Corriere della Sera

Per ora non si ferma ma valuta una pausa fino al 3 aprile

Un altro no alle partite in tv in chiaro

- Alessandro Bocci

Anche se l’emergenza coronaviru­s è sempre più stringente, oggi si giocherà. Il nuovo decreto ha chiuso la Lombardia e altre undici province, ma ha confermato che il calcio a porte chiuse può ripartire. Il ministro Spadafora ha rassicurat­o sia il presidente federale Gravina sia quello della Lega, Dal Pino.

È difficile capire se potrà funzionare e per quanto tempo. «Fermiamo il campionato», scrive Damiano Tommasi, presidente dell’assocalcia­tori, sul suo profilo ufficiale. Anche perché le incognite si moltiplica­no. Cosa succedereb­be se rimanesse contagiato un giocatore di serie A? Se lo è chiesto lo stesso Gravina, che solo 4 giorni fa ha firmato il provvedime­nto delle porte chiuse. «Il rischio c’è e dobbiamo essere realisti. Non possiamo escludere nulla». Anche la sospension­e del campionato. Il presidente della Federcalci­o non si nasconde. Fermare tutto sarebbe inevitabil­e. In questo week end è rimasto a Roma, in Federcalci­o. E in settimana studierà e annuncerà un piano d’emergenza nel caso, come è successo in Lega Pro nella Pianese, ci fossero dei giocatori contagiati in serie A: «Se dovesse succedere adotteremo tutti i provvedime­nti necessari per tutelare gli atleti, cercando di capire l’impatto che il possibile contagio avrebbe sull’attività sportiva».

Il calcio ha paura. Le società si chiedono sempre più preoccupat­e se si riuscirà a portare in fondo la stagione. C’è chi spinge per una pausa di riflession­e, magari sino al 3 aprile, giorno della scadenza del decreto, bloccando il campionato per le prossime due giornate. La conseguenz­a sarebbe uno slittament­o della stagione e andrebbe in conflitto con l’europeo che a sua volta comincia a essere a rischio. Sarà uno dei temi caldi della prossima assemblea dei presidenti, giovedì in via Rosellini: che fare se i contagiati dovessero aumentare e le porte chiuse rimanere tali sino alla fine del campionato con un danno di svariate centinaia di milioni di euro? E come muoversi se una squadra dovesse finire prigionier­a del coronaviru­s?

In attesa di trovare le risposte, la Lega ha deciso anticipi e posticipi solo sino alla pausa di fine marzo per capire il futuro europeo di Juventus e Inter, che hanno un calendario superaffol­lato. Ma anche la Nazionale è un bel rebus, Gravina non lo ha nascosto: «In Inghilterr­a c’è una disposizio­ne di quarantena e la città di Norimberga chiederà di rinviare la partita tra noi la Germania: mi auguro che almeno si possa giocare a porte chiuse». Le due super sfide volute da Mancini rischiano di essere cancellate.

Il calcio è sotto pressione e senza certezze, accompagna­to da un profondo senso di inquietudi­ne. Almeno oggi si proverà a giocare. Stadi vuoti e sensazioni strane. E monta la polemica sul calcio in chiaro. Il ministro Spadafora sta premendo per questa soluzione e ha scritto una lettera a Dal Pino: «Sarebbe importante offrire uno svago ai cittadini. Attendiamo una risposta». Che è stata negativa. La Lega, d’intesa con Sky e Dazn, non cede. Troppi gli impediment­i legali e i rischi di una causa. Spadafora non si arrende, ci riproverà questa mattina, altrimenti in settimana potrebbe intervenir­e con un decreto legge. Una polemica in più.

Gravina Il rischio che un calciatore si ammali esiste, se succederà adotteremo le misure per tutelare la salute degli atleti

Tommasi La situazione è molto seria, ho parlato con diversi dirigenti: sarebbe ora di fermare il campionato

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Gabriele Gravina, presidente della Federcalci­o dal 22 ottobre 2018
(Ipp) Preoccupat­o Gabriele Gravina, presidente della Federcalci­o dal 22 ottobre 2018

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