Corriere della Sera

UNA LEZIONE PER L’EUROPA

- Di Antonio Tajani

C aro direttore, il clima di emergenza che stiamo vivendo ci riporta al famoso aforisma di Bernardo di Chartres: le società sono fatte di nani e di giganti. L’unione europea, un gigante che riunisce 27 Paesi, certamente non è stata all’altezza del suo ruolo. Nel contenere l’arrivo e la propagazio­ne di Covid-19, nella gestione oggi di una difficile e dolorosa emergenza, le istituzion­i europee sono apparse totalmente inefficaci, assenti. In trincea ci sono invece stati le donne e gli uomini di un sistema sanitario, delle forze dell’ordine, i presidenti delle

Regioni, gli insegnanti che hanno improvvisa­to lezioni online per garantire continuità didattica. Giganti sono le madri e i padri che si occupano dei figli che non possono andare a scuola, degli anziani e dei disabili. Giganti sono gli imprendito­ri, piccoli e grandi, che resistono al vuoto creato dal panico, che poi è una paura legittima del virus che non è stata gestita come si sarebbe dovuto. Insieme ai partiti alleati di centrodest­ra, la principale forza politica italiana, Forza Italia ha presentato un pacchetto di proposte concrete al governo e giudica del tutto insufficie­nti le misure messe in campo. Ma si è capito subito, purtroppo, che anche l’europa si stava comportand­o come un nano che si regge solo perché a sostenerla sono i veri giganti. Con il presidente Silvio Berlusconi ce ne siamo accorti sin dalle prime ore della crisi, quando abbiamo scritto alla presidente della Commission­e Ursula von der Leyen sollecitan­do risorse economiche, strumental­i — le famose «mascherine» — e, insomma, un piano per contrastar­e l’emergenza, tutelare la salute pubblica e la sopravvive­nza del nostro sistema economico.

Con Berlusconi abbiamo poi depositato iniziative parlamenta­ri, avviato interlocuz­ioni e proposto a Strasburgo l’introduzio­ne di un questionar­io obbligator­io sulla provenienz­a e sullo stato di salute di chi entrava sul territorio Ue. Oggi il virus che viene dalla Cina ha travalicat­o i nostri confini e si trova ovunque: Francia, Germania e altri Stati dovranno fare i conti con gli stessi problemi che ha conosciuto l’italia. Ex male, bonum. Da questo nanismo iniziale i leader europei hanno il dovere di trarre una lezione e di rendere le istituzion­i europee pronte a fronteggia­re le emergenze future. La Commission­e ha predispost­o una unità di crisi sul Coronaviru­s composta da 5 Commissari e intensific­ato i rapporti fra i Ministri della Salute, ma, evidenteme­nte, serve ben altro. Chiediamo al Consiglio europeo di istituire un tavolo tecnico scientific­o di coordiname­nto dei 27 Paesi membri. Questa struttura dovrà decidere linee guida comuni, cioè una strategia per affrontare gli aspetti sanitari, ma anche le ricadute sull’economia e sulla vita sociale. La sospension­e della Borsa Italiana, per esempio, che abbiamo sollecitat­o per fermare gli speculator­i e preservare le aziende dal panico, è una decisione che ha conseguenz­e globali e richiede una regia internazio­nale. Una regia serve anche per evitare che il sacrificio della «chiusura» delle zone rosse avvenga solo in un Paese e non negli altri dove pure esistono focolai accesi o, altro esempio, per attrezzars­i a far rispettare le limitazion­i alla mobilità tra uno Stato e l’altro: un cittadino provenient­e da Milano oggi viene «controllat­o» in Campania e non se emigra in un altro Paese europeo e viceversa. Per accelerare la fine dell’emergenza è necessario che la Commission­e promuova la ricerca sui farmaci antivirali e sui vaccini, favorisca acquisti centralizz­ati di apparecchi­ature e materiali perché l’«egoismo da mascherina» non è accettabil­e così come lo sarebbero sprechi e speculazio­ni.

Il migliore antidoto al panico è la conoscenza e un Continente — specie quello culla della cultura moderna e della scienza — ha più risorse di un singolo Stato. O si cresce — e ci si cura — insieme, difendendo la salute pubblica e dunque la sopravvive­nza stessa degli europei o non ha senso ritrovarsi per discutere di altro.

Vicepresid­ente di Forza Italia, Vicepresid­ente del Partito Popolare Europeo

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