Nelle terapie intensive servono più posti In Lombardia i privati alleati dei centri pubblici
Su 900 letti 120 sono riservati ai pazienti contagiati: 380 quelli delle cliniche che saranno in parte utilizzati La Regione: «Da oggi in aiuto anche alcuni medici»
Ospedali pubblici e privati collaborano per affrontare l’emergenza coronavirus in Lombardia. Servono spazi per curare i malati, soprattutto quelli gravi, e le terapie intensive delle strutture pubbliche sono sotto stress. Oggi su 900 letti disponibili, circa 120 sono dedicati ai contagiati. Ma il numero di casi cresce e di pari passo la necessità di reparti adeguatamente attrezzati. Per questo la Regione coinvolge i privati «in maniera strutturale». Di ieri l’incontro tra i vertici del Pirellone e i responsabili dei poli che sono dotati di Dea (dipartimento d’emergenza e accettazione) o di Pronto soccorso. Spiega l’assessore lombardo alla Sanità Giulio Gallera: «Abbiamo chiesto e raccolto completa disponibilità sia per i posti letto in terapia intensiva sia per la gestione dell’emergenza. Abbiamo sempre detto che la sanità lombarda si basa su due gambe, il pubblico e il privato accreditato».
Già nella scorsa settimana alcune strutture hanno iniziato a collaborare. «Da adesso tutte entrano in un percorso
— continua l’assessore —. A oggi i posti letto ci sono, ma vanno ampliati», anche perché nel frattempo gli ospedali devono continuare a gestire le situazioni ordinarie. I gruppi privati lombardi hanno un «tesoretto» di 380 letti in rianimazione: di concerto con la Regione si studierà quanti e quali usare per i malati di coronavirus. I reparti dedicati infatti devono poter essere separati dagli altri spazi.
I dettagli verranno discussi oggi, in una riunione operativa con i direttori sanitari dei presidi. Per fare spazio ai contagiati il Pirellone ha chiesto ai gruppi di «ridurre del 70% l’attività d’elezione», ovvero i ricoveri programmati. Dario Beretta, alla guida della sezione lombarda dell’associazione italiana ospedalità privata (Aiop), sottolinea: «Da sabato scorso stiamo seguendo le indicazioni della Regione. Ora siamo pronti a combattere. Capiremo dove è possibile “contingentare” i posti».
Non è l’unica strada che il Pirellone sta percorrendo per trovare altri spazi. Oltre alle terapie intensive, le persone vengono ricoverate nelle subintensive e nei reparti di malattie infettive. Si starebbe pensando all’uso delle pneumologie, se adeguatamente attrezzate. Sabato inoltre Gallera ha parlato della possibilità di creare «ospedali dedicati» all’emergenza, totalmente o in gran parte. Si stanno valutando le strutture nella «zona rossa» e il Sacco di Milano, specializzato nelle malattie infettive. Qui ieri sono stati in visita i referenti dell’organizzazione mondiale della sanità, «dando giudizi positivi per il modello messo in campo da Regione Lombardia — dice Gallera — e ci hanno detto che intendono prenderlo come esempio per altri Paesi». Da domani, poi, i pazienti in buone condizioni ma ancora positivi ai test potranno essere trasferiti all’ospedale militare di Baggio.
Servono rinforzi anche per il personale sanitario. I privati faranno la loro parte. «Già da domani (oggi, ndr) alcuni medici entreranno direttamente nel nostro sistema per collaborare» dice il governatore Attilio Fontana. Si tratta in particolare di 15 specialisti del Gruppo San Donato che andranno a Crema, Cremona e Lodi (in questi ultimi rimangono chiusi i Pronto soccorso), mentre altri cinque sono a disposizione per la «zona rossa». La Regione è poi pronta ad assumere medici in pensione o specializzandi. Per quanto riguarda gli infermieri, si stanno scorrendo le graduatorie e verranno anticipate a marzo le lauree di aprile.