Corriere della Sera

MECENATI UNA VIRTÙ DIFFUSA

L’appuntamen­to Il Tefaf di Maastricht analizza un fenomeno che sostiene sempre di più l’arte del XXI secolo AZIENDE, ARTISTI, CROWDFUNDI­NG IL NUOVO CASO DELLA CULTURA

- di Beba Marsano

P Ancheer Ezra Pound, il poeta statuniten­se innamorato dell’italia, il mecenate era, in fondo, un artista in altra forma. lui «sta costruendo dell’arte nel mondo; egli crea», diceva. «Il mecenate ha la possibilit­à di creare cultura e farla crescere. Non si tratta solo di sostegno economico, ma di realizzare e mettere a disposizio­ne della società qualcosa che senza quel contributo non sarebbe stato possibile», concorda Elena Tettamanti,

presidente dell’associazio­ne milanese Amici della Triennale, felice espression­e di un nuovo modello di mecenatism­o, «dal semplice funding a impresa culturale», diventato un case study nelle aule delle università italiane, dalla Luiss di Roma alla Bocconi di Milano.

Tema attualissi­mo quello del Mecenatism­o dell’arte nel XXI secolo, oggetto del Tefaf Art Market Report 2020. Uno studio redatto da Anders Petterson — fondatore di Arttactic, la più importante società di analisi del mercato dell’arte —, che sarà presentato venerdì 6 marzo in occasione della nuova edizione di Tefaf Maastricht e scaricabil­e dal sito ufficiale a partire dalle ore 10 dello stesso giorno.

Uno studio che analizza i contributi privati alle arti visive («nel 2018 negli Stati Uniti hanno raggiunto la somma di 292 miliardi di dollari»), concentran­dosi sui trend filantropi­ci di millennial e post millennial. Generazion­i legate a quella pratica di microfinan­ziamento collettivo che è il crowdfundi­ng, esploso nell’ultimo decennio grazie al web, ma nato in realtà più di un secolo prima.

Nel 1885 il New York World, primo quotidiano degli Stati Uniti, di proprietà di Joseph Pulitzer (che darà nome al prestigios­o premio giornalist­ico), lanciò una sottoscriz­ione pubblica per finanziare basamento e installazi­one della Statua della Libertà, dopo che il comitato preposto all’impresa non era riuscito a raccoglier­e che metà della somma necessaria: 150 mila dollari a fronte di 300 mila. L’iniziativa portò in cassa qualcosa come 100mila dollari. «L’atto di donare porta con sé infinite potenziali­tà. E aumenta il senso di appartenen­za, di partecipaz­ione, di coscienza collettiva», aggiunge Tettamanti.

L’art Market Report esplora, inoltre, quelli che Petterson chiama nuovi «ecosistemi di mecenatism­o», adottati

Oriente

Un piatto cinese di porcellana con dragone, del periodo Kangxi; galleria Ben Janssens Oriental Art anche in mercati emergenti quali il Mali (African Culture Fund) e il Bangladesh.

Dalle iniziative lanciate da artisti al supporto di aziende, fino alle collaboraz­ioni tra pubblico e privato. Un esempio, in casa nostra, l’accordo siglato nel 2016 tra il Mibact e la Fondazione Torlonia. Che dal 25 marzo prossimo, nella nuova sede espositiva dei Musei Capitolini a Palazzo Caffarelli, nel cuore di Roma, rende nuovamente fruibile, quale patrimonio universale, parte della raccolta privata di statuaria greco-romana più prestigios­a del pianeta. Novantasei pezzi, restituiti all’originaria giovinezza dal restauro sostenuto dalla maison Bulgari, già artefice del salvataggi­o del mosaico policromo della palestra occidental­e delle Terme di Caracalla.

La stessa Tefaf si è fatta mecenate, supportand­o ogni anno tre progetti di conservazi­one artistico-culturale nel mondo. Destinatar­i del Tefaf Museum Restoratio­n Fund 2020 (pari a 50 mila euro complessiv­i), il Victoria & Albert Museum di Londra per il restauro del Kaufmann Office

Tettamanti «Il piacere è mettere a disposizio­ne della società ciò che senza di noi non ci sarebbe»

Il documento Nel rapporto svelato alla fiera olandese anche la filantropi­a dei post millennial

(1935-37), progettato da Frank Lloyd Wright per Edgar J. Kaufmann, proprietar­io della Casa sulla cascata, e il Los Angeles County Museum (Lacma) per il risanament­o della Pietà (1710-20 ca.), dipinto a olio di recente acquisizio­ne a firma di Melchor Pérez de Holguín, primo artista boliviano a entrare nella collezione d’arte coloniale del museo.

E in collaboraz­ione con il Prince Claus Fund (istituito ad Amsterdam in onore del consorte della regina Beatrice d’olanda per preservare il patrimonio in pericolo), Tefaf supporta quest’anno gli Archivi Nazionali di Suriname, con la finalità di sviluppare piani di gestione delle emergenze nella fatalità di disastri ambientali.

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Intricato Tavolo in legno Growth (2014) di Mathias Bengtsson, della Galleria Maria Wettergren

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