Corriere della Sera

SANTO CHIODO

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Carlo Borromeo si reca in procession­e con il Santo Chiodo, di Gian Battista della Rovere, nel Duomo di Milano. La prima procession­e del Santo Chiodo è del 1576: Borromeo portò la reliquia dal Duomo a San Celso per implorare la fine della peste.

Seppure a malincuore e «per responsabi­lità», alla fine la Cei ha accettato: le messe con i fedeli e i funerali in chiesa sono sospesi in tutta Italia fino al 3 aprile. La diocesi di Roma, per dire, ha già disposto di celebrare riti di sepoltura solo al cimitero, «la santa messa esequiale si potrà fare al termine dell’emergenza», e raccomanda­to pure di confessare i fedeli «in luogo ampio, evitando l’uso del confession­ale e rispettand­o la distanza di almeno un metro». Del resto lo stesso Francesco ieri mattina ha recitato l’angelus in diretta video dalla biblioteca del Palazzo apostolico, «cari fratelli e sorelle, è un po’ strana questa preghiera di oggi, col Papa “ingabbiato” nella biblioteca, ma io vi vedo e vi sono vicino», e si è affacciato solo alla fine dalla finestra dello studio per salutare e benedire un istante i pochi fedeli in piazza.

Il pontefice per primo ha spiegato: «Questo modo di pregare oggi l’angelus lo facciamo per compiere le disposizio­ni preventive e così evitare piccoli affollamen­ti di gente e che possono favorire la trasmissio­ne del virus». Fin dalla scorsa settimana, Francesco ha celebrato le messe mattutine a Santa Marta «in forma privata», senza fedeli, e ha deciso che da stamattina siano diffuse in diretta streaming, come l’angelus, «per consentire a chi lo vorrà di seguire le celebrazio­ni in unione di preghiera con il vescovo di Roma». Non che i vescovi fossero molto convinti, peraltro. Già quando erano state

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