Corriere della Sera

Cirio positivo al test: «Ho avuto paura, ma serve lucidità Ora riunioni su Skype»

Il presidente del Piemonte: «Non ho sintomi»

- di Gabriele Guccione @Gabrielegu­cc

TORINO «Contagiato, ma sereno. Abbiamo la forza di vincere questa sfida con il virus, ma le persone devono stare in casa, uscire solo per lo stretto necessario», è l’invito del governator­e del Piemonte Alberto Cirio, 47 anni, che ha scoperto di essere positivo al Covid-19. Come si sente?

«Bene». Febbre? «Ma neanche un po’». Tosse, mal di gola? «Niente di niente».

Come le è venuto il sospetto di essere stato infettato?

«Insieme agli altri governator­i sono stato mercoledì a Palazzo Chigi. C’era anche Nicola Zingaretti, che poi è risultato positivo».

E così ha deciso di fare il tampone...

«Io non volevo, poi Giovanni Toti, il presidente della Liguria, mi ha avvertito che avrebbe fatto il test. Ero perplesso, non avevo sintomi. Ma poi mi sono convinto: tutti i giorni incontro decine di persone, non sarebbe stato responsabi­le esporli al rischio».

Quando ha saputo di essere positivo?

«L’esito mi è arrivato all’una di notte, mentre trattavamo con il governo sul decreto delle zone arancioni. Mi è stato detto: sei positivo».

E ha avuto paura?

«Lì per lì mi sono preoccupat­o, soprattutt­o per la mia famiglia e le persone deboli con cui posso aver avuto conponendo tatti. Ma poi mi sono detto: niente allarmismi, bisogna restare lucidi e continuare a lavorare. Io non voglio e non posso mollare».

Sua moglie come l’ha presa?

«La sua reazione è stata meno fredda della mia. Mi ha chiuso nello studio di casa, qui ad Alba, dove mi ha montato un lettino. E qui passerò almeno la prossima settimana, avendo una carica virale dal rischio medio».

Come ha passato la giornata?

«Mi sono organizzat­o subito per la quarantena, e ho dovuto dirlo a mia madre, di 72 anni. Poi ho riunito via Skype gli assessori della mia giunta regionale, che si stanno sottoal test, in modo da essere pienamente operativi anche a distanza».

Lei ha trasmesso a Roma un parere in cui si chiedevano per l’intera regione le stesse restrizion­i della Lombardia. È stato accontenta­to solo in parte. Avrebbe voluto misure più severe?

«Dal primo giorno le mie scelte si sono basate sui pareri dei medici. Le misure in vigore fino all’altro giorno per il Piemonte erano troppo blande, visti i contagi. Non possiamo rischiare il collasso del sistema sanitario».

L’azione del governo l’ha soddisfatt­a?

«Ci voleva più condivisio­ne, è assurdo pensare di discutere un decreto così delicato alle due di notte».

Dovrà stare chiuso in casa almeno una settimana. Che cosa direbbe a chi in queste ore si chiede se le restrizion­i servano davvero.

«Direi che per prima cosa viene la salute, poi l’economia; e su questo il Piemonte ha già stanziato 200 milioni di euro in aiuto delle imprese. Il disagio che le misure possono provocare sul mio stile di vita, nessuno me ne voglia, è la mia ultima preoccupaz­ione».

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