Così le frodi sui sinistri fanno alzare la Rc auto
IN ITALIA PAGHIAMO LE POLIZZE AUTO 100 EURO PIÙ DELL’EUROPA TRA INCIDENTI FALSI, PERITI COMPIACENTI E TRUFFE SUL WEB LA CRIMINALITÀ PENALIZZA GLI ONESTI E INTASA I TRIBUNALI
La delinquenza ha un prezzo: paghiamo la polizza Rc auto 100 euro in più rispetto al resto d’europa, e siamo pure migliorati perché fino a pochi anni fa erano 200. Il dato lo rileva l’ultimo rapporto dell’ivass, l’authority di vigilanza, ed è l’effetto del ricarico imposto dalle compagnie assicurative per difendersi dalle truffe. Con 42,1 milioni di veicoli assicurati il conto per il Paese è di 4,2 miliardi. Un salasso che mina la nostra competitività. Certo, fonti dell’authority segnalano che il 46 % di questi 100 euro è dovuto anche al fatto che abbiamo un numero più elevato di sinistri, strade messe peggio e risarcimenti più generosi in caso di decessi. Vero, ma resta l’altro poco comprensibile 54%, che indirettamente va a pesare anche sui contribuenti poiché frodi e truffe stanno intasando la macchina giudiziaria che paghiamo con le nostre tasse.
Il prezziario della criminalità
Di vincitori in questa storia se ne trovano pochi, ma ci sono, come dimostra il maxi-fascicolo sul clan Contini a Napoli. Un sistema subdolo nutrito da una schiera di professionisti a libro paga delle organizzazioni mafiose, che hanno costruito un indotto sofisticatissimo a basso rischio giudiziario e ad alto rendimento vista la dimensione dei risarcimenti. Medici che fabbricano referti falsi. Periti che certificano incidenti mai avvenuti. Finti testimoni che giurano di aver visto una macchina accartocciarsi o un pedone investito sulle strisce, dopo essere stati remunerati con apposito prezzario stabilito dai capizona della Camorra. Giudici di pace che lavorano per le compagnie assicurative come consulenti e al tempo stesso stabiliscono l’entità dei danni. Avvocati che scrivono pareri per maxi-ristori su sinistri inesistenti, incassando commissioni a mo’ di parcella.
La ricaduta di tutto questo è che a Napoli il cittadino onesto paga la polizza più alta d’italia. Esempio: un’audi Q3 del 2017, se intestata ad un automobilista residente a Bologna costa 500 euro di Rc auto, che diventano 1.040 a Napoli. E così succede che a Trento una finta società si è intestata 340 contratti di clienti residenti a Napoli.
Investito in un minuto da sei auto
La casistica delle truffe tocca «vette di eccellenza». A Palermo si sono fatti martellare un ginocchio per ottenere un risarcimento a quattro zeri. Ad Avellino un pedone è stato schiacciato da sei automobili diverse nel giro di un minuto; ha chiesto sei risarcimenti diversi ed è stato pure liquidato da alcune compagnie. A Foggia proprietario e affittuario dello stesso terreno chiedono (e ottengono) due risarcimenti per la grandine che ha distrutto lo stesso raccolto.
Un po’ ovunque in Italia si prende a calci la scatola nera per smontare il Gps simulando un frontale mai avvenuto. Vediamo che cosa dice l’articolo 642 del codice penale: «Chiunque, al fine di conseguire per sé o per altri l’indennizzo di una assicurazione distrugge, disperde, deteriora od occulta cose di sua proprietà, falsifica o altera una polizza o la documentazione richiesta per la stipulazione di un contratto è punito con la reclusione da uno a cinque anni». Su questa ipotesi di reato le compagnie assicurative sporgono querela, e i tribunali di mezza Italia si ingolfano, perché l’azione penale è obbligatoria.
Solo a Milano 1.500 denunce
A Napoli la contabilità delle denunce sfugge ad una chiara comprensione perché si lega alle indagini condotte dalla direzione distrettuale antimafia. A Milano invece il quadro è chiaro: 1.500 fascicoli aperti sono sul tavolo del procuratore capo Francesco Greco.
Otto ufficiali di polizia giudiziaria impegnati nelle indagini per mesi, anche su reati commessi in Sicilia o in Calabria (a causa del fatto che la maggior parte delle compagnie assicurative ha la sede legale a Milano), e poi va quasi sempre a finire che, una volta dimostrata la truffa, la compagnia transa con il colpevole una cifra a titolo di risarcimento per le spese sostenute, ritira la querela, e azzera il lavoro fatto. Gli investigatori diventano loro malgrado «esattori» per conto delle Assicurazioni.
Nei pochi casi in cui si va a giudizio, sul banco degli imputati ci finisce un prestanome, spesso cooptato per 50 euro tra i senza fissa dimora: condanna compresa tra 6 mesi e 1 anno. Con la sospensione in carcere non ci va. Però la macchina della giustizia finisce per bloccarsi portando alla prescrizione reati più pesanti.
Il 22% dei sinistri è a rischio frode
Eppure le assicurazioni hanno i loro uffici antifrode, ma per vedere il grado di fraudolenza di quel sinistro occorre accedere all’archivio integrato (Aia) che mette insieme le banche dati di tutti gli incidenti sospetti, testimoni ricorrenti, e la filiera della criminalità. Se ne parla da dieci anni, e forse entro il 2020 sarà operativo.
Intanto nell’ultimo rapporto Ivass del 2018 i sinistri non liquidati, perché potenzialmente fraudolenti, sono aumentati dell’11% rispetto al 2017. Si sono verificati oltre 2,8 milioni di sinistri, e il 22% sono a rischio frode, al Sud addirittura il 37%.
Le polizze false vendute online
Le truffe però non sono soltanto a danno delle compagnie (che si rifanno alzando il prezzo delle polizze), nella rete del web ci sono cascati in migliaia: ma le polizze ricevute sono false e i relativi veicoli non sono assicurati. L’ignaro truffato se viene fermato si becca la multa, il sequestro del mezzo e la decurtazione di punti sulla patente. Sono oltre trecento i siti-truffa denunciati dall’ivass negli ultimi tre anni: 224 quelli finiti sotto inchiesta della Procura di Milano.
Solo i siti web ubicati in Italia e finora identificati, hanno totalizzato raggiri per circa quattro milioni. Considerando 400 euro il premio per una polizza media, significa 10mila mezzi fuorilegge. Molti di questi siti utilizzano grafica o denominazione simile a quella delle compagnie più conosciute, e per rendersi più credibili riportano anche i numeri di iscrizioni all’ivass, numeri rubati ad un ignaro intermediario vero.
Possibile che il sito-truffa della Goldassicura.com, denunciato dall’ivass il 22 gennaio, si apra tuttora con la fotografia di una sede della Unipolsai? E non è l’unico ad essere selezionato dai motori di ricerca anche nella prima pagina, perché spesso pagano il posizionamento in testa. E più i siti-truffa delinquono, più Google incassa.
I 2,7 milioni di veicoli non assicurati
Di questi siti web ne nasce uno al giorno con nomi tipo: genertelassicura.com (il provider si trova in Arizona), oppure misterpolizza.com (Lituania), o ancora directassicurazione.com (Canada). La truffa si consuma quasi sempre intascando il premio attraverso la ricarica di una carta prepagata, che viene immediatamente svuotata ai bancomat, in cambio di un contrassegno falso spedito per posta elettronica o con un messaggio su Whatsapp. Ma intanto sono stati acquisiti anche i dati del truffato e del suo mezzo, che poi vengono riutilizzati per creare altre identità false, intestare veicoli, carte prepagate, nuovi siti web. Eppure continuano a vendere fino a quando non interviene l’autorità giudiziaria.
Insomma i truffati, loro malgrado, irrobustiscono la contabilità dei veicoli senza copertura: 2,7 milioni secondo i dati dell’associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (Ania). E se malauguratamente provocano incidenti, il risarcimento dei danni lo paga il fondo vittime della strada, che si alimenta tramite un prelievo del 2,5% sui premi versati dagli assicurati. Cioè gli onesti, quasi tutti noi.