GLI OMICIDI
IN SICILIA NEGLI ANNI 80 La scorta segreta a un pentito e i sospetti di Falcone sui legami con la morte del presidente della Regione
«Quel povero ragazzo lo conoscevo, perché mi aveva fatto la scorta per un periodo», rivelò il neofascista Alberto Volo, intercettato nel luglio 2016, sull’agente di polizia Nino Agostino, 28 anni, assassinato il 5 agosto 1989. Delitto crudele e misterioso: perché insieme a lui i sicari uccisero anche la moglie ventenne Ida, incinta; e perché è rimasto senza colpevoli, avvolto da intrighi e depistaggi. Da ultimo ne ha parlato, nelle oscure dichiarazioni, il boss stragista Giuseppe Graviano ma il padre dell’agente, Vincenzo Agostino, che dalla morte del figlio si fa crescere la barba in attesa di avere giustizia, non ha ancora potuto radersi.
La Procura generale di Palermo ha avocato e appena chiuso l’inchiesta sui capimafia Gaetano Scotto e Nino Madonia, e si appresta a chiedere di processarli. Ma già la Procura aveva indagato a lungo sull’omicidio, giungendo a una richiesta di archiviazione in cui è messo nero su bianco — per la prima volta in un provvedimento giudiziario — un possibile collegamento con un altro delitto «eccellente» di quarant’anni fa, eseguito da killer tuttora impuniti: l’assassinio del presidente della Regione siciliana Piersanti Mattarella, sul quale nel 1989 stava indagando il giudice Giovanni Falcone. Coadiuvato, in gran segreto, proprio dall’agente Agostino.
Dell’omicidio Mattarella, in quell’anno denso di corvi e veleni, s’era deciso a parlare Alberto Volo, militante dell’estrema destra siciliana conosciuto dai mafiosi, che nel 1984 aveva negato di sapere alcunché. Cinque anni dopo cambiò idea, e da informatore del funzionario di polizia Elio Antinoro, in servizio al commissariato del quartiere San Lorenzo dove lavorava Agostino,
divenne un testimone. Che Falcone interrogò a tappe forzate tra il 28 marzo e il 18 maggio ’89: dodici verbali in meno di due mesi.
Sulle dichiarazioni di Volo e di altri pentiti «neri» il magistrato fondò, a ottobre dello stesso anno, il mandato di cattura per l’omicidio Mattarella contro i terroristi neofascisti Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini. Accusa dalla quale i due imputati furono assolti nei successivi processi.
Insieme L’agente Antonino Agostino con la moglie Ida Castelluccio. Vennero uccisi a Villagrazia di Carini (Palermo), il 5 agosto 1989, un mese dopo il matrimonio: lei era incinta
Ma al di là degli esiti giudiziari e dell’attendibilità di Volo, ciò che lega quei fatti al delitto Agostino è l’interesse di Falcone per le sue confessioni. Il pentito aveva chiamato in causa pure «gruppi occulti all’interno della massoneria» e Licio Gelli, rivelando la prone pria appartenenza a una struttura paramilitare filoatlantica dei servizi segreti molto simile alla Gladio svelata da Giulio Andreotti solo un anno più tardi. E divenuta un altro «chiodo fisso» del giudice assassinato a Capaci.
Come accertato dall’indagicondotta dai pubblici ministeri Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi (il primo oggi consulente della commissione parlamentare antimafia, il secondo in pensione), il commissariato di San Lorenzo organizzò un servizio di scorta «informale, sostanzialmente segreto» a protezione del testimone che deponeva davanti a Falcone, di cui fece parte l’agente Agostino. L’ha confermato Antinoro, sebbene con un ritardo tale da irritare i pm: «Colpisce che tali dichiarazioni sull’impiego operativo di Agostino — così delicato e significativo, a dispetto di una ricostruzione tante volte reiterata di un agente impiegato in attività sempre marginali e poco significative, al punto da indurre a prospettare originariamente, come unica possibile causa della sua eliminazione, quella legata alle “classiche” vicende sentimentali — siano state rese solo a tanti anni dall’omicidio, nonostante la palese potenziale rilevanza di tali circostanze».
Nel 1989 c’erano ben altre possibilità di sviluppi investigativi, mentre oggi bisogna accontentarsi delle intercettazioni
I depistaggi
Le insinuazioni sul movente sentimentale e l’attività del poliziotto nascosta per anni
di Volo e del riscontro sui fogli di servizio del poliziotto con l’annotazione, ad esempio alla data 20 giugno 1989: «Volante San Lorenzo 1 (scorta)». Inoltre è «quanto meno ipotizzabile» che Agostino sia stato coinvolto nell’ascolto delle audiocassette registrate da Volo prima di incontrare Falcone, poi misteriosamente scomparse, dal momento che alla vigilia del primo interrogatorio il poliziotto annotò sulla sua agenda — per quattro giorni consecutivi— la parola «ascolto».
Un mese dopo l’ultimo verbale ci fu il fallito attentato dell’addaura contro Falcone, e il 5 agosto l’esecuzione di Agostino. Riferendosi ai mandanti della bomba inesplosa il magistrato parlò di «menti raffinatissime», mentre davanti alla salma del poliziotto disse al dirigente del commissariato San Lorenzo: «Questo omicidio è un segnale contro di me e contro di voi». Il coinvolgimento segreto dell’agente Agostino a supporto dell’inchiesta sul delitto Mattarella, secondo la Procura di Palermo, diventa così «una possibile chiave di lettura di quell’espressione, mai del tutto compresa».