da ieri con il trasferimento totale dei pazienti del pronto soccorso a Lodi e la chiusura pressoché totale di tutte le attività chirurgiche e sanitarie programmate: cinque fra infermieri e medici sono risultati positivi al tampone e tutti avevano avuto a che fare con il «paziente uno» di Codogno e con la moglie, ricoverata ora al Sacco a Milano e l’unica definita per ora «in buone condizioni». Da domenica 15, quando il 38enne si è presentato per la prima volta in ospedale, al giorno del ricovero vero e proprio e della scoperta della positività al coronavirus, i contatti sono stati diversi e la trasmissione facilmente spiegabile con l’esposizione prolungata al paziente malato. Gli altri risultati positivi al tampone sono pazienti. Per un totale, finora, di quindici lodigiani contagiati.
«Buone condizioni» La moglie del paziente uno, ricoverata al Sacco, è ora «in buone condizioni»