DAMIANO CHIESA NATO IN AUSTRIA SCELSE DI ESSERE ITALIANO
Caro Aldo, il suo ricordo di Nazario Sauro mi ha fatto tornare in mente l’acquisto fatto anni fa in un mercatino dell’antiquariato di una medaglia commemorativa del 1949 a lui dedicata, ma non solo a lui. Raffigurato assieme a Sauro c’era, infatti, anche Damiano Chiesa. Non meriterebbe anch’egli di essere ricordato, prima che se ne perda memoria?
Caro Mario,
Damiano Chiesa era uno studente del Politecnico di Torino, suddito austriaco perché era nato a Rovereto, città italianissima che però faceva parte dell’impero. Chiamato alle armi dal Kaiser nel 1914, avrebbe potuto restare tranquillamente in Piemonte. Ma quando l’italia entrò in guerra, insistette per partire volontario. Oltre duemila tra gli irredentisti trentini e triestini fecero la sua stessa scelta, consapevoli di andare incontro, se fatti prigionieri, al patibolo. Chiesa fu mandato sul fronte trentino, che conosceva bene. Il suo nome di guerra era Mario Angelotti. Fatto prigioniero il 16 maggio 1916, fu riconosciuto da un orologiaio prussiano che viveva a Rovereto. Altri compaesani confermarono. Rodolfo Bonora, che a Rovereto era assessore comunale, pur riconoscendolo negò invece che Mario Angelotti fosse in realtà Damiano Chiesa. Un generale austriaco gli evitò l’impiccagione (che non sarebbe stata risparmiata invece a Cesare Battisti) ma non gli oltraggi di altri ufficiali. Damiano Chiesa fu processato e fucilato in un’unica giornata, il 19 maggio. Riuscì a scrivere alla famiglia questa lettera, senza aver tempo di rileggerla: «Papà, mamma, Beppina, Jole e Emma carissimi, negli ultimi momenti di mia vita, confortato dalla fede, dalla santa comunione e dalle belle parole del curato di campo, mando a tutti i miei cari i saluti più cari, l’assicurazione che nell’altra vita non sono morto, che sempre vivo in eterno e che sempre pregherò per voi tutti. Devo ringraziarvi di tutto quanto avete fatto per me e domando il vostro perdono. Sempre vostro affezionatissimo figlio, Damiano».