FRANCIA, PERDONO TUTTI NEL BRACCIO DI FERRO ESECUTIVO-OPPOSIZIONE
«Non è più un’aula del Parlamento, è un circo», dice Olivia Grégoire, deputata macronista della République En Marche che pure ha la maggioranza assoluta all’assemblée nationale. La crisi delle istituzioni rappresentative colpisce tutte le democrazie — anche l’italia, dove il 29 marzo si voterà nel referendum sul taglio dei parlamentari — ma in questi giorni è la politica francese a offrire lo spettacolo peggiore. Come è noto, da mesi il presidente Macron e il premier Edouard Philippe sostengono un nuovo piano delle pensioni contestato da sindacati, avversari politici e non pochi cittadini. Il luogo ideale per discuterne sembrava l’assemblea nazionale, ma di fronte all’ostruzionismo il premier Philippe ha deciso di ricorrere all’articolo 49-3 della Costituzione: dibattito parlamentare scavalcato se si supera la scontata mozione di censura. Una specie di fiducia, un «bazooka costituzionale» che anni fa, usato sotto la presidenza Hollande, fece indignare gli stessi politici che adesso al governo lo promuovono: dal premier Philippe che lasciò l’aula scandalizzato a Bruno Le Maire (oggi ministro dell’economia) che disse «quando una maggioranza è costretta a usare uno strumento così brutale come il 49-3, è la fine di un regno». Ma anche l’opposizione non brilla: comunisti e deputati della France Insoumise hanno presentato 41 mila emendamenti — per esempio chiedendo di cambiare solo una parola, «considerando» al posto di «per quanto riguarda» —, in modo da costringere il governo al 49-3 e poter denunciare così l’«attentato alla democrazia». La delegittimazione delle istituzioni prosegue anche in tempi di coronavirus: gli eventi con oltre 5.000 partecipanti vengono annullati? Per Marine Le Pen è una manovra per vietare le future manifestazioni e reprimere la protesta popolare.
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