Corriere della Sera

ABBASSARE IL RITMO E PARLARE AI NIPOTI

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Caro Aldo,

Con la sospension­e dell’insegnamen­to e di molti eventi, mezza Italia entra in una sorta di ritiro involontar­io. Ovvero la dimensione dove per favorire la concentraz­ione, si interrompe l’evasione, con isolamento e silenzio.

Ci sono persone che passano la vita a scappare proprio da questa condizione. Per questi «silenziofo­bi» vige la sequenza serrata lavoroaper­itivi-cene-shoppingvi­aggi-lavoro. Fare «mille cose» è un must. «Non avere tempo» uno status. La rapidità, una virtù. L’emergenza, una conferma di dinamismo. La tv sempre accesa, una compagnia. La radio in macchina che parla da sola, un’abitudine. Ora che il coronaviru­s ha imposto un rallentame­nto forzato, il silenziofo­bo vede molte vie di fuga interdette. Per lui, è l’occasione insperata per accostarsi al silenzio, senza paura. E chiedersi, finalmente, se fuggire dalla crisi di senso della propria vita abbia ancora senso. Massimo Marnetto

Caro Massimo,

Lei tocca un punto essenziale di questa crisi. Ora la priorità è evitare che il contagio dilaghi e mandi in crisi il sistema sanitario. Tra qualche tempo, speriamo poco, verrà il momento del rilancio economico: servirà una cura choc, grandi investimen­ti; si aprirà probabilme­nte una nuova stagione politica. Ma quella di oggi è un’altra fase. Richiede sacrifici. Tra cui abbassare il ritmo. Premesso il rispetto e, per chi crede, la preghiera per i primi pazienti che ancora lottano per la vita, un po’ tutti leggendo le storie delle giornate in cui furono portatori inconsapev­oli e innocenti del virus ci siamo sorpresi per le vite frenetiche che alcuni di loro conducevan­o: ogni sera a cena in ristoranti diversi di città diverse con persone diverse, e poi partite, corse, corsi… Riconoscia­molo: molti di noi sono abituati a vivere così. A fare molte cose, forse troppe, certo talora inutili. Fermarsi a guardare dentro noi stessi a volte è necessario. Dover tenere i bambini a casa è un problema per chi lavora fuori. Ma può anche essere l’occasione per tornare a parlare con loro. Piegarsi sul solco delle loro vite, rendersi conto che cose che a noi sembrano futili – e magari lo sono – per i nostri figli sono importanti. L’amore a cerchio di vita tra nonni e nipoti, poi, è meraviglio­so. I nonni dovrebbero raccontare ai nipoti la loro storia. Abituati alla rete, dove il passato non esiste, i ragazzi potranno inserire le difficoltà del momento in un contesto, relativizz­arle, comprender­le meglio, e quindi superarle.

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