La ministra dei Trasporti De Micheli: pensiamo all’interesse pubblico. Il «muro» dei 5 Stelle
Segnali di dialogo. Nelle ultime 48 ore la partita sul destino delle concessioni in capo ad Autostrade per l’italia (Aspi) ha registrato una paio di mezze aperture sul versante del governo. Il primo spiraglio nelle parole del premier Giuseppe Conte, che ricordando l’esistenza di un procedimento di revoca avviato ormai da tempo ha chiarito «il dovere di valutare una proposta transattiva», avanzata da Aspi. Un’indicazione seguita ieri da un intervento della ministra dei Trasporti e delle Infrastrutture, Paola De Micheli, per specificare che «se ci saranno, da parte di Aspi, idee e proposte il governo è disponibile a valutarle». La titolare del ministero chiave per il destino della società, che fa capo al gruppo Atlantia della famiglia Benetton, non si sbilancia ma anticipa un elemento: «La decisione finale sarà ispirata all’interesse pubblico
MILANO Una volta, all’epoca del direttorio, i Cinque Stelle erano soliti ripetere che il Movimento «è leaderless», senza leader. Ora, quasi un lustro dopo, la storia si ripete. I nuovi vertici possono attendere: i pentastellati sono orientati a scegliere il capo politico o la struttura che sarà non prima di giugno. L’idea è quella di partire con la nuova pagina della vita del Movimento dopo le Amministrative, in modo che il peso del voto non ricada sulla nuova guida M5S.
La scelta del leader è collegata ma solo in parte anche alla tempistica degli Stati generali. Martedì il reggente Vito Crimi ha lanciato la sua proposta ai parlamentari: percorso in due step, il primo regionale, il secondo nazionale. Kermesse, quindi, spostata tra fine giugno e inizio luglio, qualche settimana dopo l’esito dei ballottaggi per le Amministrative. Ora la proposta, però, — secondo quanto sostiene l’adnkronos — divide i Cinque Stelle. Un gruppo di deputati e senatori è convinto che aspettare l’esito delle Amministrative possa comportare un rischio troppo elevato da correre. Il rischio è quello di vedere i Cinque Stelle ridotti al lumicino. «Al Movimento serve subito una leadership forte — dice Michele Gubitosa — sarebbe un errore temporeggiare». Se la manifestazione fosse a luglio, la possibilità concreta sarebbe quella di vedere in campo i vertici ad agosto. «Li annunciamo a Ferragosto al Papeete», ironizza un pentastellato.
Troppo in là secondo molti. Ecco perché è stata avanzata l’ipotesi di anticipare gli Stati generali a fine aprile, permettendo al Movimento di avere una linea politica già definita in vista delle Regionali. Il voto sul dopo Di Maio rimarrebbe comunque fissato per giugno. Il quadro rimane complesso.
La revoca
● Dopo il crollo del ponte Morandi di Genova (14 agosto 2018), il M5S ha fatto della revoca delle concessioni autostradali gestite da Aspi un cavallo di battaglia
● L’iter è stato avviato, ma sono in corso trattative parallele per trovare una soluzione e non sarà un’operazione di consenso». Parole seguite da un’ulteriore considerazione della ministra:«noi stiamo andando avanti con la nostra procedura, che è molto complessa. I tempi che ci siamo presi sono legati a fare le cose per bene. Il primo criterio che ispira il nostro lavoro è interesse pubblico». Il contesto di riferimento per elaborare la decisione finale su un’eventuale revoca sembrerebbe, insomma, meno carico di impulsività e emotività dei mesi scorsi.
A Palazzo Chigi nella giornata di mercoledì, tra l’altro, è stato recapitato il parere dell’avvocatura generale dello Stato, un atto giuridico indispensabile per la definizione dell’intera procedura di revoca. I dettagli del parere non sono noti poiché segretati, ma le prime evidenze segnalerebbero i rischi e gli effetti di un contenzioso legale in caso di revoca della concessione, comprese le conseguenze a livello di giustizia europea. Nelle settimane scorse Atlantia ed Aspi hanno inviato una lettera a Bruxelles, denunciando la modifica unilaterale delle condizioni di revoca della concessioni inserita poco prima di Natale con il decreto Milleproroghe. Tutti elementi che avranno un ruolo sulla scelta definitiva del governo. Così come potrebbero averlo le indicazioni formulate dall’amministratore delegato di Atlantia che, come riassunto in un’intervista al Corriere, ha formalizzato al governo «una proposta articolata e siamo in attesa di una risposta». L’offerta è corredata da un aumento degli investimenti previsti del 40%, passando da 10,4 a 14,5 miliardi di euro al 2038, mentre la spesa per la manutenzione ipotizza interventi per 2 miliardi entro il 2023.
Cifre e impegni che continuano a infrangersi sulla linea dei Cinque Stelle, da sempre orientato alla revoca delle concessioni.«il governo lavora per garantire la sicurezza degli italiani. L’ad di Atlantia, ogni volta che dice qualcosa, fa danno a se stesso e all’azienda. Credo sia una mancanza di rispetto verso le vittime del ponte Morandi andare a proporre aumenti di investimenti per mettere in sicurezza le autostrade quando quello già dovrebbero farlo», osserva il viceministro Stefano Buffagni.
Il parere
Per l’avvocatura dello Stato con la revoca della concessione rischi di un contenzioso
si tiene il confronto dei referenti provinciali: il 15 marzo in Lombardia è in programma l’assise regionale. Piccoli passi per un Movimento che ha fretta.
C’è chi ha lanciato l’ipotesi di una «convocazione permanente» a partire proprio dalle riunioni di metà marzo. Crimi affronterà la pratica martedì prossimo in una riunione con i ministri M5S. Intanto, il reggente deve affrontare il tema delle Regionali. I nodi sono Liguria e Campania, dove si potrebbe tentare un asse con i dem. Ieri Crimi ha ribadito il no del M5S a Vincenzo de Luca: «Abbiamo lanciato un appello a tutte le forze che vogliono il bene della regione. L’unica risposta che abbiamo ricevuto dal Pd è quella che De Luca è il loro candidato e non si tocca e per noi ogni tentativo di dialogo con De Luca è inconcepibile». percentuale ottenuta dal Movimento Cinque Stelle alle Politiche del 4 marzo 2018: è stato il primo partito percentuale attribuita al Movimento Cinque Stelle dall’ultima rilevazione Ipsos del 30 gennaio