Corriere della Sera

I nostri doveri

- di Luciano Fontana

È uno scatto nelle misure (i cui dettagli si stanno ancora definendo) che ci mette di fronte, se qualcuno poteva non esserne ancora convinto, alla gravità della situazione. Il virus si diffonde e contagia tanti di noi, le terapie intensive, essenziali per curare i malati più gravi, sono al limite in Lombardia. Il lavoro di medici e infermieri, eroi di questi giorni, potrebbe non bastare se non venisse arginata rapidament­e la diffusione del coronaviru­s. In questi giorni abbiamo ascoltato le preoccupaz­ioni di tanti cittadini, imprendito­ri, commercian­ti e artigiani di questa parte d’italia abituata da sempre a correre, porsi traguardi, innovare. Abbiamo capito tutti che le conseguenz­e sociali ed economiche di questa emergenza saranno pesanti e ci vorrà molto tempo per tornare alla normalità. Avremo il tempo per valutare se i comportame­nti del governo e delle autorità pubbliche siano stati all’altezza della situazione. E se questi provvedime­nti senza precedenti siano stati presi con la necessaria preparazio­ne. Ora però è il tempo di fare tutto quello che serve per frenare e infine bloccare i contagi. Possiamo farlo solo ascoltando con attenzione cosa ci dicono gli esperti, adottando tutti i comportame­nti e tutte le precauzion­i che possono portarci fuori da questa situazione. Le regole le abbiamo ascoltate ossessivam­ente in questi giorni: regole sanitarie e regole di comportame­nto. Da quello che abbiamo visto nelle nostre strade, e nelle nostre comunità, non tutti le hanno rispettate. Qualcuno può aver pensato «non mi riguarda, a me non accadrà». Invece adesso è importante che tutti facciano la loro parte: chi ci governa, chi ci amministra, ma anche ognuno di noi. È il tempo della cautela e della responsabi­lità. Prima faremo tutto ciò che è necessario, prima ne usciremo. E torneremo a quello che ci manca, che ci fa sentire in un angolo. Consapevol­i che una comunità come la nostra è forte perché è unita, responsabi­le e fiduciosa. Ha fiducia nei suoi medici, nei suoi ricercator­i e in chi fronteggia il virus. Ha fiducia in sé stessa e capace, con i gesti di oggi, di guardare con ottimismo e voglia di ripartire a quel futuro che deve arrivare il prima possibile.

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