L’astrofisico italiano che ha inseguito le onde gravitazionali
A Vitale la medaglia europea «Tycho Brahe»
Ha dimostrato che nello Spazio si possono ascoltare onde gravitazionali che sulla Terra non si possono catturare, aprendo la possibilità di un balzo nell’esplorazione dell’universo altrimenti impossibile. Per questo Stefano Vitale, professore di Fisica all’università di Trento è stato insignito della Medaglia 2020 Tycho Brahe, illustre riconoscimento assegnato dalla Società Astronomica Europea a coloro che «superano i confini della ricerca contemporanea nelle scienze dello Spazio e dell’astronomia».
«Mi sento onorato ed emozionato», commenta Vitale. La medaglia celebra il valore di uno scienziato che ha creduto in un’intuizione e poi ha saputo realizzare uno strumento dalle capacità eccezionali. La sua è la storia di un ricercatore che aspira ad andare oltre ogni giorno: «Come fisico delle basse temperature mi occupavo di materiali superconduttori per i quali dovevo cogliere misure infinitesimali. Quando Edoardo Amaldi affrontò la sfida delle onde gravitazionali realizzai con Massimo Cerdonio una delle tre antenne europee nate per registrarle. Così mentre altri fisici preparavano le stazioni terrestri Virgo a Pisa e Ligo negli Usa, proposi all’agenzia spaziale europea un rilevatore da portare in orbita per eliminare i disturbi presenti sulla Terra che limitano il tipo di frequenze percepite. È stato arduo convincere l’agenzia che l’impresa era possibile ma alla fine hanno accettato e l’avventura è partita».
Così nel 2015 si lanciava il satellite Lisa Pathfinder il cui cuore tecnologico doveva certificare che era in grado di ascoltare quel certo tipo di onde gravitazionali. Nello stesso anno gli scienziati delle stazioni terrestri decifravano la scoperta della prima onda come previsto da Albert Einstein. «Per quasi un anno e mezzo le due masse cubiche di oro e platino di 46 millimetri ciascuna in caduta libera nello spazio-tempo hanno dimostrato — spiega Vitale — di poter cogliere il passaggio di onde con una frequenza più lenta rispetto a quelle percepite sulla Terra». Arrivarci è stata una sfida tecnologica perché mai era stato concepito un simile strumento, costruito per l’occasione da un consorzio industriale in cui spiccava Ohb Italia. I risultati sono stati superiori alle aspettative. «E questo — conclude lo scienziato — ha permesso all’esa di dare il via ai tre satelliti Lisa che partiranno nei primi anni Trenta, e che sapranno ascoltare gli effetti della fusione di giganteschi buchi neri lontani dalle cui onde sonore raccoglieremo straordinarie conoscenze sull’universo».