Corriere della Sera

Giletti: «Così porto in tv la testimone del caso Epstein»

Virginia Roberts Giuffre questa sera ospite a «Non è l’arena» su La7

- Emilia Costantini

ROMA Era minorenne quando è scivolata nel girone infernale di Jeffrey Epstein e dei suoi potenti amici. E solo ora, a 37 anni, trova il coraggio di raccontare in pubblico la sua storia. Virginia Roberts Giuffre, testimone chiave del caso Epstein e grande accusatric­e del principe Andrea, per la prima volta in Italia, è ospite questa sera su La7 a Non è l’arena, per un’intervista esclusiva a Massimo Giletti.

«È un racconto vero, il suo, figlio di un vissuto tremendo, durissimo — spiega il giornalist­a —. Il racconto di una donna ferita, prostrata. Ma, quando ho avuto il primo incontro con lei, ho visto affiorare anche un sorriso sulle labbra, che appartiene alla sua nuova vita. È infatti ormai felicement­e sposata con Robert Giuffre, di origini italiane, è madre di tre figli e vive in Australia».

Come l’ha conosciuta?

«Ho chiesto a una persona amica che vive in America, di farmela trovare. Sono entrato in contatto con l’avvocato di Virginia, che ha voluto sapere chi fossi, cosa facessi, da cosa nasceva il mio interesse. Poi ha voluto vedere il mio programma, per capire se fosse serio, credibile: gli ho inviato video ed immagini delle puntate. Mi ha dato l’ok».

Virginia come è caduta nella trappola del miliardari­o americano, suicidatos­i in carcere l’anno scorso?

«Era la tipica preda di un tipo del genere. Proveniva da una famiglia povera, a 7 anni viene violentata da un conoscente e a 12 anni, vivendo ai margini, in una fragilità emotiva ed economica, inizia a prostituir­si. Il predatore seriale Epstein era costanteme­nte a caccia e, facendosi aiutare dalla sua amica dark lady Ghislaine Maxwell, tuttora in fuga e scomparsa, sceglieva le sue vittime. Faceva loro credere di farle studiare, di trovar loro un lavoro, di guadagnare molti soldi. I due si facevano chiamare papà e mamma».

In che modo fu ingaggiata?

«All’epoca era una quindicenn­e. Incontra la coppia diabolica nell’elegante resort Mar-a-lago, in Florida, di proprietà di Donald Trump, dove faceva la massaggiat­rice. Un posto bellissimo, dove sembrava tutto regolare e Virginia sperava in una vita dignitosa. La Maxwell la contatta, la irretisce, le dice “conosciamo la tua storia, vogliamo darti una mano, ti faremo studiare per aspirare a un lavoro migliore...”. Virginia cade nella trappola: a lei, come alle altre ragazze, viene tolto il passaporto, veniva stuprata anche 8-9 volte al giorno, perché Epstein era un malato di sesso e ognuna di loro non solo era costretta ad avere continui rapporti, ma doveva anche toccarlo nelle parti intime, stargli vicino in un’orgia perpetua».

Come si è liberata?

«Aveva circa 19 anni. Le offrono la possibilit­à di fare dei massaggi in Thailandia. Il predatore, sempre in cerca di nuove prede, le dà il permesso di andare con l’obbligo di reclutare altre ragazze e poi tornare. A quel punto, mi ha raccontato Virginia, è scattata la sua parte sana, si è risvegliat­a dall’incubo, ha capito che era l’unica occasione per scappare e non tornare più. Poi ha incontrato Robert».

Come descrive il suo rapporto con lui, dopo ciò che aveva subito dagli uomini?

«È stato l’unica persona con cui, dopo anni di chiusura e di silenzio, si è confessata. Si è fidata di Robert, del suo amore e ha fatto saltare la catena: il marito è stato la sua ancora di salvataggi­o».

Perché denunciare dopo tanti anni e non subito?

«Virginia mi ha spiegato che ha deciso di denunciare dopo la nascita della sua ultima figlia: è stata una scossa emotiva che le ha dato la forza di uscire allo scoperto. È stata un’eruzione catartica».

Il #Metoo, in certi casi, può diventare un boomerang?

«È un movimento importante, ma ha condotto a generalizz­azioni pericolose che rischiano di svuotare la protesta e svalutarne il contenuto».

Nuova vita

Dice il conduttore: «È ferita, ma ha un sorriso che appartiene alla sua nuova vita»

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Abbraccio Virginia Roberts Giuffre con Massimo Giletti (foto Stefano Colarieti)

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