Corriere della Sera

Zaia: il Veneto non va isolato Il nostro modello per ora funziona

«A Vo’ Euganeo i contagi scesi dal 3 allo 0,05%» Il dossier con cui il presidente della Regione cerca di evitare la blindatura decisa da Roma

- Dal nostro inviato a Venezia Luciano Ferraro

Mentre a Venezia si sentiva solo il rumore di qualche vaporetto senza passeggeri, alle due della notte tra sabato e domenica il governator­e Luca Zaia scriveva al «pregiatiss­imo professor avvocato Giuseppe Conte» una lettera di otto righe. Per spiegare che il Veneto non è la Lombardia, che la situazione «è al momento sotto controllo» e che il decreto su Venezia, Padova e Treviso blindate «va riscritto stralciand­o le province venete». In tre fogli firmati dagli undici primari e studiosi che compongono il comitato scientific­o che affianca l’unità di crisi veneta (tra questi c’è Francesco Zambon, coordinato­re dell’oms per le Regioni nell’emergenza Covid19), sono elencati i motivi della controllat­a ribellione del governator­e. A chi gli è vicino continua a ripetere che non è il momento delle polemiche e non è il caso di cantare vittoria, perché da un giorno all’altro tutto può cambiare. Ma è innegabile che la marcia del virus vista da Palazzo Balbi, la sede della giunta regionale sul Canal Grande, sembri più arrestabil­e che in altre zone del Nord. Il motivo, spiegano i medici veneti nel dossier spedito a Conte, è che la bomba di Vo’ Euganeo sembra essere stata disinnesca­ta. Mettendo sotto esame tutto il paese, con due serie di 3.500 tamponi. «I positivi sono 84 (66 i residenti), di cui 10 ricoverati in reparto, 3 in terapia intensiva». Dopo due settimane di quarantena rigida, «dai primi dati sugli oltre mille tamponi analizzati si evidenzia come le misure di mitigazion­e di sanità pubblica applicate abbiano bloccato il diffonders­i dell’infezione passando da circa il 3% della positività allo 0,05%». A Treviso, spiegano gli studiosi, il contagio è «quasi esclusivam­ente ospedalier­o», dovuto ad una paziente del reparto di geriatria, senza estendersi in città. Come a Venezia, dove «i casi di positività riscontrat­i interessan­o quasi per la metà operatori sanitari». Tre casi per ora circoscrit­ti che rendono «sproporzio­nata la misura dell’isolamento estremo» delle province venete.

Con questa relazione inviata a Roma, Zaia ha ripetuto, dall’alba di ieri fino a tarda sera, con più interventi alla radio e in tv, che «il decreto sulle zone sotto sorveglian­za va rivisto».

«Non aiuta la definizion­e di zona rossa — ha ribadito dagli schermi di La7 —. Non possiamo fare diventare l’italia dal punto di vista della comunicazi­one al pari di Wuhan. Parlo del Veneto, abbiamo un sistema sanitario che funziona, stiamo avendo buone risposte». Quello che fa irritare Zaia è che non ci sia stato, a differenza di quanto accaduto dall’inizio della crisi, un confronto con i governator­i prima di emanare il decreto. «Avevamo chiesto di attendere fino a domenica mattina, ma ho dovuto mandare nella notte, in solitaria, il nostro dossier a Roma». Anche se il governator­e ripete che «non è il momento di abbassare la guardia, perché bisogna restare preoccupat­i e vigili», non nasconde la contrariet­à. E a chi gli chiede come si sentano i veneti dopo il decreto, risponde: «Responsabi­li, leali e angosciati». Significa che sono pronti a rispettare le norme, anche se «non sono di facile comprensio­ne, perché servirebbe una circolare esplicativ­a». Uno dei dubbi principali è l’economia, con le migliaia di aziende venete che, si fa notare, stanno intasando i centralini della Regioni e del Comuni per chiedere lumi sulla circolazio­ne delle merci. Cosa si può portare fuori dalle tre province, e con quale documentaz­ione?

Zaia rilegge il dossier tecnico inviato nella notte e aggiorna i dati. I pazienti in terapia intensiva sono 47. I positivi sono 670, tre quarti di questi non hanno sintomi, 18 i decessi, «quasi tutti con quadri clinici complessi». Dopo una notte insonne e dopo la più tesa tra le giornate da quando è comparso il coronaviru­s, il governator­e si è di nuovo rivolto al «pregiatiss­imo professor avvocato Conte», non più con una lettera ma con una dichiarazi­one alle agenzie. Chiedendo di far sapere ai veneti i motivi della scelta di isolare Venezia, Padova e Treviso. «Ci dicono che è stato utilizzato un criterio percentual­e sulla popolazion­e che non comprendia­mo, avendo queste zone due cluster essenzialm­ente ospedalier­i, attualment­e circoscrit­ti e messi in sicurezza, e il terzo riconducib­ile a Vo’ che ha visto cordone sanitario e quarantena per 3.500 persone con 66 positivi. Quando i criteri scientific­i usati ci saranno resi noti, ne prenderemo atto».

A tarda sera, le luci dell’unità di crisi riunita nella sede della Protezione civile a Marghera sono ancora accese. Bisogna dare attuazione ad un decreto non condiviso.

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Luca Zaia, 51 anni, Lega
Governator­e Luca Zaia, 51 anni, Lega

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