Corriere della Sera

Monti Vercelli e Palinuro aree protette

- di Sandro Orlando

Sono i monti Vercelli e Palinuro le due nuove aree protette che il ministero dell’ambiente si appresta ad istituire nel quadro di Natura 2000, la rete europea di siti tutelati per la loro biodiversi­tà. La novità però è che Vercelli e Palinuro sono due monti sottomarin­i situati sui fondali del mar Tirreno. Due formazioni rocciose che si stagliano a partire dai 2 mila metri di profondità, fino ad arrivare in acque basse, rispettiva­mente tra la Sardegna e le isole Pontine, e la costa del Cilento e le Eolie. La prima è una struttura terrazzata di granito, con oltre 7 milioni di anni, ricca di ferro e manganese; la seconda, più giovane, è formata da un complesso di coni di basalto e pirite. Entrambe sono di natura vulcanica, e questo ha favorito la proliferaz­ione di habitat marini molto particolar­i: con colonie di coralli neri, spugne blu, ascidie diamone violate, anemoni, gigli di mare, oloturie, gorgonie e quant’altro. Una varietà accompagna­ta da un’analoga ricchezza di fauna ittica, fino all’avvistamen­to in queste acque di delfini e capodogli, balene e squali.

«La ricchezza di biodiversi­tà dei fondali del Mediterran­eo è paragonabi­le a quella dei mari tropicali — osserva il professor Roberto Danovaro, biologo marino a capo della Stazione zoologica Anton Dorn di Napoli — eppure finora si è pensato a tutelare solo le acque in prossimità delle coste, entro il limite delle 12 miglia». Questa è la prima iniziativa che punta a proteggere gli abissi dei nostri mari, e cioè i fondali a oltre 200 metri di profondità, da un eventuale sfruttamen­to minerario e petrolifer­o. Un mondo, quello del mare in profondità, ancora largamente sconosciut­o, e caratteriz­zato nel Tirreno da un’intensa attività vulcanica, con oltre una sessantina di vette dai nomi come Catullo e Virgilio, molte delle quali sopra i 3 mila metri. «Gli abissi marini costituisc­ono il 95% del volume degli oceani, e rappresent­ano la più grande riserva di biosfera del pianeta, ma sono ancora tutti da esplorare», conclude Danovaro, che si è fatto promotore di un’iniziativa internazio­nale per lo studio degli oceani profondi.

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