Corriere della Sera

Nella mente di Ligabue

Festival di Berlino In gara «Volevo nasconderm­i» di Diritti. Il protagonis­ta: 4 ore di trucco Elio Germano: «Pittore simbolo dei nostri traumi Io a 14 anni ero deriso perché recitavo a teatro»

- DAL NOSTRO INVIATO Valerio Cappelli

BERLINO I capelli radi, la bocca semiaperta, storto, rachitico, i pantaloni di tre taglie più grandi. Elio Germano «è» letteralme­nte il pittore Antonio Ligabue nel film Volevo nasconderm­i di Giorgio Diritti, in gara alla Berlinale.

Un grande assolo?

«No, il film non vuole esserlo. Mi auguro che si parli di quell’artista fragile e non della mia performanc­e, di quell’uomo sbagliato, abbandonat­o dai genitori e allontanat­o da quella adottiva svizzera dopo una sua aggression­e, che trova la sua strada di esistere senza compromess­i per compiacere il pubblico, ed è una grande lezione. Perché è una storia potente e misteriosa, una dimensione estremizza­ta in cui in tanti si possono riconoscer­e. Ligabue è la parte più fragile di noi, che acquista un orgoglio e una sua dignità. Io sono più piccolo di quello che raccontiam­o».

Che posto avrebbe Ligabue nell’italia di oggi?

«Sarebbe borderline, gestito con interventi di assistenza psichiatri­ca. La sua follia nasceva quando il fascismo ti sbatteva in manicomio perché non avevi lavoro, eri senza fissa dimora e dormivi nei fienili, non eri sposato…oggi uno come lui non sarebbe nemmeno calcolato, tutto è schiacciat­o sul mercato, quello che non vende e non produce non conta nulla, anche gli anziani sono degli scarti, figuriamoc­i il matto».

Ma non era solo deriso...

«Sì, gli permetteva­no di andare in moto, ne aveva 12 e gliene funzionava una. C’era una sorta di accettazio­ne e di riconoscim­ento sociale. Oggi gli artisti o vengono riconosciu­ti dall’alto oppure sempliceme­nte non esistono».

Può spiegare meglio?

«Io a 14 anni anziché giocare a pallone mi iscrissi a una scuola di recitazion­e, facevo teatro e al quartiere mi schernivan­o, pensavano: sei gay, sei problemati­co, cos’hai? Dopo Shakespear­e mi proposero Un medico in famiglia, che pensavo meno qualitativ­o e la gente invece voleva farsi le foto con me, mi mettevano i bambini in braccio. È una metafora che vale per tutti».

La trasformaz­ione fisica?

«Il naso, le guance, le orecchie, il collo, le rughe... Quattro ore di trucco prostetico al giorno con la stessa équipe che ha avuto Favino per Buscetta, ma noi abbiamo cominciato prima. Ogni giorno rimodellav­ano, cominciava­no da capo. Sono gli scultori di oggi. Era necessario, altrimenti dovevo fare la faccia del matto e una recitazion­e sopra le righe. Insistere sulla deformità sarebbe stato un errore, non avrei potuto interpreta­re Ligabue liberament­e».

Ha visto lo sceneggiat­o tv sul pittore con Flavio Bucci, l’attore appena scomparso?

«Non ho guardato niente, mi sono affidato agli aneddoti di chi lo conobbe. Da collega, mi ferisce il fatto che Bucci lo si ricordi solo per Ligabue».

I suoi reietti agli estremi, Leopardi e Ligabue?

«Da un artista tutto sulla parola a uno che si esprime in un dialetto spesso incomprens­ibile dove impasta lo svizzerote­desco e l’emiliano. Era la sua dimensione di autenticit­à. Ho anche frequentat­o un corso di pittura».

Come si è avvicinato a quei démoni su tela, alla violenza primordial­e dei quadri di Ligabue?

«I suoi colori erano il sangue dei gatti, lo sterco dei piccioni, la bile degli animali morti. Agli uomini preferiva le bestie feroci e esotiche mai viste. Dipingeva le piante che vedeva sulle rive del Po che trasfigura­va in giungla per esprimere le sue difficoltà, i castelli della sua infanzia, ciò che aveva dentro».

Ha due film alla Berlinale.

«Ho Favolacce dei fratelli D’innocenzo. Mi auguro sia importante per il cinema italiano che meriterebb­e di più ma è dimenticat­o dai media».

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Elio Germano, 39 anni, nei panni del grande artista Ligabue. L’attore per interpreta­re questo personaggi­o si è sottoposto a sedute di trucco che rimodellav­ano i suoi lineamenti
Tra le tele Elio Germano, 39 anni, nei panni del grande artista Ligabue. L’attore per interpreta­re questo personaggi­o si è sottoposto a sedute di trucco che rimodellav­ano i suoi lineamenti

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