I cartonati di «Propaganda Live», simulacri del pubblico in studio
Fare intrattenimento in tempi di Coronavirus. Com’è noto, le ricadute dell’emergenza sanitaria nazionale sul sistema televisivo non sono poche: anche dentro il piccolo schermo, come nella vita reale, è difficile se non quasi impossibile parlare d’altro. Dai programmi d’informazione, che pur hanno dimostrato lacune e distorsioni, in fondo ce lo si aspetta, ma gli show d’intrattenimento stanno vivendo una situazione del tutto particolare.
La riflessione sorgeva fatalmente venerdì sera, l’appuntamento settimanale più ricco di proposte su tutti i canali. Il bacino televisivo si alza, mentre gli studi progressivamente si svuotano, lasciando «nudi» spalti, sedute, ma soprattutto autori e conduttori. Davanti a una platea di 500 seggiolini vuoti, Maurizio Crozza ha dato vita alla seconda puntata del suo «Fratelli di Crozza» (Nove). La comicità d’impostazione teatrale come la sua è forse il genere più penalizzato dall’assenza di pubblico dal vivo: mancano le reazioni spontanee che confortano il performer, punteggiano i discorsi, dettano i ritmi, suggeriscono cosa funziona e cosa no.
Vero che gli sketch erano divertenti come al solito, se non di più, ma si percepiva lo sforzo inedito di Crozza e Andrea Zalone nel portare a casa la puntata. In altri casi si cerca di esorcizzare come si può, con trovate creative brillanti come nel caso dei cartonati di «Propaganda Live» (La 7), simulacri del pubblico in studio, già a sua volta simulacro (figura vicaria) di quello a casa. In passato, davanti a certi programmi d’intrattenimento, si aveva a volte come l’impressione che il pubblico fosse presente negli studi per un principio di horror vacui: per rifuggire il vuoto d’idee e trovate narrative, lo si riempieva costantemente di rumore di fondo, lo si affollava di persone.
E se allora la sua assenza fosse l’occasione per concentrarsi sull’essenziale, per far funzionare al meglio quel che c’è?