E Parigi litiga sui «funghi» che scaldano i caffè all’aperto
Sedersi a un tavolino all’aperto di un café francese è imperativo. Anche in pieno inverno. «È l’anima stessa di Parigi», ha tuonato dai microfoni di radio Europe1 Agnès Buzyn, candidata sindaco per La République en Marche (il partito del presidente Macron). E così la guerra dei funghi che riscaldano le pause d’oltralpe e infiammano gli animi ambientalisti entra nell’agone politico. Da un lato chi pensa che riscaldare l’aria esterna consumando elettricità sia un’aberrazione ecologica, soprattutto nella città dove è stato firmato nel 2015 il più ambizioso accordo sul clima. Dall’altro lato, chi pensa che «les terrasses chauffées» siano una tradizione e un asset economico irrinunciabili. Eppure un «fungo» alimentato ad elettricità consuma in un inverno quanto nove famiglie in un anno (escluse eventuali caldaie). E non va meglio se funziona a gas: una ricerca dell’associazione Négawatt sostiene che in un inverno emette tanta anidride carbonica quanto un’auto che fa tre volte il giro della Terra. Banditi a Rennes dal 1° gennaio di quest’anno, i «funghi scaldanti» hanno acceso aspri dibattiti anche a Bordeaux, Lille e Angers. Ma è ovviamente a Parigi che si concentra la battaglia. Gli ecologisti hanno presentato in Comune una richiesta di messa al bando. La sindaca socialista Anne Hidalgo, paladina a parole della lotta al cambiamento climatico, tergiversa. «È un’eresia ecologica e bisogna trovare una soluzione» ammette il suo vice Emmanuel Grégoire, «Ma è necessaria una concertazione con i commercianti».