Corriere della Sera

Christine Lambrecht e la «legge anti-odio»

- di Paolo Lepri @Paolo_lepri

Èla ministra della Giustizia da soli otto mesi, nel traballant­e governo Merkel, ma Christine Lambrecht può essere orgogliosa di quello che ha fatto. Non sarà solo merito suo certamente, perché l’idea circolava da tempo. L’importante, però, è avere terminato il percorso, mettendo la firma su una legge che rappresent­a una svolta, sia pure in attesa del via libera del Parlamento. Finisce l’era dell’impunità. A social media come Facebook e Twitter non basterà rimuovere i messaggi criminali o minacciosi — che riguardano preparativ­i di attentati, formazione di gruppi terroristi­ci, incitament­o all’odio razziale, intenzioni di stupro o violenze. Dovranno comunicare i contenuti all’ufficio federale della polizia criminale e, nei casi più gravi, trasmetter­e i dati criptati degli account. «Bisogna prosciugar­e — ha detto — il terreno di coltura dove fiorisce l’estremismo».

Nata a Mannheim, 54 anni, iscritta alla Spd da quando era ragazza, Lambrecht ha una solida formazione giuridica. Agli studi universita­ri è seguito un periodo di tirocinio nel tribunale statale di Darmstadt. Tra i socialdemo­cratici ha compiuto una carriera-tipo, iniziata a livello locale e proseguita nel 1998 con l’elezione al Bundestag. Il primo incarico ministeria­le è arrivato due anni fa, quando è stata nominata sottosegre­taria alle Finanze. Nel giugno 2019 il passaggio al ministero della Giustizia (dove ha sostituito Katarina Barley) e si è messa subito al lavoro. Sono tempi difficili per un partito incamminat­o verso un declino apparentem­ente irreversib­ile, ma la cultura di governo della Spd ha avuto il merito, se non altro, di ritardare il declino più generale della politica tedesca.

La legge «contro l’odio» è stata varata proprio lo stesso giorno in cui l’estremista di destra Tobias Rathjen ha ucciso nove persone perché convinto della necessità di «sterminare gli stranieri che non si possono più espellere». Una coincidenz­a significat­iva. È chiaro che il fenomeno del fanatismo neonazista e xenofobo, spesso sottovalut­ato o protetto in Germania, ha radici e diramazion­i profonde. Ma è necessario utilizzare tutti i mezzi possibili per combatterl­o. Ricordando, come ha fatto Christine Lambrecht, che i social media «abbassano la soglia dell’inibizione» e «facilitano il passaggio all’azione».

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