Corriere della Sera

F1, nel mirino c’è Todt (per colpire la Ferrari) Lotta per la succession­e

Guerra dei motori, i conflitti d’interesse di Wolff

- Daniele Sparisci Giorgio Terruzzi

È una sparatoria. Il presidente federale Jean Todt resta nel mirino dei 7 team «ribelli» nonostante il pieno sostegno incassato dal Consiglio Mondiale. Un ultimatum in forma di trenta domande che scadrà mercoledì.

In realtà si tratta di un attacco strumental­e: fare pressione su Todt per spingerlo a colpire la Ferrari. Chi conosce il presidente federale sa quanto sia pericoloso attaccarlo; chi conosce Toto Wolff sa quanto sia deciso ad assecondar­e la sua voglia di golpe. Il capo Mercedes punta sul conflitto di interesse di Todt, visto che il figlio, Nicolas, è manager di Leclerc. Lo era anche di Felipe Massa, un pilota che non pare abbia ottenuto alcun vantaggio, così come è stato Todt a guidare la Fia in un’epoca in cui la Mercedes ha vinto 12 Mondiali pur caratteriz­zati da sospetti sull’unità motrice stellata. A proposito di conflitti di interesse: Wolff fornisce motori a Williams e Racing Point, il team che ha schierato una vettura identica alla Mercedes 2019, il cui proprietar­io, Lawrence Stroll ha stretto con Toto una relazione forte economicam­ente e pronta — si dice — a rilevare l’intera struttura Mercedes nel caso la Casa tedesca decidesse di ritirarsi. In aggiunta, le power unit Mercedes andranno alla Mclaren dal 2021, il nuovo pilota Renault, Esteban Ocon, è stato «girato» da Wolff alla Renault; sua moglie Susie è team principal e azionista del team Venturi di Formula E che utilizza componenti­stica Mercedes.

Fare pressione su Todt, il cui mandato scadrà nel 2021 senza possibilit­à di ricandidat­ura, significa agitare l’immagine di un sostituto gradito a Mercedes e Red Bull, vale a dire Alejandro Agag, patron della Formula E, genero dell’ex premier spagnolo Aznar. Pronto, pare, a entrare in scena in anticipo su ogni altro possibile antagonist­a in orbita Fia, a cominciare dallo sceicco degli Emirati Mohammed bin Sulayem, membro del Consiglio mondiale.

Le azioni di disturbo continuera­nno. Nel silenzio di Liberty Media che osserva muta i danni prodotti al proprio giocattolo; nel silenzio Ferrari. È la squadra più importante della storia; c’è un arbitro che ha già preso le sue decisioni: forse sarebbe il caso di battere un pugno sul tavolo per ripristina­re rispetto o dettare qualche condizione. Anche perché nessuno può scagliare una pietra. Ogni squadra ha qualche scheletro nell’armadio ed è paradossal­e osservare moralisti improvvisa­ti che guidano team intenti in contempora­nea a scovare vantaggi segreti o a reperire illecitame­nte segreti altrui.

Alla vigilia di una gara per forza condiziona­ta, di una stagione segnata da questo clima orribile, viene in mente Niki Lauda, la cui lezione è andata perduta. Niki, presidente onorario Mercedes, sepolto con addosso la tuta Ferrari, avrebbe gestito un confronto del genere con fermezza ma nel dialogo. È questo il testimone da raccoglier­e. Eppure, tra i sedicenti grandi manager della F1 nessuno sembra avere la capacità e la voglia di farlo.

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La Ferrari di Charles Leclerc: la power unit della Rossa è stata oggetto di un’indagine della Fia che si è chiusa con un accordo. I rivali lo contestano
(Afp) Sotto accusa La Ferrari di Charles Leclerc: la power unit della Rossa è stata oggetto di un’indagine della Fia che si è chiusa con un accordo. I rivali lo contestano

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