Allarme per i contatti col leader pd Il governo pensa al protocollo Chigi
Amuchina e guanti ai seggi
Quando la «bomba» piomba su Palazzo Chigi, il presidente Conte è nella sua stanza a limare le ultime norme per combattere il coronavirus. «Zingaretti positivo», è la notizia che, alle due del pomeriggio, uno stretto collaboratore riferisce al premier via telefono. Uno choc per l’intera squadra giallorossa. L’input del capo dell’esecutivo è mantenere il sangue freddo e non generare allarme. Ma la preoccupazione è alta. Dopo i messaggi di solidarietà da parte di tutti i ministri al segretario del Pd, inizia la corsa a ricostruire gli ultimi spostamenti per capire se mettere a punto una sorta di «protocollo Chigi». Chi deve isolarsi? Qualcuno presenta sintomi? È il caso o no di sottoporre al tampone ministri e persone degli staff venute in contatto con Zingaretti? O basteranno sorveglianza attiva e quarantena?
Alle nove della sera a Palazzo Chigi tanti interrogativi non avevano ancora risposta. Nessuna direttiva ufficiale. «Aspettiamo domani», era lo stato d’animo nelle stanze del presidente, il quale si sente in forma e non ha fatto alcun test.
Oggi dunque si vedrà se è il caso che alcuni esponenti del governo, che negli ultimi giorni sono stati a stretto contratto con il segretario del Pd, si sottopongano al tampone o si chiudano in isolamento precauzionale, come hanno fatto Anna Ascani, Andrea Orlando e il presidente dell’abruzzo, Marco Marsilio. L’elenco dei dem a rischio contagio è lungo. Lunedì il segretario del Pd ha visto al Nazareno (oltre a Orlando) il capo delegazione Dario Franceschini, il viceministro Antovertice
Palazzo Chigi
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, 43 anni, ieri da solo durante le dichiarazioni alla stampa dopo il Consiglio dei ministri nio Misiani e Roberto Gualtieri. Il ministro dell’economia, che negli ultimi giorni ha lavorato fianco a fianco con il premier, era seduto proprio accanto al leader e si sottoporrà al tampone.
«Vedrete, il coronavirus lo prenderemo tutti», è il tam tam che scandisce un’altra drammatica giornata, resa già tremendamente difficile dai dati diffusi dalla Protezione civile guidata da Angelo Borrelli. Nulla è ancora deciso, ma il capo del dipartimento potrebbe essere affiancato da una sorta di supercommissario: l’idea è affidare a un tecnico, a un prefetto di chiara fama, l’incarico di gestire la logistica dell’emergenza, dagli acquisti alle eventuali strutture da requisire.
Per dare l’idea di quanto allarme abbia destato nel governo e dintorni la positività di Zingaretti al virus, basta seguire il filo dei suoi spostamenti e contatti. Mercoledì al
C i saranno disinfettanti per le mani e guanti monouso accanto alle schede nei 509 seggi per le suppletive che si terranno oggi in Umbria per il collegio 2 del Senato: si vota per chi sostituirà Donatella Tesei, dimessasi dopo l’elezione a governatrice.
sull’emergenza sanitaria nella sala Verde di Palazzo Chigi, c’era anche Conte, ma seduto a diversi metri di distanza da Zingaretti. E poi Bonaccini, Cirio, Toti, Landini, Furlan... Accanto al segretario del Pd aveva preso posto il governatore Nello Musumeci. Il quale assicura di essere in «ottima salute», eppure ha deciso l’autoisolamento in attesa dell’esito dei controlli: «Doverosa prudenza». Musumeci resterà in casa e dovrà provarsi la temperatura due volte al giorno. Il viceministro Misiani, che tra l’altro è stato di recente a Bergamo, lavora gomito a gomito con la sottosegretaria Cecilia Guerra, che è di Modena e da ieri, con l’ultimo decreto, non potrà tornare a casa dai suoi figli.
Da giorni a Palazzo Chigi e in tutte le riunioni del governo si osservano le norme di sicurezza. Si evitano i saluti, ci si siede a distanza, si consiglia ai ministri di «non andare troppo in giro». Tante le riunioni che saltano, ma tantissime quelle che si tengono regolarmente. Giovedì nella piccola sala stampa al piano terra hanno parlato Conte e Gualtieri, seduti a più di un metro di distanza l’uno dall’altro. Ma la saletta era molto affollata e così ora si pensa, per evitare assembramenti di giornalisti e cameraman, di aprire la più grande sala dei Galeoni. Quanto ai ministri, non potranno più dichiarare davanti alle telecamere, ma dovranno sedersi in sala stampa, a distanza di sicurezza dagli operatori dell’informazione.