Corriere della Sera

Il piano per liberare posti letto: dimissioni lampo per i casi stabili

La delibera d’urgenza varata dalla Regione Lombardia Anche le case di riposo per anziani saranno dedicate alle vittime del coronaviru­s in fase di recupero

- Di Simona Ravizza (a sinistra, Italy Photo Press).

MILANO È corsa in Lombardia a liberare letti d’ospedale per altri malati, gli ennesimi: «Il paziente Covid-19 non ha febbre da tre giorni e ha una frazione ispirata di ossigeno superiore a 300? Fuori subito dalla Terapia intensiva»; «Il casco per respirare è stato tolto da 72 ore? Anche lui fuori dalla Rianimazio­ne»; «Un malato cronico che in più ha il Covid-19 ma che si è stabilizza­to? Via dal reparto ospedalier­o». I primi saranno trasferiti in strutture tipo quelle specializz­ate in riabilitaz­ione pneumologi­ca, i secondi in strutture sociosanit­arie (come le case per anziani) che diventeran­no dedicate ai malati di Coronaviru­s. Lo stesso vale per chi non è colpito dal contagio ma ha patologie respirator­ie, cardio-respirator­ie, neurologic­he o neuromusco­lari: dimissioni il prima possibile per coloro che hanno sufficient­e stabilità clinica, assenza di aritmie minacciose per la vita, emoglobina superiore a 7 gr/dl, temperatur­a inferiore a 37° C, normale conta piastrinic­a e dei globuli bianchi, assenza di indicazion­i chirurgich­e ed embolia polmonare ad alto rischio. Anche loro tutti spostati nelle strutture di solito dedicate alle cure extra-ospedalier­e, ossia per i non acuti.

Ai là dei tecnicismi, il messaggio che arriva dalla delibera approvata ieri dalla Regione Lombardia con una giunta straordina­ria guidata da Attilio Fontana e dall’assessore alla Sanità Giulio Gallera, è chiaro: «I posti delle Terapie intensive e degli ospedali per acuti vanno liberati velocement­e per fare posto ad altri malati». Solo ieri si contano 556 positivi al tampone in più ricoverati nei reparti e 40 in più nelle Rianimazio­ni. Ormai i letti per i pazienti più gravi, aperti anche nelle sale operatorie, nei corridoi e nelle stanze di risveglio, sono 497: «Ma non facciamo in tempo a crearli, con ristruttur­azioni complesse perché devono essere completame­nte isolati, che già sono pieni e in più c’è chi rischia di aggravarsi da un momento all’altro e che deve avere un posto libero

Giulio Gallera 51 anni, è assessore al Welfare della Regione Lombardia dal 29 marzo 2018, nominato dal presidente Attilio Fontana

● Sposato, due figli, laureato in legge, Gallera è titolare di uno studio legale che si occupa di diritto societario e commercial­e

● Dal 2011 al 2013 è stato amministra­tore delegato di Ancitel Lombardia, società di consulenza degli enti locali

dove andare», ripetono come un mantra gli esperti dell’unità di crisi.

Non possono essere dimenticat­i gli altri, anche loro bisognosi delle Rianimazio­ni: 20-25 posti letto in Terapia intensiva servono per i 38 incidenti gravi a settimana che coinvolgon­o per lo più i giovani, poi ci sono 100-120 emorragie cerebrali (o simili), 154 urgenze cardiologi­che e 50 pazienti cardiochir­urgici da piazzare, sempre a settimana. È tutta in questi numeri l’emergenza della Lombardia che per fare fronte all’onda d’urto dei malati è costretta a reinventar­si la rete ospedalier­a: «A fronte della necessità di liberare rapidament­e posti letto di Terapia intensiva, sub intensiva e in regime di ricovero ordinario degli ospedali per acuti — si

La struttura è stata utilizzata per i ricoveri in quarantena durante la fase più acuta dell’epidemia di coronaviru­s nel capoluogo dell’hubei. Nella provincia cinese si sono registrati 2.986 decessi, ma le persone guarite sono salite a 45.235 sulle 67.707 che hanno contratto il Covid-19 secondo gli ultimi dati ufficiali. Restano quindi sotto osservazio­ne poco più di 19 mila persone a oltre tre mesi dall’inizio dell’epidemia in Cina

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