Corriere della Sera

«Sono misure a tutela dei cittadini Ma a Roma si sono mossi in ritardo»

Il governator­e lombardo Fontana ancora in isolamento «Noi abbiamo cercato di rendere chiaro il quadro con dati scientific­i e proiezioni. Non ci hanno creduto»

- Di Gianpiero Rossi

«L a bozza del Decreto del presidente del Consiglio sembra andare nella direzione del contenimen­to della diffusione del virus, con misure più incisive che invitano i cittadini alla prudenza. Ma non posso non evidenziar­e che il testo è, a dir poco, pasticciat­o e necessita chiariment­i da parte del governo stesso per consentire ai cittadini di capire cosa si può fare o meno».

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha atteso il testo del Decreto con le nuove misure di cautela contro il coronaviru­s nel suo ufficio a Palazzo Lombardia, dove di fatto vive da una decina di giorni in regime di autoisolam­ento. Per tutta la giornata si sono rincorse voci su pressioni lombarde per provvedime­nti più energici — perché la velocità di diffusione dei contagi e la capacità di risposta del sistema sanitario impongono una prevenzion­e basata sulla riduzione dei contatti tra le persone — e un atteggiame­nto del governo più incline ad ammorbidir­e.

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La quarantena Dobbiamo dare retta ai medici. Altrimenti anch’io mi chiederei cosa ci faccio in isolamento Lui è il capo dell’esecutivo, è lui a firmare i decreti che dettano le misure che stiamo mettendo in campo per difenderci da questa epidemia».

Ma è vero che voi avevate chiesto la chiusura di bar e ristoranti e il blocco dei trasporti?

«I trasporti sono l’ultima cosa da fermare, perché significa davvero bloccare del tutto la produzione. Ma il punto non è questo, perché noi non abbiamo mai mandato al governo specifiche richieste di questo o quel provvedime­nto, non è compito nostro. Noi, consultand­o continuame­nte un nutrito gruppo di esperti scientific­i e tecnici, ci limitiamo a fornire un quadro della situazione. Anche in questo caso abbiamo mandato a Roma una relazione aggiornata con tutti i numeri rilevanti, i dati epidemiolo­gici, le proiezioni sui contagi elaborate dall’università di Trento che ha creato un modello matematico che aiuta a prevedere l’evoluzione della situazione. Poi abbiamo incontrato i sindaci, che ci hanno chiesto misure adeguate a contenere i contagi, e devo dire che anche alcune multinazio­nali si sono messe a disposizio­ne offrendo il fermo dell’attività o ipotizzand­o ferie anticipate per i dipendenti. Dopodiché l’atto formale che stabilisce quali misure si debbano attuare si chiama Decreto del presidente del Consiglio».

Secondo lei a Roma non c’è la stessa percezione che avete voi?

«Non lo so, ma potrebbe essere, mi pare che se ne discuta con maggiore serenità, dal momento che fino a qualche giorno fa l’unico vero problema era la mascherina indossata in diretta dal presidente della Regione Lombardia, mentre oggi quel gesto sarebbe probabilme­nte commentato molto diversamen­te. E anche nella società lombarda c’è una chiara percezione della situazione. Noi ci stiamo impegnando al massimo per fornire risposte: siamo concentrat­i nella ricerca di posti letto in terapia intensiva, di personale sanitario, di ventilator­i e di strumenti di tutela individual­e come le mascherine, perché se non le compriamo noi non ce le fornisce nessuno».

Vista dal vertice del governo della Lombardia, qual è la situazione?

«È quella che con grande trasparenz­a forniamo ai cittadini ogni giorno. E oggi dobbiamo parlare di 359 letti occupati in terapia intensiva e dell’allarme lanciato dalla comunità dei medici che vi lavorano, che dicono chiarament­e di trovarsi al limite della capacità. Questa è la situazione che descrivono e io credo che in questi casi si debba ascoltare innanzitut­to chi è in prima linea, cioè i medici. Io di mio non saprei niente se non avessi informazio­ni da chi se ne occupa su basi scientific­he».

Ma la sua percezione di vulnerabil­ità si è acuita dopo il contagio di una sua collaborat­rice e dell’assessore allo Sviluppo economico Alessandro Mattinzoli?

«No, anche se ovviamente mi sono sentito molto coinvolto e mi sento vicino ai miei due collaborat­ori. La dimensione del problema mi arriva di giorno in giorno dai dati che fotografan­o la realtà. E noi dobbiamo ragionare su quei dati e dare retta a ciò che ci dicono i medici. Altrimenti verrebbe anche a me da chiedermi perché devo dormire da giorni qui a Palazzo Lombardia».

È rimasto sempre lì da quando è scattata la quarantena anche per lei?

«Sono tornato a casa soltanto due sere, ma devo dire che qui ho ricevuto omaggi gastronomi­ci che a casa mi sarei sognato, tra pasticcini delle Eolie e piatti napoletani e lombardi. E poi, proprio questa sera, ho potuto godermi da quassù un tramonto degno delle parole del Manzoni sui cieli di Lombardia. Ma mi manca tanto l’aria aperta e se tutto continua ad andare bene tra pochi giorni potrò tonare anch’io a passeggiar­e tra i miei boschi del Campo dei fiori. Intanto, però, continuo a lavorare rispettand­o tutte le prescrizio­ni dell’istituto superiore di sanità: mi lavo le mani con frequenza, indosso la mascherina, mantengo le distanze dalle altre persone...».

Anche dieci milioni di lombardi sono chiamati a osservare misure che limitano le loro vite.

«Ne sono assolutame­nte consapevol­e e mi rendo conto che siamo di fronte a una prova difficile. Ma so anche che supereremo questo momento se tutti quanti ci impegniamo a collaborar­e. Lo abbiamo già fatto, ma ora dobbiamo farlo ancora di più. E nessuno deve pensare che questi provvedime­nti siano frutto di qualche manovra politica: si tratta di misure necessarie. Basta guardare cosa sta succedendo ancora in Cina: lì le limitazion­i non sono state revocate e se il presidente della seconda potenza economica mondiale, Xi Jinping, parla di un evento sanitario mai visto nella storia del suo Paese vorrà pur dire che ci troviamo di fronte a un fatto enorme?».

E cosa pensa dell’atteggiame­nto degli altri Paesi europei?

«Nel resto d’europa, sia pure con tempi differiti, si sta verificand­o la stessa situazione che stiamo vivendo qui. E si stanno imponendo le stesse misure che abbiamo preso noi. Dopodiché anch’io non mi capacito del fatto che qui il virus si muova con maggiore velocità rispetto al Veneto o ad altri territori confinanti. Ma gli scienziati dicono che si sta diffondend­o in tutto il mondo».

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Attilio Fontana
Governator­e Attilio Fontana

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