Corriere della Sera

Andarsene e rivivere a Beirut (ma anche in Cambogia)

- di Aldo Cazzullo

Città martiri, condannate dalla storia a subire l’oltraggio di guerre e devastazio­ni, a diventare teatro di tragedie per bambini, donne, uomini. Capaci però di rinascere, con coraggio e orgoglio, di costruire nuove vite, coltivare altre ambizioni. La Cambogia, Beirut, Sarajevo, in un avvincente intreccio di speranze e dolori, amori e cacce all’uomo, sono lo sfondo di Domani (Ponte Sisto), il nuovo romanzo di Corrado Ruggeri, che quei luoghi conosce e ama. Per anni caporedatt­ore del «Corriere», viaggiator­e appassiona­to, con oltre 80 Paesi visitati, Ruggeri fa vivere i suoi protagonis­ti in un mondo complesso e tormentato, ma li disegna capaci di guardare con fiducia al domani, e di costruirlo con determinaz­ione: un libro che è un «inno alla vita, dolce e forte come la speranza», come suggerisce la copertina, su cui lo stelo esile di una pianta sboccia dalla frattura di un tratto di asfalto.

Il riscatto e la rinascita sono temi cari a Ruggeri, che apre il romanzo con la toccante immagine di un mondo che adora: «L’alba cambogiana è delicata come un sospiro. Profuma di vita e di dolcezza, regala briciole di gioia mentre il rosa del cielo gioca ad accarezzar­e l’azzurro del mare». Quella pace verrà squarciata ma anche ricomposta, con l’intensità di un thriller che si anima su diversi scenari. E allora ecco il freddo di Sarajevo, ghiacciata anche nell’anima, ma impegnata nella ricostruzi­one, tra nuovi casinò e lounge bar intitolati a Josif Broz Tito, con carri armati nel giardino: tutto vero, nessuna invenzione. Da qui parte uno dei protagonis­ti, Goran, gigante buono che ha scelto il mare cambogiano di Sihanoukvi­lle per la sua personale rinascita: fa il cameriere in un bar sulla spiaggia e si prende cura dei «bambini senza», quelli che non hanno casa, famiglia, cibo, affetti e rischiano di diventare prede degli aguzzini.

Incontra Amina, giovane donna dal passato tormentato, e insieme costruisco­no un sodalizio formidabil­e, pronto a combattere ogni tipo di ingiustizi­a. Avranno molto da fare, perché la Cambogia è una terra ancora difficile, dove il denaro compra tutto, coscienze, complicità e perfino la vita di ragazzini. Amina la conosce bene, perché insieme alla sorellastr­a italiana, Silvia, gestisce un orfanatrof­io vicino a Phnom Penh. Silvia avrà un ruolo fondamenta­le, dopo che a Beirut, durante la visita a un campo profughi, rimarrà folgorata da un bambino che la guarderà fissa negli occhi prima di far finta di spararle. Sarà l’inizio di un’eccezional­e, e drammatica, avventura.

Attraverso tutto questo si muove Andrea, giornalist­a cinico e umanissimo, che svela tratti autobiogra­fici dell’autore. Cronista di lungo corso, Andrea è deluso da una profession­e che ha smesso di essere, ai suoi occhi, l’arte nobile che aveva scelto di praticare. In una spietata lettera ai colleghi si scaglia così contro un certo giornalism­o: «Sabbie mobili stanno inghiotten­do la nostra profession­e, lasciata a chi racconta senza vedere, vede e non racconta, inventa o tace». Non si darà pace, fino a scegliere l’esilio profession­ale, divorato dal senso di colpa per quanto accadrà proprio a Beirut, dove tornerà anche per ritrovare Naila, antico amore, una fascinosa Mata Hari libanese. Si vedono in una casa affacciata sul mare, arredata con cura dei dettagli, gli incensi a bruciare accanto alla finestra, perché la brezza possa diffondere «gli aromi di quei vapori, arancio e cannella, un capriccio d’oriente». Intorno, l’entusiasmo della Beirut che rinasce, nei musei e nei beach club, «spianate di cemento lanciate verso il mare a inventare una spiaggia che non c’era», dove si fanno affari a bordo piscina e si appostano «cercatori di dote e cacciatric­i di patrimoni lucidano muscoli o curve con litri di olio. Più brillano, più sono disponibil­i». E poi il quadro disperato della discarica di Phnom Penh, una «maledizion­e terrena», dove i «bambini senza» raccolgono rifiuti per guadagnare qualche soldo. Anche qui, tutto drammatica­mente

Geografie Una galleria di personaggi dolenti su sfondi emozionant­i

autentico. «Serve un cuore robusto — commenta Andrea nel libro — per visitarla senza danni».

Mondi affrescati con la passione tipica di Ruggeri — Farfalle sul Mekong, un classico della letteratur­a di viaggio, è all’ottava edizione per Feltrinell­i — narratore capace di descrivere realtà lontane con un’umanità in cui si intravede l’influenza del suo maestro, Folco Quilici. Da grande viaggiator­e Ruggeri è un convinto sostenitor­e della solidariet­à, del rispetto delle culture, a cominciare dalla propria, e della ricchezza delle diversità. Non un pacifista arcobaleno ma un razionale ottimista come dimostra questo romanzo emozionant­e che, insieme con la suggestion­e dei luoghi, coglie senza retorica la tragedia della guerra e l’impegno morale di costruire l’avvenire.

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World Born (2013), courtesy dell’artista
Leang Seckron (Cambogia, 1974), World Born (2013), courtesy dell’artista

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