Il piano per liberare posti letto: dimissioni lampo per i casi stabili
La delibera d’urgenza varata dalla Regione Lombardia Anche le case di riposo per anziani saranno dedicate alle vittime del coronavirus in fase di recupero
MILANO È corsa in Lombardia a liberare letti d’ospedale per altri malati, gli ennesimi: «Il paziente Covid-19 non ha febbre da tre giorni e ha una frazione ispirata di ossigeno superiore a 300? Fuori subito dalla Terapia intensiva»; «Il casco per respirare è stato tolto da 72 ore? Anche lui fuori dalla Rianimazione»; «Un malato cronico che in più ha il Covid-19 ma che si è stabilizzato? Via dal reparto ospedaliero». I primi saranno trasferiti in strutture tipo quelle specializzate in riabilitazione pneumologica, i secondi in strutture sociosanitarie (come le case per anziani) che diventeranno dedicate ai malati di Coronavirus. Lo stesso vale per chi non è colpito dal contagio ma ha patologie respiratorie, cardio-respiratorie, neurologiche o neuromuscolari: dimissioni il prima possibile per coloro che hanno sufficiente stabilità clinica, assenza di aritmie minacciose per la vita, emoglobina superiore a 7 gr/dl, temperatura inferiore a 37° C, normale conta piastrinica e dei globuli bianchi, assenza di indicazioni chirurgiche ed embolia polmonare ad alto rischio. Anche loro tutti spostati nelle strutture di solito dedicate alle cure extra-ospedaliere, ossia per i non acuti.
Ai là dei tecnicismi, il messaggio che arriva dalla delibera approvata ieri dalla Regione Lombardia con una giunta straordinaria guidata da Attilio Fontana e dall’assessore alla Sanità Giulio Gallera, è chiaro: «I posti delle Terapie intensive e degli ospedali per acuti vanno liberati velocemente per fare posto ad altri malati». Solo ieri si contano 556 positivi al tampone in più ricoverati nei reparti e 40 in più nelle Rianimazioni. Ormai i letti per i pazienti più gravi, aperti anche nelle sale operatorie, nei corridoi e nelle stanze di risveglio, sono 497: «Ma non facciamo in tempo a crearli, con ristrutturazioni complesse perché devono essere completamente isolati, che già sono pieni e in più c’è chi rischia di aggravarsi da un momento all’altro e che deve avere un posto libero
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Giulio Gallera 51 anni, è assessore al Welfare della Regione Lombardia dal 29 marzo 2018, nominato dal presidente Attilio Fontana
● Sposato, due figli, laureato in legge, Gallera è titolare di uno studio legale che si occupa di diritto societario e commerciale
● Dal 2011 al 2013 è stato amministratore delegato di Ancitel Lombardia, società di consulenza degli enti locali
dove andare», ripetono come un mantra gli esperti dell’unità di crisi.
Non possono essere dimenticati gli altri, anche loro bisognosi delle Rianimazioni: 20-25 posti letto in Terapia intensiva servono per i 38 incidenti gravi a settimana che coinvolgono per lo più i giovani, poi ci sono 100-120 emorragie cerebrali (o simili), 154 urgenze cardiologiche e 50 pazienti cardiochirurgici da piazzare, sempre a settimana. È tutta in questi numeri l’emergenza della Lombardia che per fare fronte all’onda d’urto dei malati è costretta a reinventarsi la rete ospedaliera: «A fronte della necessità di liberare rapidamente posti letto di Terapia intensiva, sub intensiva e in regime di ricovero ordinario degli ospedali per acuti — si
La struttura è stata utilizzata per i ricoveri in quarantena durante la fase più acuta dell’epidemia di coronavirus nel capoluogo dell’hubei. Nella provincia cinese si sono registrati 2.986 decessi, ma le persone guarite sono salite a 45.235 sulle 67.707 che hanno contratto il Covid-19 secondo gli ultimi dati ufficiali. Restano quindi sotto osservazione poco più di 19 mila persone a oltre tre mesi dall’inizio dell’epidemia in Cina