«Sono misure a tutela dei cittadini Ma a Roma si sono mossi in ritardo»
Il governatore lombardo Fontana ancora in isolamento «Noi abbiamo cercato di rendere chiaro il quadro con dati scientifici e proiezioni. Non ci hanno creduto»
«L a bozza del Decreto del presidente del Consiglio sembra andare nella direzione del contenimento della diffusione del virus, con misure più incisive che invitano i cittadini alla prudenza. Ma non posso non evidenziare che il testo è, a dir poco, pasticciato e necessita chiarimenti da parte del governo stesso per consentire ai cittadini di capire cosa si può fare o meno».
Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha atteso il testo del Decreto con le nuove misure di cautela contro il coronavirus nel suo ufficio a Palazzo Lombardia, dove di fatto vive da una decina di giorni in regime di autoisolamento. Per tutta la giornata si sono rincorse voci su pressioni lombarde per provvedimenti più energici — perché la velocità di diffusione dei contagi e la capacità di risposta del sistema sanitario impongono una prevenzione basata sulla riduzione dei contatti tra le persone — e un atteggiamento del governo più incline ad ammorbidire.
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La quarantena Dobbiamo dare retta ai medici. Altrimenti anch’io mi chiederei cosa ci faccio in isolamento Lui è il capo dell’esecutivo, è lui a firmare i decreti che dettano le misure che stiamo mettendo in campo per difenderci da questa epidemia».
Ma è vero che voi avevate chiesto la chiusura di bar e ristoranti e il blocco dei trasporti?
«I trasporti sono l’ultima cosa da fermare, perché significa davvero bloccare del tutto la produzione. Ma il punto non è questo, perché noi non abbiamo mai mandato al governo specifiche richieste di questo o quel provvedimento, non è compito nostro. Noi, consultando continuamente un nutrito gruppo di esperti scientifici e tecnici, ci limitiamo a fornire un quadro della situazione. Anche in questo caso abbiamo mandato a Roma una relazione aggiornata con tutti i numeri rilevanti, i dati epidemiologici, le proiezioni sui contagi elaborate dall’università di Trento che ha creato un modello matematico che aiuta a prevedere l’evoluzione della situazione. Poi abbiamo incontrato i sindaci, che ci hanno chiesto misure adeguate a contenere i contagi, e devo dire che anche alcune multinazionali si sono messe a disposizione offrendo il fermo dell’attività o ipotizzando ferie anticipate per i dipendenti. Dopodiché l’atto formale che stabilisce quali misure si debbano attuare si chiama Decreto del presidente del Consiglio».
Secondo lei a Roma non c’è la stessa percezione che avete voi?
«Non lo so, ma potrebbe essere, mi pare che se ne discuta con maggiore serenità, dal momento che fino a qualche giorno fa l’unico vero problema era la mascherina indossata in diretta dal presidente della Regione Lombardia, mentre oggi quel gesto sarebbe probabilmente commentato molto diversamente. E anche nella società lombarda c’è una chiara percezione della situazione. Noi ci stiamo impegnando al massimo per fornire risposte: siamo concentrati nella ricerca di posti letto in terapia intensiva, di personale sanitario, di ventilatori e di strumenti di tutela individuale come le mascherine, perché se non le compriamo noi non ce le fornisce nessuno».
Vista dal vertice del governo della Lombardia, qual è la situazione?
«È quella che con grande trasparenza forniamo ai cittadini ogni giorno. E oggi dobbiamo parlare di 359 letti occupati in terapia intensiva e dell’allarme lanciato dalla comunità dei medici che vi lavorano, che dicono chiaramente di trovarsi al limite della capacità. Questa è la situazione che descrivono e io credo che in questi casi si debba ascoltare innanzitutto chi è in prima linea, cioè i medici. Io di mio non saprei niente se non avessi informazioni da chi se ne occupa su basi scientifiche».
Ma la sua percezione di vulnerabilità si è acuita dopo il contagio di una sua collaboratrice e dell’assessore allo Sviluppo economico Alessandro Mattinzoli?
«No, anche se ovviamente mi sono sentito molto coinvolto e mi sento vicino ai miei due collaboratori. La dimensione del problema mi arriva di giorno in giorno dai dati che fotografano la realtà. E noi dobbiamo ragionare su quei dati e dare retta a ciò che ci dicono i medici. Altrimenti verrebbe anche a me da chiedermi perché devo dormire da giorni qui a Palazzo Lombardia».
È rimasto sempre lì da quando è scattata la quarantena anche per lei?
«Sono tornato a casa soltanto due sere, ma devo dire che qui ho ricevuto omaggi gastronomici che a casa mi sarei sognato, tra pasticcini delle Eolie e piatti napoletani e lombardi. E poi, proprio questa sera, ho potuto godermi da quassù un tramonto degno delle parole del Manzoni sui cieli di Lombardia. Ma mi manca tanto l’aria aperta e se tutto continua ad andare bene tra pochi giorni potrò tonare anch’io a passeggiare tra i miei boschi del Campo dei fiori. Intanto, però, continuo a lavorare rispettando tutte le prescrizioni dell’istituto superiore di sanità: mi lavo le mani con frequenza, indosso la mascherina, mantengo le distanze dalle altre persone...».
Anche dieci milioni di lombardi sono chiamati a osservare misure che limitano le loro vite.
«Ne sono assolutamente consapevole e mi rendo conto che siamo di fronte a una prova difficile. Ma so anche che supereremo questo momento se tutti quanti ci impegniamo a collaborare. Lo abbiamo già fatto, ma ora dobbiamo farlo ancora di più. E nessuno deve pensare che questi provvedimenti siano frutto di qualche manovra politica: si tratta di misure necessarie. Basta guardare cosa sta succedendo ancora in Cina: lì le limitazioni non sono state revocate e se il presidente della seconda potenza economica mondiale, Xi Jinping, parla di un evento sanitario mai visto nella storia del suo Paese vorrà pur dire che ci troviamo di fronte a un fatto enorme?».
E cosa pensa dell’atteggiamento degli altri Paesi europei?
«Nel resto d’europa, sia pure con tempi differiti, si sta verificando la stessa situazione che stiamo vivendo qui. E si stanno imponendo le stesse misure che abbiamo preso noi. Dopodiché anch’io non mi capacito del fatto che qui il virus si muova con maggiore velocità rispetto al Veneto o ad altri territori confinanti. Ma gli scienziati dicono che si sta diffondendo in tutto il mondo».