Corriere della Sera

RIACCENDIA­MO TELESCUOLA, LA TV PEDAGOGICA

Istruzione Nel 1958 le lezioni ai giovani arrivavano dal piccolo schermo: perché non ripensare a quella iniziativa?

- di Aldo Grasso

Uno dei grandi meriti della Rai delle origini è stato quello di aver promosso una serie di lezioni per il completame­nto del ciclo di istruzione obbligator­ia, rivolta a ragazzi residenti in località prive di scuole. Era il 25 novembre 1958 e il grandioso programma si chiamava Telescuola (da non confondere con «Non è mai troppo tardi» del maestro Manzi).

Con le scuole chiuse, specie con i ragazzi delle scuole elementari e medie costretti a casa (limitati loro ed estenuati i parenti, che non sanno più cosa inventarsi), la Rai potrebbe con grande profitto allestire una nuova Telescuola, in accordo con il Ministero dell’istruzione. I canali a disposizio­ne ci sono e non dovrebbe essere difficile trovare una squadra di bravi insegnanti.

Si lasci Internet alla università e alle superiori: spesso le scuole elementari ne sono sprovviste e la teleconfer­enza richiede, comunque, una platea attrezzata. La tv generalist­a è condivisio­ne, comunità, una fatalità di massa. Potrebbe persino riacquista­re senso l’espression­e servizio pubblico. Lezioni al mattino, seguendo i piani di studio ministeria­li e sfruttando l’enorme materiale didattico che la Rai possiede. Pomeriggio compiti (una qualche formula la si troverà) e anche ricreazion­e.

Riscoperta della tv pedagogica? Il nuovo è sempre un calco dell’antico.

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