«La tecnologia? Serve all’uomo Ma non deve sostituirlo» d’altra parte — chiarisce
Kelly (Ibm): sviluppare l’intelligenza artificiale con principi etici
ROMA «Il grande dibattito è tra l’intelligenza aumentata, che integra e supporta il pensiero dell’uomo e, dall’altra parte, l’intelligenza artificiale capace di svolgere le attività appannaggio esclusivo dell’uomo». A porre la questione, spiegando quanto a lungo sia stata discussa e analizzata è il vicepresidente di Ibm, John Kelly III.
La scelta adottata all’interno del gigante americano, dove sono stati inventati il primo calcolatore meccanico e, più
di recente, il sistema di intelligenza artificiale ribattezzato Watson, ha assunto una veste definitiva. «Il binomio uomo macchina è imbattibile, le nuove tecnologie, combinate alla possibilità di velocizzare e ottimizzare i processi, costituiscono un’opportunità storica, ma abbiamo anche la consapevolezza che l’obiettivo è aumentare l’intelligenza dell’uomo, senza mai sostituirlo», spiega Kelly. La scelta di trasferire all’interno di una macchina come Watson competenze e conoscenze esclusive della mente umana investe una serie di aspetti etici.
Temi tanto complessi quanto correlati al comportamento dell’uomo nella scelta e nell’attuazione responsabile del bene e del male, che ogni giorno devono coniugarsi con l’operatività di un gruppo che ha archiviato il 2019 con ricavi pari a 69 miliardi di euro e che investe quasi 5 miliardi in ri
cerca e sviluppo, registrando ogni anno centinaia di brevetti collegati all’intelligenza artificiale. «La società imparerà ad avere fiducia nell’intelligenza artificiale, è necessario comprendere che il suo sviluppo si fonda su principi etici e che i campi di applicazione in alcuni settori come la ricerca medica e la lotta contro le malattie portano già grandi benefici», osserva Kelly III, che a Roma ha partecipato ai lavori organizzati dalla Pontificia Accademia per la Vita dedicati ai temi di una visione etica dell’intelligenza artificiale. Una discussione che ha portato a elaborare e a firmare un documento condiviso con alcune direttrici per disciplinare
lo sviluppo e l’impiego delle tecnologie più avanzate.
Oltre a Ibm, a siglare l’impegno, promosso sotto l’impulso del Vaticano, sono stati il presidente di Microsoft, Brad Smith, la ministra per l’innovazione e la tecnologia, Paola Pisano, e il direttore generale della Fao, Dongyu Qu. «I principi attraverso i quali Ibm ha costruito una reputazione sono basati su trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità, sicurezza e privacy. Le nuove tecnologie nel campo del riconoscimento facciale, per esempio, consentono un progresso per l’utilizzo dei nostri telefoni o per individuare persone ricercate e criminali,
La forza lavoro si trasformerà ma solo una minoranza di posti è destinata a sparire
Kelly III — rappresentano un pericolo se utilizzate per influenzare o modificare il corso del destino di un governo». Algoritmi e tecnologie digitali spaventano anche per gli effetti che genereranno sul mondo del lavoro. «Ci sarà una profonda trasformazione della forza lavoro, ogni tipo di impiego in qualsiasi settore esso sia è destinato a cambiare per effetto dell’intelligenza artificiale, ma la verità è che solo una minoranza di posti di lavoro è destinata a scomparire. Il resto dovrà invece passare attraverso nuovi percorsi di formazione professionale e nuove competenze in grado di operare con il supporto diretto indiretto di una qualche forma di Intelligenza Artificiale».
Uomo-macchina
Il binomio uomo macchina è imbattibile, le nuove tecnologie sono un’opportunità storica