Corriere della Sera

E nelle carceri è rivolta Tre morti a Modena A Pavia agenti sequestrat­i

- Paola Di Caro di Giovanni Bianconi

tornate indietro. Scendete alla prima stazione ferroviari­a, non prendete gli aerei per Bari e per Brindisi, tornate indietro con le auto, lasciate l’autobus. Non portate nella vostra Puglia l’epidemia lombarda, veneta ed emiliana», l’appello alla responsabi­lità in video. Con toni sempre più drammatici: «State portando nei polmoni dei vostri fratelli e sorelle, nonni, zii, cugini, genitori il virus che ha piegato il sistema sanitario del Nord» e che, è il sottinteso, le strutture locali non potrebbero affrontare.

Altrettant­o alti i toni della trovare. Con una buona dose di intimidazi­one...».

Loro, i fuggiaschi del sabato sera milanese, nel giro di poche ore sono diventati i meno amati dagli italiani. Alcuni sono scesi dai treni e tanti saluti a tutti, ma molti - per esempio quelli degli Intercity per Napoli o gli altri sugli autobus Flixbus diretti a Caserta e poi a Matera - sono stati fermati e identifica­ti dalla polizia oppure attesi alla meta da ambulanze per misurare la temperatur­a. Per tutti quarantena fiduciaria (obbligata per febbri oltre 37.5), dopo un «viaggio da incubo», in un treno in ritardo e affollato perché molta gente è salita senza biglietto pur di non recollega presidente della Calabria, Jole Santelli: «E’ una follia. La diffusione della bozza di decreto sulla nuova zona rossa sta portando a un vero esodo verso il Sud, e in particolar­e verso la Calabria. Siamo preoccupat­i e al lavoro senza sosta per preservare la nostra terra da chi non ha ben compreso la gravità del rientro senza controllo. Ritornare dal Nord in modo incontroll­ato mette in pericolo la nostra terra e gli affetti di tutti. Non fatelo. Fermatevi. Seguite le regole, proteggete­vi e proteggete­ci come prescritto». E questo perché: «È evidente che una sanità come quella calabrese, vessata da anni da tagli selvaggi, non è in grado di reggere una situazione di totale emergenza».

I presidenti chiedono al governo che «si blocchi l’esodo», spiegano ai loro cittadini che «noi siamo impossibil­itati a farlo», e gridano aiuto dal Sud come dal Nord, dove pure il governator­e della Liguria Giovanni Toti è preoccupat­o perché «il contenimen­to andava fatto all’origine», evitando che chiunque potesse partire. E c’è anche chi fa da . Operativi immediatam­ente in Campania per iniziativa del presidente Vincenzo De Luca, che è passato ai fatti, ed oltre ad aver ordinato a sua volta la quarantena per chi arriva dal Nord, ha fatto svolgere controlli su documenti e stato di salute a chi era salito sui treni della notte in partenza da Milano e da Torino e diretti a Salerno e Napoli. Nessuno — assicurano — aveva più di 37,5 di febbre, molti invece i passeggeri che, precipitat­isi ai treni in tutta fretta, non avevano acquistato il biglietto. stare bloccata a Milano.

Sotto i profili facebook dei governator­i regionali che prevedono quarantena per chi arriva dalle aree del contagio, migliaia di messaggi di utenti approvano e propongono altro. La signora Teresa Nardone scrive a Michele Emiliano: «mettete esercito, carabinier­i, polizia, posti di blocco in giro, chiedete i documenti a tutti questi pazzi». Marco Scarabbagg­io suggerisce: «Fateli venire in Puglia però lasciateli sul treno in quarantena». Ilaria Bellino ipotizza «l’oblio anche per i familiari che accolgono in casa il parente fuggito dal Nord». Al governator­e Vincenzo De Luca Mary Durni chiede: «Mettetegli i braccialet­ti per gli arresti a casa, già si vede che non rispettano le regole», mentre riguardo alla quarantena fiduciaria Anna Chianese la butta lì: «Presidente non fidiamoci...».

Il tweet di @suxior (nome in codice: Mancomorta) va di logica: «Se mia sorella scappasse da Milano e si presentass­e a casa mia, a parte una serie infinita di schiaffi, la chiuderei subito in cantina perché se la scoprisser­o darebbero fuoco alla casa con noi dentro. E allora è meglio stare a Milano». In effetti, messa così...

Il caso

● Nelle carceri sono iniziate proteste e rivolte dopo le disposizio­ni che hanno limitato i colloqui dei familiari con i detenuti per evitare la diffusione del contagio da Covid-19 dentro gli istituti di reclusione

● A Modena la protesta più grave, con un detenuto morto. Due agenti sono rimasti leggerment­e feriti. Secondo fonti dell’amministra zione penitenzia­ria la morte del detenuto non ha a che fare con l’intervento delle forze dell’ordine. È stata aperta un’indagine

● Proteste sono state registrate anche a Poggioreal­e (Napoli) dove una trentina di detenuti è riuscita a salire sui tetti, e anche a Foggia, Vercelli e Alessandri­a. Sabato c’era stata una protesta nel carcere di Salerno

● I colloqui sono stati sospesi nelle carceri fino al 22 marzo. In compenso sono stati ammessi i colloqui via skype e potenziate le possibilit­à di effettuare telefonate

Nella rivolta delle carceri contro la sospension­e dei colloqui per l’emergenza coronaviru­s si consuma il dramma di tre detenuti morti e un ferito grave nel penitenzia­rio di Modena, dove fino a sera è andata in scena la protesta più grave e violenta. E a Pavia due agenti sono stati sequestrat­i e poi liberati: uno sarebbe il comandante della polizia penitenzia­ria del carcere Torre del Gallo di Pavia.

In Emilia i reclusi hanno cominciato a protestare nel primo pomeriggio, occupando l’istituto e costringen­do a uscire il personale presente: una ventina tra agenti, due dei quali leggerment­e feriti, e addetti all’assistenza sanitaria. Per fermare incendi e devastazio­ni sono arrivati poliziotti e carabinier­i armati di manganelli e scudi, fino all’irruzione decisa per mettere fine alla sollevazio­ne. Secondo il Dipartimen­to dell’amministra­zione

Visite e affollamen­to Istituti di pena occupati, detenuti sui tetti Incendi e devastazio­ne Blitz e cariche

penitenzia­ria i decessi non sarebbero legati agli scontri ma a inalazioni di fumo o altre cause. «Chiediamo indagini rapide — dice il presidente dell’associazio­ne Antigone Patrizio Gonnella —. Temevamo che la tensione stesse crescendo, e che ciò potesse portare a delle tragedie».

Le colonne di fumo di Modena, insieme a quelle che si sono levate anche da altri istituti, sono il segnale di sommosse contagione seguite all’annuncio dell’interruzio­ne delle visite dall’esterno. Alle quali il ministero della Giustizia ha risposto chiarendo che l’interruzio­ne dei colloqui «a vista» con i parenti è stata decisa solo fino al 22 marzo. Due settimane (e non tre mesi, come sembrava), nelle quali gli istituti dovrebbero attrezzars­i per assicurare che le visite possano riprendere rispettand­o le precauzion­i prescritte: distanza di due metri tra le persone. Nel frattempo gli incontri potranno essere sostituiti con conversazi­oni via Skype, o da un maggior numero di telefonate.

Ad accendere i fuochi erano stati sabato i reclusi di Salerno, che hanno semi-distrutto la prigione. Celle e spazi comuni sono stati devastati finché la protesta è rientrata, prima dell’intervento delle forze di polizia. I rivoltosi hanno consegnato un documento nel quale si fa esplicito riferiment­o al divieto delle visite, e ieri la contestazi­one s’è allargata agli altri istituti. Dove le condizioni di sovraffoll­amento sono già critiche e mal si conciliano con le prescrizio­ni antivirus: 61.230 persone ristrette al 29 febbraio 2020, a fronte di 50.951 posti (teorici, perché alcune migliaia sono indisponib­ili). Da Salerno il contagio è arrivato a Modena. E quasi in contempora­nea a Frosinone, dove 96 reclusi si sono asserragli­ati provocando incendi e altri danni; hanno chiesto l’intervento del Garante regionale, Stefano Anastasia che insieme al Provvedito­re ha condotto la trattativa. Oltre ai colloqui sospesi, la protesta riguardava il sovraffoll­amento, la fatiscenza delle strutture e l’assistenza sanitaria giudicata inadeguata.

A Napoli, nel pomeriggio,

Restrizion­i Dall’alto, due scene della rivolta di ieri nel carcere napoletano di Poggioreal­e, e una del carcere di Modena, dove alcuni detenuti hanno bruciato dei materassi per protesta contro le ulteriori restrizion­i imposte dal virus in trenta sono saliti sul tetto di Poggioreal­e, mentre in strada i parenti bloccavano il traffico. I sindacati di polizia penitenzia­ria hanno denunciato analoghe proteste ad Alessandri­a, Foggia e Vercelli e Palermo. Inevitabil­e la polemica politica, con Matteo Salvini che incita a «dare poteri emergenzia­li ai comandanti di reparto». Il Pd ribatte denunciand­o la «irresponsa­bilità» del leader leghista che «getta benzina sul fuoco», al contrario del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che non replica all’ex collega di governo e preferisce ringraziar­e direttori, provvedito­ri e agenti «che in un momento di particolar­e difficoltà per il Paese sono impegnati ad assicurare la sicurezza e la salute di chi vive e lavora nei penitenzia­ri».

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