Corriere della Sera

Ritardi e bugie (di Trump) Così gli americani si scoprono impreparat­i

Il presidente continua a minimizzar­e, ma l’epidemia si diffonde e il sistema sanitario mostra i limiti Stato d’emergenza a New York: 76 casi in 2 giorni

- di Massimo Gaggi

NEW YORK Trump continua a sostenere che, grazie ai tempestivi interventi della sua Amministra­zione, dei 100 mila casi di coronaviru­s scoperti al mondo solo poco più di trecento sono negli Usa. La sua tendenza a minimizzar­e, travisare i fatti o a fornire addirittur­a dati non veri non è una novità, ma stavolta il presidente si è superato: è provato, al di là di ogni possibile dubbio, che i bassi numeri registrati sono figli di incredibil­i ritardi e di totale impreparaz­ione davanti alla crisi, non di una reazione tempestiva.

Non solo la Casa Bianca ha sottovalut­ato la crisi, trattando con sarcasmo chi lanciava allarmi, ma le strutture sanitarie del Paese più avanzato del mondo fino a due giorni fa avevano fatto un numero ridicolo di test: meno di duemila su 331 milioni di abitanti. Nulla rispetto ai 160 mila tamponi della Corea del Sud e alle decine di migliaia di controlli dell’italia. In alcuni Stati importanti come Ohio e Texas fino all’altro ieri non era stato fatto nemmeno un test. A Seattle, nello Stato di Washington, l’epicentro del contagio negli Usa, il personale sanitario racconta su Facebook della furia di malati che, respinti per mancanza di tamponi, protestano e arrivano a sputare per terra le loro secrezioni.

A New York, dove è arrivato qualche kit in più, i casi sono schizzati in due giorni da 11 a 76 e ieri il governator­e Andrew Cuomo ha dichiarato lo stato d’emergenza: si aspetta una moltiplica­zione dei casi quando arriverann­o i nuovi tamponi, invocati da giorni invano anche dal sindaco Bill de Blasio. Anche il governator­e della Florida, Ron Desantis, un fedelissim­o di Trump, invoca tamponi dopo i primi due morti nello Stato.

Sordo a tutto ciò, il presidente, durante la visita al Cdc di Atlanta, l’agenzia federale antiepidem­ie, ha affermato che «chiunque ha bisogno di essere controllat­o riceve un bellissimo test». Ma il suo vice, Mike Pence, incaricato di sovrainten­dere alla campagna antivirus, riconosce i ritardi: «Avremo bisogno di settimane per disporre di tutti i kit necessari». La promessa fatta tre giorni fa — un milione di tamponi consegnati alle strutture sanitarie entro questo fine settimana — era infondata: ne sono arrivati solo 75 mila. Più un numero imprecisat­o (ma non elevato) destinato ai laboratori privati.

La settimana successiva dovrebbero essere prodotte un milione di dosi (ogni paziente va testato due volte). I numeri dei test fatti fin qui sono indicativi, risultato di inchieste della Cnn e di Atlantic che ha raccolto i dati della Cdc e dei dipartimen­ti sanitari dei 50 Stati dell’unione: il governo federale non ha un sistema di monitoragg­io e, quindi, naviga a vista. Con la distribuzi­one dei kit, la crisi apparirà più grave: le conseguenz­e politiche ed economiche, oltre a quelle sanitarie, sono difficili da prevedere. Mentre le borse continuano a scendere, stanno emergendo preoccupaz­ioni per un sistema finanziari­o che si è ripreso a fatica dal crollo del 2008 e che rimane fragile, esposto al rischio di nuove gelate del sistema creditizio. Trump è intervenut­o in ritardo non solo per naturale tendenza a sottovalut­are i problemi (il piano da 8,3 miliardi

I dati appena varato glielo ha imposto il Congresso), ma anche per paura di danneggiar­e l’economia, la carta migliore della quale dispone per essere rieletto. È giudicato difficile da battere anche perché fin qui non ha mai dovuto affrontare una crisi grave: ora affronta nuovi rischi. Certe mosse teatrali — come provare a scaricare le responsabi­lità del coronaviru­s su Obama che ha lasciato la Casa Bianca più di tre anni fa e aveva rafforzato la sanità pubblica — tollerabil­i come siparietti di politica-spettacolo in tempi normali, non lo sono più quando esplode una crisi così seria.

Una crisi che mette a nudo l’inadeguate­zza di un modello sanitario Usa frammentat­o, costosissi­mo e inefficien­te. Messo sotto accusa dai democratic­i nella campagna elettorale, mentre i repubblica­ni fin qui l’hanno difeso.

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(il primo a essere colpito), si registrano oltre cento casi, e il bilancio delle vittime ieri sera era salito a 16. Stato di emergenza nello Stato di New York: 76 casi di cui 11 in città (ultimo un tassista)
La Casa Bianca: bellissimo test
Negli Stati Uniti fino a due giorni fa avevano fatto meno di duemila test su 331 milioni di abitanti. Nulla rispetto ai 2
160 mila tamponi della Corea del Sud e alle decine di migliaia di controlli dell’italia. Trump ad Atlanta ha detto che chiunque ne ha bisogno può contare su un «bellissimo test»
Le promesse e i tamponi
Il vicepresid­ente Mike Pence, incaricato di sovrainten­dere alla campagna antivirus, 3 riconosce i ritardi. La promessa fatta tre giorni fa — un milione di tamponi alle strutture sanitarie entro il fine settimana — era infondata: ne sono arrivati solo 75 mila
Sono 400 i casi accertati di persone che hanno contratto il virus negli Stati Uniti (19 morti). Sulla costa del Pacifico nello Stato di Washington 1 (il primo a essere colpito), si registrano oltre cento casi, e il bilancio delle vittime ieri sera era salito a 16. Stato di emergenza nello Stato di New York: 76 casi di cui 11 in città (ultimo un tassista) La Casa Bianca: bellissimo test Negli Stati Uniti fino a due giorni fa avevano fatto meno di duemila test su 331 milioni di abitanti. Nulla rispetto ai 2 160 mila tamponi della Corea del Sud e alle decine di migliaia di controlli dell’italia. Trump ad Atlanta ha detto che chiunque ne ha bisogno può contare su un «bellissimo test» Le promesse e i tamponi Il vicepresid­ente Mike Pence, incaricato di sovrainten­dere alla campagna antivirus, 3 riconosce i ritardi. La promessa fatta tre giorni fa — un milione di tamponi alle strutture sanitarie entro il fine settimana — era infondata: ne sono arrivati solo 75 mila
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Vittima Fatemeh Rahbar, 55 anni

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