Fasma, sconfitto a Sanremo ora vince con il suo singolo
«Non serve un premio per vincere, non occorrono gli omaggi della giuria e del pubblico». Non usa mezze parole Fasma per raccontare come si sente in questo momento. Ha perso eppure è raggiante.
La sua «Per sentirmi vivo» si è arenata in finale tra le nuove proposte di Sanremo eppure al momento è la più ascoltata tra tutte quelle del Festival. Questo pop con tracce di rap e un pizzico di autotune, l’effetto tanto amato da rapper e trapper, è quinto nella classifica dei singoli più ascoltati in streaming. Si trova un gradino sopra a «Ringo Starr» dei Pinguini tattici nucleari e a cinque lunghezze di distanza da «Fai rumore» di Diodato. «Non aver vinto è stato stimolante perché siamo arrivati a Sanremo solo grazie alla musica e siamo rimasti dentro alle case solo grazie ad essa. Non è il premio a renderci vincitori», ripete Fasma o meglio Tiberio Fazioli, il ragazzo romano classe 1996 che ha scelto quel nome greco che richiama il fantasma, «l’idea di poter comunicare con le persone senza aver bisogno di essere fisicamente presenti. Proprio come facciamo noi».
Parla sempre al plurale e lo sdoppiamento della personalità non c’entra nulla. È la vita musicale di Fasma ad essere multipla. «Ho iniziato a suonare nel 2016 con gli amici di sempre, Gigi, che oggi è il mio produttore, e Tommy, il mio manager, con cui poi ho fondato la Wfk che più che una crew è una famiglia». È con loro che nel 2017 incide «Marylin», la canzone che lo porta alla notorietà. «L’abbiamo registrata in macchina. All’inizio avevamo solo un sogno e non potevamo permetterci uno studio così provavamo tra quattro sportelli chiusi, creavamo i beat, cantavamo. Ci fermavamo in un posto, parcheggiavamo e iniziavamo a lavorare».
Anche la parola lavoro torna spesso nelle parole di questo ventiquattrenne che alla passione aggiunge sempre la fatica, la determinazione. «Fasma è un progetto che è sempre andato avanti con la testa tra le nuvole ma i piedi ben piantati a terra. Noi non abbiamo superpoteri, non siamo speciali, ci siamo solo rimboccati le maniche ed è scattata una gara con noi stessi. Anche Sanremo non è stata una meta ma un punto di partenza. Ora dobbiamo fare ancora di più».
La prova del nove di tanta esuberanza sarebbero stati i concerti. Ne aveva previsti a Roma e a Milano, ma al momento sono bloccati a causa del coronavirus. Forse però la stasi non durerà per molto. È difficile tener fermo ancora a lungo un ragazzo così determinato.