La figlia del boss e la poliziotta: una lo specchio dell’altra
Serena Uccello, dopo i saggi sulla criminalità organizzata, pubblica per Giulio Perrone «La nostra casa felice», un romanzo ambientato in Calabria
Due donne, ai capi estremi della giustizia. Argentina e Nunzia, che la vita ha fatto incontrare mettendole una di fronte all’altra, sponde opposte dello stesso mare, nel quale male e bene si confondono. Attraverso la storia di queste due protagoniste — Argentina, vicequestore nella squadra mobile di Reggio Calabria, e Nunzia, figlia del più potente boss della ’ndrangheta — la giornalista Serena Uccello esordisce nella narrativa con La nostra casa felice (pubblicato dalla casa editrice Giulio Perrone).
Già autrice di saggi sulla criminalità organizzata, Uccello racconta una storia corale in cui i protagonisti alternano il loro punto di vista. Ma è la voce di Argentina a emergere e a trascinare il lettore nella sua indagine su un clan familiare che controlla la Piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria.
Quando il boss Gregorio finisce in carcere e il figlio Domenico si dà alla latitanza, tocca a Nunzia, figlia e sorella dei due malavitosi, ereditare il peso del loro potere criminale. E Argentina, addetta alle intercettazioni, inizia a vivere all’ombra della donna: spiandola, assorbe tutte le incertezze e le tenebre della sua esistenza.
Nunzia — che è la complice inetta di tanto sangue versato — non la vuole quella vita. Un’esistenza in cui tutti gli uomini della sua famiglia sono in carcere, la madre la disprezza, quasi sentisse l’odore dei suoi dubbi, e la sorella, l’unica che ama, è scomparsa nel nulla. Con due figli da crescere (Miriam, all’ultimo anno di liceo, e Pietro, un bambino), la donna si sente schiacciata dalla sua silenziosa complicità. E vedendo quel suo «figlio ridicolo» minacciare gli amici («Tu lo sai chi è mio nonno?») decide di fermare il propagarsi di un male e la sua trasformazione in metastasi. Il cancro, criminale appunto, della sua famiglia.
Attraverso le intercettazioni, Argentina si specchia in Nunzia.
E in lei inizia a insinuarsi il dubbio: suo marito Antonio, avvocato potente e stimato, ha qualcosa a che fare con quello che sta succedendo al porto, «territorio» di Gregorio? Perché la sua firma compare sui documenti sbagliati? Che cos’è cambiato nel loro matrimonio?
La poliziotta si sente soffocare, proprio come Nunzia. Diverse, opposte — l’emancipazione e la libertà di una, la vita-prigione segnata dalla nascita dell’altra — sono entrambe intrappolate in un presente che non fa che renderle infelici.
Quando la figlia del boss e la vicequestore si incontrano, scopriranno di essere in qualche modo una il riflesso dell’altra, e il riflesso di una contaminazione: tra male e bene, tra giustizia e corruzione, tra famiglia e amore. Le attende un epilogo che manderà tutto in frantumi intorno a loro, ma che porterà al bisogno di ricomporre gli affetti; a cominciare da Miriam e Pietro, i soli portatori di un futuro diverso. E di una grande speranza: il «diritto di scegliere».
‘Ndrangheta
Il destino di Argentina, vicequestore, incontra quello di Nunzia, figlia e sorella di fuorilegge