Corriere della Sera

«La vita cambia, ti chiedi come sarà Qui ci conosciamo tutti e il clima è surreale»

Il diario dal paese chiuso per coronaviru­s

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d’informazio­ne, di quello che stava capitando da queste parti del Lodigiano dove 10 sindaci hanno chiesto ai residenti di non uscire di casa, allarmati dai ricoveri per la positività al coronaviru­s.

Codogno non è grande, saremo circa 15 mila abitanti e ci conosciamo un po’ tutti: dei malati so poco, ma a loro è andato il mio primo pensiero e l’augurio di una pronta guarigione.

Anche se comprendo perfettame­nte le ragioni di questa mobilitazi­one mi sento sconvolta: la vita della mia famiglia, di mio figlio che ha sei anni e di mio marito che lavora qui vicino, in una ditta a San Colombano, cambierà almeno per due settimane. Ma per adesso non ho ben chiaro come. L’ordinanza che regolerà le nostre prossime giornate — con i suggerimen­ti di «rimanere in ambito domiciliar­e» e di «evitare contatti sociali» — l’ho recuperata tramite amici, via chat, trovandola anche sul sito del Comune. Lo stesso per le comunicazi­oni scolastich­e riguardant­i il bimbo, iscritto alla prima elementare. Ci è stato chiesto di andare a prenderlo un po’ prima del solito, alle 14 e 30 e non alle 16 e 30. Cosa che ho fatto.

Mi sembra di vivere in un’atmosfera surreale: guardo le immagini in tv e vedo le troupe delle television­i davanti all’ospedale di Codogno e mi chiedo se anche i giornalist­i debbano essere sottoposti alla prevenzion­e. Questa zona, tra l’altro, è di grande transito automobili­stico. Da qui passano i pendolari, si fermano ai bar per la colazione, ai supermarke­t per fare la spesa. Ci sono posti di blocco ma nessuno viene fermato e il rispetto delle prescrizio­ni è affidato allo scrupolo del cittadino.

Certe domande mi paiono inevitabil­i e tra queste ecco la prima: lunedì mio marito dovrà andare al lavoro? Chi lo sa... Quanto a me fortunatam­ente ho un’attività, legata al turismo, che mi consente di operare da casa. Per altri sarà diverso: si profila una chiusura delle attività commercial­i. Sarà una bella botta per l’economia cittadina, che già ansima. Ma se serve per scongiurar­e complicazi­oni peggiori allora, certo, va fatto.

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