Corriere della Sera

Roma, Mattarella in visita al Tempio. «Dopo 2.000 anni, pochi romani possono dirsi più romani di voi»

- Di Paolo Conti (Ansa/ Ettore Ferrari) Riccardo Di Segni Rabbino capo di Roma

d Noi viviamo la differenza di cui siamo portatori come un arricchime­nto per tutti

«Il contributo della Comunità ebraica è un pilastro del nostro Paese. Voglio esprimere riconoscen­za per quanto la comunità ha dato all’italia nella sua storia, nella sua cultura, nella sua arte, nella sua vita sociale. La democrazia esiste perché dà voce alla diversità». Sergio Mattarella, parla dall’alto dell’area absidale del Tempio Maggiore di lungotever­e Cenci, davanti all’aron-ha-kodesh che contiene il rotolo della Torà. Ha chiesto lui stesso, pochi giorni fa, di visitare la Comunità ebraica romana. Scelta fortemente simbolica, in una stagione in cui riappaiono svastiche, slogan, simboli legati all’atrocità dello sterminio nazista del popolo ebraico. Seduti tra i banchi, solo i 650 alunni dei diversi gradi della Scuola ebraica di Roma. Accanto alla figlia Laura, il Presidente

La visita

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, 78 anni, nel Tempio Maggiore di Roma durante la visita privata resa ieri mattina alla Comunità ebraica della capitale

ha il capo coperto da una kippah bianca, creata appositame­nte per lui e per lo staff, con il simbolo del Quirinale stilizzato in azzurro.

Lo accolgono il rabbino capo Riccardo Di Segni, la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello e il vicepresid­ente Ruben Della Rocca. Prima una visita al Museo Ebraico e un commosso incontro con la famiglia di Stefano Gaj Taché, il bambino ucciso dall’attentato terrorista palestines­e alla Sinagoga nel 1982. Poi il Tempio: un fragoroso applauso, le grida dei bambini, il coro che canta «Yomam». Tra gli invitati, il fondatore della Comunità di Sant’egidio, Andrea Riccardi, da sempre accanto alla Comunità ebraica romana nella lotta contro ogni forma di discrimina­zione. Dureghello saluta il Presidente: «Ci insegna il Talmud che il mondo si regge sul fiato dei bambini. I bambini qui nel Tempio Maggiore sono quelli delle scuole ebraiche. Ora, se il mondo si regge sul fiato dei bambini, il futuro degli ebrei in Italia dipende esclusivam­ente dagli alunni delle scuole ebraiche. Nei valori millenari della nostra cultura, c’è il significat­o della nostra diversità, con cui contribuia­mo a rendere l’italia un posto più bello e di cui siamo orgogliosa­mente parte avendo contribuit­o a renderla unita. Grazie per averlo ricordato oggi agli italiani». Il Rabbino Di Segni rende omaggio «al supremo Magistrato garante della legge, della legalità, di una Costituzio­ne che, dopo anni bui, assicura uguaglianz­a a tutti i cittadini. Lei ha detto che “quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi”. Noi viviamo la differenza di cui siamo portatori come un arricchime­nto per tutti».

Mattarella parla dell’articolo 3 della Costituzio­ne «che sigilla la ricchezza delle diversità di ciascuno», rammenta «la vergogna e gli orrori delle leggi razziali», ricorda la millenaria storia della Comunità ebraica («avete 2.000 anni alle spalle, pochi romani possono dirsi più romani di voi»), cita Elio Toaff, Tullia Zevi, Renzo Gattegna. Prima di ricevere il Pane del Sabato, saluta i bambini con un «Lehaim!», alla vita!, e poi «visto che manca poco al tramonto, Shalom Shabbat». Buon sabato. I bimbi applaudono e gridano ridendo «Shalom Shabbat».

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