«Così svelai a mio marito il nome del mio amante E lui mi rispose: ti capisco»
I novant’anni della pianista, mamma di Carla e Valeria
«Come festeggerò i miei 90 anni? Terrò un concerto qui a Parigi il primo aprile, il giorno in cui mi cadrà addosso questo enorme numero di anni che odio e che trovo scandaloso». Cosa c’è di «scandaloso»? Non se li sente? «C’è che li avrò e dovrò tenermeli, però sto bene, ho solo delle stanchezze e il cervello funziona: suono ancora il piano a memoria. Per il compleanno, farò una fantasia di Schubert a quattro mani con un amico, poi Ravel, Erik Satie e Schumann con Martin Egel, col quale ho fatto tournée per vent’anni».
Marisa Borini, vedova Bruni Tedeschi, è la mamma di Carla, top model, cantautrice e già première dame di Francia, e di Valeria, attrice e regista, oltre che di Virginio, morto di Aids a 46 anni. Nata a Torino, vive a Parigi da quando si trasferì con la famiglia per paura dei rapimenti, negli anni 70. Ha girato il mondo tenendo concerti e, a 73 anni, si è scoperta attrice. Ha recitato nei film di Valeria, poi con Jeanpierre Denis, Richard Berry, Paolo Virzì, e anche in teatro: «La sera tornavo a casa», ricorda, «e mi chiedevo: quante ore mancano prima di ricominciare?». La sua è un’italia che non c’è più, quelle delle grandi famiglie dove si poteva essere industriali e insieme artisti, come lo fu suo marito Alberto, erede della Ceat dei cavi elettrici, ma anche compositore e direttore del Regio di Torino. Famiglie coi Canaletto e i Bruegel in salotto, che a un certo punto dismettono qualcosa da Sotheby’s, a Londra. Tipo quattro arazzi dei Gobelin appartenuti a Luigi XIV e un lampadario che fu di Napoleone. Ricavato totale 18,8 milioni di euro, però devoluti alla ricerca sull’aids e alla fondazione intitolata al figlio perso. Famiglie coi castelli in campagna e in Costa Azzurra, a volte soffertamente venduti, come Valeria ha raccontato per quello di Castagneto Po nel film Un château en