E nelle carceri è rivolta Tre morti a Modena A Pavia agenti sequestrati
tornate indietro. Scendete alla prima stazione ferroviaria, non prendete gli aerei per Bari e per Brindisi, tornate indietro con le auto, lasciate l’autobus. Non portate nella vostra Puglia l’epidemia lombarda, veneta ed emiliana», l’appello alla responsabilità in video. Con toni sempre più drammatici: «State portando nei polmoni dei vostri fratelli e sorelle, nonni, zii, cugini, genitori il virus che ha piegato il sistema sanitario del Nord» e che, è il sottinteso, le strutture locali non potrebbero affrontare.
Altrettanto alti i toni della trovare. Con una buona dose di intimidazione...».
Loro, i fuggiaschi del sabato sera milanese, nel giro di poche ore sono diventati i meno amati dagli italiani. Alcuni sono scesi dai treni e tanti saluti a tutti, ma molti - per esempio quelli degli Intercity per Napoli o gli altri sugli autobus Flixbus diretti a Caserta e poi a Matera - sono stati fermati e identificati dalla polizia oppure attesi alla meta da ambulanze per misurare la temperatura. Per tutti quarantena fiduciaria (obbligata per febbri oltre 37.5), dopo un «viaggio da incubo», in un treno in ritardo e affollato perché molta gente è salita senza biglietto pur di non recollega presidente della Calabria, Jole Santelli: «E’ una follia. La diffusione della bozza di decreto sulla nuova zona rossa sta portando a un vero esodo verso il Sud, e in particolare verso la Calabria. Siamo preoccupati e al lavoro senza sosta per preservare la nostra terra da chi non ha ben compreso la gravità del rientro senza controllo. Ritornare dal Nord in modo incontrollato mette in pericolo la nostra terra e gli affetti di tutti. Non fatelo. Fermatevi. Seguite le regole, proteggetevi e proteggeteci come prescritto». E questo perché: «È evidente che una sanità come quella calabrese, vessata da anni da tagli selvaggi, non è in grado di reggere una situazione di totale emergenza».
I presidenti chiedono al governo che «si blocchi l’esodo», spiegano ai loro cittadini che «noi siamo impossibilitati a farlo», e gridano aiuto dal Sud come dal Nord, dove pure il governatore della Liguria Giovanni Toti è preoccupato perché «il contenimento andava fatto all’origine», evitando che chiunque potesse partire. E c’è anche chi fa da . Operativi immediatamente in Campania per iniziativa del presidente Vincenzo De Luca, che è passato ai fatti, ed oltre ad aver ordinato a sua volta la quarantena per chi arriva dal Nord, ha fatto svolgere controlli su documenti e stato di salute a chi era salito sui treni della notte in partenza da Milano e da Torino e diretti a Salerno e Napoli. Nessuno — assicurano — aveva più di 37,5 di febbre, molti invece i passeggeri che, precipitatisi ai treni in tutta fretta, non avevano acquistato il biglietto. stare bloccata a Milano.
Sotto i profili facebook dei governatori regionali che prevedono quarantena per chi arriva dalle aree del contagio, migliaia di messaggi di utenti approvano e propongono altro. La signora Teresa Nardone scrive a Michele Emiliano: «mettete esercito, carabinieri, polizia, posti di blocco in giro, chiedete i documenti a tutti questi pazzi». Marco Scarabbaggio suggerisce: «Fateli venire in Puglia però lasciateli sul treno in quarantena». Ilaria Bellino ipotizza «l’oblio anche per i familiari che accolgono in casa il parente fuggito dal Nord». Al governatore Vincenzo De Luca Mary Durni chiede: «Mettetegli i braccialetti per gli arresti a casa, già si vede che non rispettano le regole», mentre riguardo alla quarantena fiduciaria Anna Chianese la butta lì: «Presidente non fidiamoci...».
Il tweet di @suxior (nome in codice: Mancomorta) va di logica: «Se mia sorella scappasse da Milano e si presentasse a casa mia, a parte una serie infinita di schiaffi, la chiuderei subito in cantina perché se la scoprissero darebbero fuoco alla casa con noi dentro. E allora è meglio stare a Milano». In effetti, messa così...
Il caso
● Nelle carceri sono iniziate proteste e rivolte dopo le disposizioni che hanno limitato i colloqui dei familiari con i detenuti per evitare la diffusione del contagio da Covid-19 dentro gli istituti di reclusione
● A Modena la protesta più grave, con un detenuto morto. Due agenti sono rimasti leggermente feriti. Secondo fonti dell’amministra zione penitenziaria la morte del detenuto non ha a che fare con l’intervento delle forze dell’ordine. È stata aperta un’indagine
● Proteste sono state registrate anche a Poggioreale (Napoli) dove una trentina di detenuti è riuscita a salire sui tetti, e anche a Foggia, Vercelli e Alessandria. Sabato c’era stata una protesta nel carcere di Salerno
● I colloqui sono stati sospesi nelle carceri fino al 22 marzo. In compenso sono stati ammessi i colloqui via skype e potenziate le possibilità di effettuare telefonate
Nella rivolta delle carceri contro la sospensione dei colloqui per l’emergenza coronavirus si consuma il dramma di tre detenuti morti e un ferito grave nel penitenziario di Modena, dove fino a sera è andata in scena la protesta più grave e violenta. E a Pavia due agenti sono stati sequestrati e poi liberati: uno sarebbe il comandante della polizia penitenziaria del carcere Torre del Gallo di Pavia.
In Emilia i reclusi hanno cominciato a protestare nel primo pomeriggio, occupando l’istituto e costringendo a uscire il personale presente: una ventina tra agenti, due dei quali leggermente feriti, e addetti all’assistenza sanitaria. Per fermare incendi e devastazioni sono arrivati poliziotti e carabinieri armati di manganelli e scudi, fino all’irruzione decisa per mettere fine alla sollevazione. Secondo il Dipartimento dell’amministrazione
Visite e affollamento Istituti di pena occupati, detenuti sui tetti Incendi e devastazione Blitz e cariche
penitenziaria i decessi non sarebbero legati agli scontri ma a inalazioni di fumo o altre cause. «Chiediamo indagini rapide — dice il presidente dell’associazione Antigone Patrizio Gonnella —. Temevamo che la tensione stesse crescendo, e che ciò potesse portare a delle tragedie».
Le colonne di fumo di Modena, insieme a quelle che si sono levate anche da altri istituti, sono il segnale di sommosse contagione seguite all’annuncio dell’interruzione delle visite dall’esterno. Alle quali il ministero della Giustizia ha risposto chiarendo che l’interruzione dei colloqui «a vista» con i parenti è stata decisa solo fino al 22 marzo. Due settimane (e non tre mesi, come sembrava), nelle quali gli istituti dovrebbero attrezzarsi per assicurare che le visite possano riprendere rispettando le precauzioni prescritte: distanza di due metri tra le persone. Nel frattempo gli incontri potranno essere sostituiti con conversazioni via Skype, o da un maggior numero di telefonate.
Ad accendere i fuochi erano stati sabato i reclusi di Salerno, che hanno semi-distrutto la prigione. Celle e spazi comuni sono stati devastati finché la protesta è rientrata, prima dell’intervento delle forze di polizia. I rivoltosi hanno consegnato un documento nel quale si fa esplicito riferimento al divieto delle visite, e ieri la contestazione s’è allargata agli altri istituti. Dove le condizioni di sovraffollamento sono già critiche e mal si conciliano con le prescrizioni antivirus: 61.230 persone ristrette al 29 febbraio 2020, a fronte di 50.951 posti (teorici, perché alcune migliaia sono indisponibili). Da Salerno il contagio è arrivato a Modena. E quasi in contemporanea a Frosinone, dove 96 reclusi si sono asserragliati provocando incendi e altri danni; hanno chiesto l’intervento del Garante regionale, Stefano Anastasia che insieme al Provveditore ha condotto la trattativa. Oltre ai colloqui sospesi, la protesta riguardava il sovraffollamento, la fatiscenza delle strutture e l’assistenza sanitaria giudicata inadeguata.
A Napoli, nel pomeriggio,
Restrizioni Dall’alto, due scene della rivolta di ieri nel carcere napoletano di Poggioreale, e una del carcere di Modena, dove alcuni detenuti hanno bruciato dei materassi per protesta contro le ulteriori restrizioni imposte dal virus in trenta sono saliti sul tetto di Poggioreale, mentre in strada i parenti bloccavano il traffico. I sindacati di polizia penitenziaria hanno denunciato analoghe proteste ad Alessandria, Foggia e Vercelli e Palermo. Inevitabile la polemica politica, con Matteo Salvini che incita a «dare poteri emergenziali ai comandanti di reparto». Il Pd ribatte denunciando la «irresponsabilità» del leader leghista che «getta benzina sul fuoco», al contrario del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che non replica all’ex collega di governo e preferisce ringraziare direttori, provveditori e agenti «che in un momento di particolare difficoltà per il Paese sono impegnati ad assicurare la sicurezza e la salute di chi vive e lavora nei penitenziari».