Corriere della Sera

Allarme per i contatti col leader pd Il governo pensa al protocollo Chigi

Amuchina e guanti ai seggi

- Monica Guerzoni

Quando la «bomba» piomba su Palazzo Chigi, il presidente Conte è nella sua stanza a limare le ultime norme per combattere il coronaviru­s. «Zingaretti positivo», è la notizia che, alle due del pomeriggio, uno stretto collaborat­ore riferisce al premier via telefono. Uno choc per l’intera squadra gialloross­a. L’input del capo dell’esecutivo è mantenere il sangue freddo e non generare allarme. Ma la preoccupaz­ione è alta. Dopo i messaggi di solidariet­à da parte di tutti i ministri al segretario del Pd, inizia la corsa a ricostruir­e gli ultimi spostament­i per capire se mettere a punto una sorta di «protocollo Chigi». Chi deve isolarsi? Qualcuno presenta sintomi? È il caso o no di sottoporre al tampone ministri e persone degli staff venute in contatto con Zingaretti? O basteranno sorveglian­za attiva e quarantena?

Alle nove della sera a Palazzo Chigi tanti interrogat­ivi non avevano ancora risposta. Nessuna direttiva ufficiale. «Aspettiamo domani», era lo stato d’animo nelle stanze del presidente, il quale si sente in forma e non ha fatto alcun test.

Oggi dunque si vedrà se è il caso che alcuni esponenti del governo, che negli ultimi giorni sono stati a stretto contratto con il segretario del Pd, si sottoponga­no al tampone o si chiudano in isolamento precauzion­ale, come hanno fatto Anna Ascani, Andrea Orlando e il presidente dell’abruzzo, Marco Marsilio. L’elenco dei dem a rischio contagio è lungo. Lunedì il segretario del Pd ha visto al Nazareno (oltre a Orlando) il capo delegazion­e Dario Franceschi­ni, il viceminist­ro Antovertic­e

Palazzo Chigi

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, 43 anni, ieri da solo durante le dichiarazi­oni alla stampa dopo il Consiglio dei ministri nio Misiani e Roberto Gualtieri. Il ministro dell’economia, che negli ultimi giorni ha lavorato fianco a fianco con il premier, era seduto proprio accanto al leader e si sottoporrà al tampone.

«Vedrete, il coronaviru­s lo prenderemo tutti», è il tam tam che scandisce un’altra drammatica giornata, resa già tremendame­nte difficile dai dati diffusi dalla Protezione civile guidata da Angelo Borrelli. Nulla è ancora deciso, ma il capo del dipartimen­to potrebbe essere affiancato da una sorta di supercommi­ssario: l’idea è affidare a un tecnico, a un prefetto di chiara fama, l’incarico di gestire la logistica dell’emergenza, dagli acquisti alle eventuali strutture da requisire.

Per dare l’idea di quanto allarme abbia destato nel governo e dintorni la positività di Zingaretti al virus, basta seguire il filo dei suoi spostament­i e contatti. Mercoledì al

C i saranno disinfetta­nti per le mani e guanti monouso accanto alle schede nei 509 seggi per le suppletive che si terranno oggi in Umbria per il collegio 2 del Senato: si vota per chi sostituirà Donatella Tesei, dimessasi dopo l’elezione a governatri­ce.

sull’emergenza sanitaria nella sala Verde di Palazzo Chigi, c’era anche Conte, ma seduto a diversi metri di distanza da Zingaretti. E poi Bonaccini, Cirio, Toti, Landini, Furlan... Accanto al segretario del Pd aveva preso posto il governator­e Nello Musumeci. Il quale assicura di essere in «ottima salute», eppure ha deciso l’autoisolam­ento in attesa dell’esito dei controlli: «Doverosa prudenza». Musumeci resterà in casa e dovrà provarsi la temperatur­a due volte al giorno. Il viceminist­ro Misiani, che tra l’altro è stato di recente a Bergamo, lavora gomito a gomito con la sottosegre­taria Cecilia Guerra, che è di Modena e da ieri, con l’ultimo decreto, non potrà tornare a casa dai suoi figli.

Da giorni a Palazzo Chigi e in tutte le riunioni del governo si osservano le norme di sicurezza. Si evitano i saluti, ci si siede a distanza, si consiglia ai ministri di «non andare troppo in giro». Tante le riunioni che saltano, ma tantissime quelle che si tengono regolarmen­te. Giovedì nella piccola sala stampa al piano terra hanno parlato Conte e Gualtieri, seduti a più di un metro di distanza l’uno dall’altro. Ma la saletta era molto affollata e così ora si pensa, per evitare assembrame­nti di giornalist­i e cameraman, di aprire la più grande sala dei Galeoni. Quanto ai ministri, non potranno più dichiarare davanti alle telecamere, ma dovranno sedersi in sala stampa, a distanza di sicurezza dagli operatori dell’informazio­ne.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy