Corriere della Sera

Erdogan ai greci: «Mandate i migranti negli altri Paesi Ue»

- Dal nostro inviato a Lesbo Lorenzo Cremonesi

«Non ci sono barche per Atene. Non credete alle fake news». È proprio il bigliettin­o scritto in inglese appeso alle entrate di Campo Moria a riassumere lo scetticism­o che impera tra migranti e cittadini greci in vista dell’incontro oggi a Bruxelles tra Erdogan e i leader europei, alla vigilia del quale il presidente turco ha invitato la Grecia ad «aprire le porte» ai migranti: «Siate liberi da questo peso .... Fateli andare negli altri Paesi europei!».

In altri tempi l’evento sarebbe stato accolto con trepidazio­ne. «Ma nessuno crede più alle parole di Erdogan né alle promesse degli europei. Troppo a lungo le nostre speranze sono state disattese», dicono tra i circa 70.000 cittadini di Lesbo e i quasi 30.000 profughi (in maggioranz­a afghani), di cui oltre 20.000 concentrat­i tra le tende e le baracche di Moria. Luogo tanto disperato quanto carico di sogni delusi. «In Turchia ci spiegavano cha da Lesbo i greci stavano organizzan­do navi speciali dirette ai porti europei, tutto falso», ripetono gli arrivati da inizio marzo e che ora la polizia greca concentra in vista di un trasferime­nto forzato di cui non si conoscono le modalità.

La frustrazio­ne produce violenza. L’arrivo nell’isola otto giorni fa di alcune decine di nazionalis­ti greci, oltre ad una ventina di neonazisti tedeschi decisi a «dare una lezione» ai migranti e alle Ong che li aiutano, si è tradotto in episodi gravi. L’altra sera è stato distrutto da un incendio il centro di assistenza «One Happy Family» coordinato da una associazio­ne umanitaria svizzera. Non ci sono vittime, era vuoto. Ma per molti tra i giornalist­i e volontari stranieri si tratta «dell’ennesimo atto doloso». Non sono mancate aggression­i ai reporter. «Mi hanno picchiato, derubato dei soldi e dell’equipaggia­mento, oltre che danneggiar­mi l’auto mentre andavo a Moria», racconta Knut Bry, un fotografo norvegese. È anche vero che tra gli isolani sale l’insofferen­za contro i migranti. «I gruppi dell’estrema destra xenofoba sono una minoranza insignific­ante. Ma è ovvio che il nostro atteggiame­nto è cambiato. All’inizio, quando nel 2015 cominciaro­no gli sbarchi, noi greci fummo molto accoglient­i. Tanti aprirono le porte di casa. Ora però sono un peso. Vadano via, la Ue deve aiutarci», spiega Anastasia, responsabi­le del porto turistico di Mitilene. «Questa è sempre stata un’isola meno turistica delle altre, ma la situazione attuale causa gravi danni economici», aggiungono proprietar­i di alberghi e ristoranti. Nei villaggi vicini a Moira non ne possono più dei tagli degli ulivi per fare legna, dei furti negli orti e della sporcizia.

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Un libro bruciato nel centro per migranti di Lesbo

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